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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Nasce la Cisl Romagna, mercoledì e giovedì il primo congresso unitario

Costruire l’Unione della Romagna. Questo, nelle intenzioni dei suoi fondatori, è l’obiettivo della nuova Cisl Romagna che nascerà ufficialmente mercoledì e giovedì a Cesena in occasione del primo congresso unitario dei tre territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini.

Costruire l’Unione della Romagna. Questo, nelle intenzioni dei suoi fondatori, è l’obiettivo della nuova Cisl Romagna che nascerà ufficialmente mercoledì e giovedì a Cesena in occasione del primo congresso unitario dei tre territori di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. 206 delegati eletti dai congressi di categoria, che eleggeranno il nuovo Consiglio Generale, a cui spetterà il compito  di proclamare il primo segretario generale della Cisl Romagna. In tutto oltre 350 partecipanti, perché ai lavori saranno presenti anche i componenti del Consiglio generale uscente.

L’appuntamento è per le 14.30 alla Fiera di Pievesestina per l’apertura del congresso e l’approvazione dei regolamenti congressuali. Poi la parola passerà al sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Quindi, dopo la relazione tenuta da Massimo Fossati, segretario generale Ust-Cisl Rimini, a nome anche delle segreterie di Forlì-Cesena e Ravenna, interverranno i tre presidenti delle Province coinvolte (Massimo Bulbi per Forlì-Cesena, Claudio Casadio per Ravenna e Stefano Vitali per Rimini) ed i rappresentanti delle altre organizzazioni sindacali per i saluti. Successivamente si aprirà il dibattito e la prima giornata si concluderà attorno alle 18 con l’intervento del segretario generale regionale Giorgio Graziani.

Martedì sarà invece dedicato, dopo le conclusioni  del segretario nazionale Paolo Mezzio, alle operazioni di voto, alla proclamazione degli eletti e all’approvazione del documento finale. Un appuntamento storico quello che attende la Cisl mercoledì e giovedì: l’ultima riforma sindacale risale a più di 30 anni fa (quando si scelse l’organizzazione comprensoriale) e non segue ma anticipa un’esigenza di semplificazione istituzionale che molti attendono in Romagna.

«Abbiamo deciso di cambiare pelle – spiegano i segretari generali territoriali di Forlì-Cesena Filippo Pieri, Ravenna Antonio Cinosi e Rimini Massimo Fossati –. Invece di chiederlo solo ad altri, abbiamo deciso di farlo in prima persona. Non è stato e non sarà semplice, nel bel mezzo del guado di una riunificazione delle Province per ora solo ipotizzata, e con la necessità quotidiana di dialogare con altre organizzazioni sindacali che invece si articolano su base diversa. Ma gli obiettivi da raggiungere sono alti e necessari: essere più vicini ai lavoratori nei luoghi di lavoro, avere una rete dei servizi più strutturata nella quale i nostri iscritti possano trovare una risposta alle loro esigenze, snellire la struttura organizzativa e razionalizzare le spese».

La nuova Cisl avrà una sessantina di sedi sparse per la Romagna e rappresenterà più di 83mila iscritti (38.500 cesenati e forlivesi, 27.500 ravennati e 17.000 riminesi), con una rappresentanza che, per regolamento, dovrà essere composta (a livello di Ust, unione territoriale) da almeno il 40% di lavoratori eletti nei luoghi di lavori e da almeno il 30% di donne. «Sarà forte, inoltre, la componente dei giovani (under 40) al congresso». Per quanto riguarda le categorie degli attivi, la più “popolosa” è certamente la Fisascat (servizi e commercio) che a livello romagnolo può contare su 11mila iscritti, seguita da Filca (edilizia) e Fai (agro-industria) con oltre 4 mila iscritti, e da Fp (funzione pubblica) e Cisl Scuola con 3.800.

A livello pratico, poco cambierà per il singolo iscritto, e comunque in meglio. «Ai nostri iscritti non interessa come ci chiamiamo – precisano i segretari territoriali –. Nelle nostre intenzioni l’unificazione darà loro maggiori risposte in termini di tutela, servizi e convenzioni. Tanto per fare un esempio, i tesserati (e non) che abitano in zone di confine tra una provincia e l’altra potranno scegliere a quale sede rivolgersi, mentre l’obiettivo della razionalizzazione è proprio quello di liberare risorse per essere più presenti nei loro posti di lavoro».

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