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Imu alle piattaforme petrolifere, solo una minima parte va ai Comuni: "Riduzione inaccettabile"

L'assessore Brasini: "Se davvero dovesse passare questa impostazione, ai comuni spetterebbe solo il 6% di un imposta che non avrebbe più senso chiamare municipale"

Quella della tassazione IMU alle piattaforme petrolifere è una lunga e spinosa questione, che si protrae da tempo e che adesso, con le indicazioni contenute nel Decreto Fiscale, sembra chiudersi senza un lieto fine per nessuno dei comuni italiani interessati.

L'intervento del Comune

"Facciamo un passo indietro. Da qualche tempo anche il Comune di Rimini sta portando avanti un difficile contenzioso con Eni S.p.A. per la tassazione, relativa all’IMU, delle 6 piattaforme, posizionate, come confermato dalla Capitaneria di Porto di Rimini, tra il confine nord e sud del territorio comunale ed entro i limiti delle 12 miglia di distanza dalla costa.
Con specifico riferimento alle installazioni in mare, la Corte di Cassazione ha stabilito che le piattaforme petrolifere, così come le centrali a cui sono annesse, sono classificabili nella categoria D/7, per la determinare del valore di tassazione, secondo i criteri contabili. A tale scopo ha operato l'ufficio tributi del Comune di Rimini, che ai fini dell'applicazione dell’Imposta Comunale sugli Immobili, dell’Imposta di Scopo e dell’Imposta Municipale Propria, dopo aver verificato la mancanza di dichiarazioni e versamenti ICI, ISCOP e IMU, ha proceduto alla notifica degli atti al concessionario Eni S.p.A..
Da li è nata una controversia, tuttora irrisolta, per la quale l’ufficio comunale, lo scorso 12 marzo,  ha presentato ricorso per l’appello avanti la Commissione Tributaria Regionale di Bologna, opponendosi  alla sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Rimini, che stabiliva l’accoglimento dei ricorsi presentati da Eni S.p.A."

Prosegue la nota del Comune: "In un tale quadro d’incertezza, provocata anche dalla Legge di Bilancio 2016, a cui si aggiungono  anche le richieste fatta dall’ufficio comunale per gli accertamenti relativi alle annualità 2016 (€ 2.716.869) e 2017 (€2.721.146), si inseriscono adesso le nuove disposizioni del Decreto Fiscale. Con la proposta di martedì scorso, il Governo intende, a partire dal 2020, far pagare l’IMU alle piattaforme petrolifere, prevedendo che, a differenza di altre tipologie di immobili, la base imponibile sia costituita solo dal valore contabile, ridotta al 20%. Per questo tipo di immobili è stata stabilita una aliquota ad hoc del 10,6 per mille, il cui gettito sarà ripartito tra stato e comuni. In particolare, il gettito relativo alla quota ad aliquota base del 7,6 per mille è riservato allo stato, mentre il resto è di competenza delle amministrazioni comunali. Praticamente una  suddivisione che andrebbe per circa 2/3 allo stato e per 1/3 ai comuni, da cui risulterebbe che il Comune di Rimini passerebbe da un introito di € 1.350.000 annui a soli € 70.000".

L'attacco di Brasini

"Benché avessimo prudenzialmente previsto a bilancio gli esiti negativi di tale troposta, si tratta di una riduzione enorme ed inaccettabile - ribadisce Gianluca Brasini Assessore al Bilancio - che sul tema trivelle, prende le sembianze di una vera e propria presa in giro. Oltre a mettere a rischio il pregresso, su cui siamo in contenzioso, se davvero dovesse passare questa impostazione, ai comuni spetterebbe solo il 6% di un imposta che oramai non avrebbe neanche più senso chiamare ‘municipale’.  E’ assolutamente necessario emendare questa norma, in modo da garantire che il gettito tributario derivante dal patrimonio immobiliare situato nel nostro habitat resti a favore del territorio, che oltre modo ne subisce l’impatto, secondo i principi ordinanti l’IMU. E’ importante anche salvaguardare il passato, lasciando ai comuni la possibilità di continuare a recuperare l’imposta dovuta, almeno fino a tutto il 2019, senza dover sostenere pesanti e costosi contenziosi.”

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