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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Economia riminese: dalle aziende arrivano segnali positivi ma prudenti

Confindustria Romagna: "Per il rilancio occorre un'azione di sistema dove sia riconosciuta l'importanza del manifatturiero"

Alcuni segnali positivi, ma interpretati con prudenza da parte delle imprese. Persiste in generale un andamento a "macchia di leopardo": all’interno dello stesso settore ci sono imprese con parametri molto positivi mentre altre con situazioni più complicate. Questo il quadro che emerge dall'indagine congiunturale di Confindustria Romagna per il territorio di Rimini e riferita al consuntivo del secondo semestre 2016 e previsioni del primo semestre 2017. Nel consuntivo del secondo semestre crescono il fatturato + 1,8%, la produzione + 0,10%, l'occupazione + 5,3%. Il grado di internazionalizzazione si attesta in media al 58,6%. Nelle previsioni la produzione è considerata stazionaria per il 48,5% delle imprese campione e in aumento per il 44,1%. Il 48,6% degli imprenditori prevede una crescita degli ordini. L'occupazione è prevista stazionaria per il 75% del campione e in crescita per il 22,1%. Il 71,4% esclude il ricorso alla cassa integrazione. Alcuni segnali positivi, ma interpretati con prudenza da parte delle imprese. Persiste in generale un andamento a "macchia di leopardo": all’interno dello stesso settore ci sono imprese con parametri molto positivi mentre altre con situazioni più complicate. Analizzando i principali settori merceologici si può vedere che per quanto riguarda la situazione a Rimini, il metalmeccanico e l’agroalimentare sono quelli che riportano i dati complessivamente migliori.

"In Romagna prosegue la ripresa, anche se a piccoli passi: ci sono luci, e restano alcune ombre - spiega il presidente Paolo Maggioli - Penso a segnali positivi come il fermento acceso dal progetto Industria 4.0, su cui a breve ospiteremo il ministro Calenda, o alle novità di area vasta, come la destinazione turistica Romagna, che può aumentare l'appeal del nostro territorio attirando professionalità e capitali. E penso al perdurare di alcune difficoltà: ad esempio, nell’accesso al credito da parte delle aziende, i dati di Banca d’Italia riferiti all’area vasta segnalano ancora una riduzione degli impieghi, e si nota che la grande massa di liquidità immessa dalla BCE in questi mesi non arriva alla maggioranza delle imprese". "Le aziende riminesi continuano a essere dinamiche, innovative e internazionalizzate - commenta Maggioli - sebbene con prudenza, i numeri invogliano a sperare che si possa finalmente intraprendere la strada della crescita. Leggendo alcuni commenti della stampa, pubblicati in occasione della presentazione dei dati sulla situazione di Banca Carim, abbiamo constatato positivamente la rivalutazione del ruolo delle imprese del manifatturiero come asse portante dell'economia locale. Già nel 2011, la ricerca "Economia reale ed economia sommersa nel riminese in prospettiva storica", realizzata dal Prof. Ricercatore Luigi Vergallo dell'Università di Milano, dimostrò che a Rimini, nel 2008, l'industria contava oltre 36.600 addetti, gli alberghi e i ristoranti circa 23 mila e il commercio più di 31 mila. Un riconoscimento quindi che ci spinge a impegnarci sempre di più nel nostro compito di forte valenza sociale".

"Rimini si sta muovendo verso il cambiamento: ci sono idee, c'è fermento, c'è voglia di fare - conclude Maggioli - ma perché si arrivi ad una vera svolta, che permetta di essere attrattivi, occorre un'azione di sistema, con manifatturiero, turismo, commercio e settore edile, tutti determinanti allo stesso modo per lo sviluppo, uniti in un'unica condivisione di intenti. Solo lavorando insieme, potremmo potenziare le eccellenze e risolvere i punti deboli su cui oggi torniamo a fare il punto".

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