Al Teatro del Mare l’anteprima di ‘East Way’ il viaggio attraverso la musica dell’Est Europa
‘East Way’ è l’ultima produzione musicale del Trio Jazz composto da Mario Marzi, Simone Zanchini e Paolo Zannini: tre interpreti dal curriculum ricchissimo che hanno deciso di compiere un viaggio nel suono della musica esteuropea. Martedì 3 novembre alle ore 21.15 il Teatro del Mare ospiterà l’anteprima di East Way un disco accattivante, coinvolgente e adatto a ogni tipo di pubblico.
Le sonorità del trio viaggiano attraverso l'Ungheria, la Transilvania, la Romania, l'Armenia e l'Estonia, proponendo un repertorio colto, ma di ispirazione popolare che si rifà a grandi nomi quali Bartók, Ligeti, Khachaturian e Pär.
Ogni brano viene strumentato o ristrumentato con intelligenza e ironia, ma anche molto coraggio, perché si tratta di musica classica come le danze rumene di Bartók o la musica ricercata di Ligeti. Musica senza epoca, d'autore storico, più recente o contemporaneo e addirittura propria, ma filtrata dal medesimo atteggiamento sonoro, del tutto contemporaneo.
Il concerto inizierà con le Danze rumene di Béla Bartók, da lui composte nel 1915. Segue uno dei più noti brani in origine pianistici di Bartók, l'Allegro barbaro composto nel 1911 che rivela la componente ritmico-percussiva del pianoforte, utilizzando tra l'altro una ripetitività che costituì un vero choc, all'epoca.
Da un'icona all'altra: Marzi, Zanchini e Zannini si rivolgono ad uno degli autori contemporanei più presenti nella coscienza collettiva come György Ligeti. Il trio sceglie sei dei suoi brani e compie un'operazione del tutto originale aggiungendo il timbro del sax e fisarmonica a sottolineare la matrice popolare che sta all'origine dell'opera. A questi seguono altri tre brani tratti dal balletto Gayaneh di Aram Khachaturian, autore, georgiano trasferitosi a Mosca che ha composto il balletto nel 1942 durante l'evacuazione delle maggiori personalità culturali ed artistiche effettuata sotto la minaccia dell'avanzata nazista.
La musica popolare armena offre al trio quattro melodie sulle quali si realizzano versioni spumeggianti, vivaci. Due melodie popolari sono persino congiunte in un unico, ampio brano durante il quale si passa dall'una all'altra mediante una lunga zona in cui, del tutto inaspettatamente, la fisarmonica rivela la sua capacità di trasformarsi camaleonticamente in un organo di chiesa, risvegliando improvvisamente ogni immaginario liturgico.
Il viaggio musicale si chiude con il lungo e ipnotico brano di Arvo Pärt, compositore estone che deve il suo grande successo all'aver aperto le vie di una nuova semplicità, come nel caso di Spiegel im Spiegel, un brano del 1978.