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Regione Adriatico-Ionica, Gozi: "E' l'esempio d'Europa che vogliamo"

La Conferenza rappresenta la prima iniziativa in Italia dedicata alla Strategia UE Adriatico-Ionica dopo l'approvazione del Consiglio Europeo del 24 ottobre scorso e il lancio ufficiale avvenuto a Bruxelles il 18 novembre scorso.

"La Strategia dell'Unione Europea per la regione Adriatico-Ionica puo' diventare un moltiplicatore di occasioni per oltre 70 milioni di persone". E' quanto ha afferma il sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi, intervenendo a Rimini i lavori della Conferenza 'Strategia UE per la Regione Adriatico-Ionica: un ponte per l'Europa', organizzata nell'ambito del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea. La Conferenza rappresenta la prima iniziativa in Italia dedicata alla Strategia UE Adriatico-Ionica dopo l'approvazione del Consiglio Europeo del 24 ottobre scorso e il lancio ufficiale avvenuto a Bruxelles il 18 novembre scorso.

"Crediamo fermamente che l'Adriatico debba essere il mare d'Europa - ha spiegato Gozi - La Presidenza italiana si e' battuta per avviare un nuovo ciclo politico e la macroregione rappresenta un ottimo esempio dell'Europa che vogliamo: basata su sviluppo e nuovi posti di lavoro, e concentrata su settori strategici quali ambiente, crescita marittima, turismo e cultura". La Macroregione Adriatico-Ionica coinvolge otto Paesi europei di cui quattro (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia) aspirano ad entrare nell'Unione, 13 regioni italiane interessate, e 70 milioni di cittadini europei. "L'area piu' popolata del continente - ha sottolineato Gozi - dopo la Germania".

"Questa iniziativa ci permette di continuare il dialogo che da sempre manteniamo vivo con i paesi balcanici. Sono convinto che attraverso il percorso intrapreso con la strategia Adriatico-Ionica sia possibile proseguire nel processo di allargamento: il futuro della nostra Europa e' l'apertura e non la chiusura, e la macroregione e' un fondamentale tassello in questo mosaico".

"La grande bellezza affoga in un’altrettanto grande sciatteria - è il duro monito del sindaco di Rimini e presidente della Provincia, Andrea Gnassi -. Un patrimonio sprecato. Opere d’arte e siti storici immortali non bastano più ai viaggiatori stranieri, se non sono accompagnati da servizi all’altezza e misure di sostenibilità fondate principalmente sul rispetto del paesaggio e dell’ambiente. I potenziali turisti internazionali rifiutano la visita e la vacanza in un Paese che continua ad aggiungere cemento a cemento, consumando territorio e territorio, prima giustificato dall’economia che tirava e magari oggi paradossalmente proprio dalla crisi, da superare ‘senza stare troppo a sottilizzare sul come’".

Gnassi evidenzia come ci sia "un deficit di conoscenza e di consapevolezza che attanaglia non tanto e non solo il settore, ma la politica economica e industriale di un intero Paese in tutte le sue componenti (pubbliche, private, sindacali) che continua a combattere guerre di religione su comparti infinitamente secondari rispetto al turismo in termini di occupazione (2,6 milioni) e di Pil mentre minimizza o dimentica quella che potrebbe/dovrebbe essere la ‘pozione magica anti crisi’ in nostro esclusivo possesso. Abbiamo insomma l’impressione che il turismo stenti ancora - al contrario del suo reale peso economico e sociale e delle nostre enormi potenzialità come Paese - ad essere considerato e gestito come un’industria strategica, attraverso una programmazione nazionale adeguata ed efficace, che tenga nel giusto conto le esigenze e le aspettative dei territori che fanno numeri e fatturati veri, che creano ricchezza, benessere e crescita sociale".

"In mancanza da sempre di un’azione omogenea e sinergica, improntata alla managerialità, le politiche turistiche italiane sono da troppi equivocate in semplici concessioni di contributi o a promozioni fatte su internet - ha proseguito Gnassi -. Sfugge pressoché completamente come la competitività di destinazione attrattiva a livello mondiale la si riconquista con politiche urbanistiche che salvaguardino il paesaggio e il territorio; con un’organizzazione dei principali eventi internazionali mirata a esaltare l’eccellenza diffusa dei nostri prodotti e non già nel ‘far finta’ ad esempio che non esista l’Expo; con relazioni di area vasta continentale e extracontinentale che convincano finalmente l’Europa a investire sulla valorizzazione di un patrimonio che può garantire nei prossimi 25 anni milioni di posti di lavoro, una competitività vera dell’Europa e dell’area mediterranea ‘aggredite’ da Australia e Asia e uno sviluppo in sintonia con una cultura meno predatoria e speculativa. In questo senso ritengo particolarmente degna di nota la conferenza che si è svolta oggi al Palacongressi di Rimini per illustrare la strategia dell’UE sulla nuova macroregione ‘Adriatico-Jonica’".

Per Gnassi occorre "costruire ponti e non più barriere. A poche settimane di distanza dalle celebrazioni dei 25 anni della caduta del muro di Berlino, eccoci, con felice simbologia, a Rimini per illustrare le potenzialità e le opportunità offerte dalla nuova macroregione ‘Adriatico-Jonica’. Vorrei dire che questa coincidenza marca la necessità del nostro tempo: crisi, certamente, e per questo non rassegnazione o fatalismo ma stimolo al coraggio, a procedere in direzioni mai percorse prima, a mettere in discussione il proprio punto di vista. L’Europa abbraccia la strategia della nuova regione mediterranea nel mentre di una fase storica in cui tutto è virato al cambiamento, dolce o traumatico fa poca differenza. Si prende piena consapevolezza della necessità di una collaborazione intelligente tra aree continentali differenti quale chiave di volta per superare un empasse sociale e economico la cui risoluzione non può più essere demandata alla singola città o al singolo Stato. Le prospettive della dimensione degli spostamenti, ci indica una traiettoria per cui viaggeranno due miliardi di persone nei prossimi anni".

"La competizione per il primato- che poi è un primato economico, visto il benessere che genera il comparto dell’ospitalità e della vacanza diretta e indotta- è competizione tra Continenti - ha aggiunto -. La strategia della nuova macro regione adriatico-jonica agisce su questo versante, crocevia di Europa, Asia e Mediterraneo, culla di civiltà matrici, scrigno delle più importanti svolte culturali e artistiche di ogni tempo. Dopo gli anni dei muri, innalzati per difendere le Nazioni e presunte supremazie militari, o dei campanili, che continuano a essere costruiti e agitati anche dalle nostre parti a difendere chissà cosa, tocca alla stagione dei ponti: quello dell’Italia verso l’Est Europa che ha i pilastri nel nostro mare; quello dell’Emilia Romagna, porta aperta dell’Italia verso una sinergia vera e concreta con l’UE per risolvere una crisi epocale con le armi delle relazioni, della sostenibilità, dell’accoglienza; quello le cui fondamenta si mettono oggi a Rimini, città già all’avanguardia per riqualificazioni urbane imponenti e punto di riferimento per un sistema di rapporti tra territori eterogenei nel nome e per conto di una promozione omogenea del miglior prodotto Italia nel mondo (vedi Expo)".

"Il quadro normativo vigente manifesta evidenti criticità e non appare più rinviabile una riforma del Titolo V che riporti il turismo nell’ambito delle materie di legislazione concorrente, per riprendere in mano la governance di un settore strategico che, in quest’ultimo decennio, è stato penalizzato da politiche frammentate, con conseguente dispersione di risorse e da un'assenza di coordinamento a livello centrale nonché da una forte conflittualità tra Stato e Regioni e impossibilità di attuare una promozione univoca del brand Italia - ha concluso Gnassi -. Occorre favorire la partecipazione attiva dei Comuni nella governante del turismo italiano, superando l’anacronistica abitudine di porre i comuni sotto tutela delle regioni. Il sistema delle autonomie locali rappresenta il riferimento primario e imprescindibile delle politiche turistiche sul territorio. In particolare i comuni contribuiscono in modo primario alla costruzione del prodotto turistico, alla valorizzazione dell’identità locale, delle esperienze autentiche e alle politiche di accoglienza. Il comune è il soggetto istituzionalmente più vicino a chi vive temporaneamente per motivi turistici un territorio e in quanto tale è il primo garante della qualità dei servizi offerto”.

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