Rimini celebra l'icona dell'amore nella Divina Commedia: Francesca
Francesca da Rimini, il personaggio più amato e celebrato della Divina Commedia, è l’icona dell’amore e della passione più nota al mondo e i suoi baci sono i più celebri, i più appassionati e più longevi della cultura poetica occidentale. A Francesca da Rimini e alla passione sono dedicate sei grandi iniziative, organizzate nell'ambito della Giornate internazionali di studi Francesca da Rimini che, dal 4 al 5 luglio, ospiteranno a Rimini relatori da prestigiose istituzioni italiane ed estere.
Dal 4 luglio al 28 settembre il "Museo della Città" ospiterà "Divina Passione" (da martedì a sabato ore 14-23; martedì e giovedì anche dalle 10 alle 12,30; domenica e festivi 17-23; chiuso lunedì non festivi). Saranno esposte sessanta Commedie stampate dal XV secolo ai giorni nostri selezionate tra le più di mille edizioni antiche e moderne di opere dantesche della Collezione Livio Ambrogio, unica al mondo per completezza e organicità. Sessanta preziosi cimeli in mostra che, per il loro valore documentario, permettono numerosi livelli di approccio e diversi possibili percorsi e racconti.
Narrano, infatti, la storia dell’arte tipografica dalle sue origini alla contemporaneità: dall’editio princeps di Johann Numeister, tipografo di Magonza presso l’officina dell’inventore della stampa a caratteri mobili Johann Gutenberg, primo libro stampato in lingua italiana, per terminare con la raffinata edizione talloniana della Lettera a Dante di Benigni del 2007. Testimoniano, poi, la storia delle tecniche incisorie e dell’illustrazione: dagli esempi più antichi di illustrazione calcografica come le immagini di Baccio Baldini nella Commedia del 1481, alle xilografie negli incunaboli di Bonino de Bonini del 1487; dall’acquaforte di William Blake e alle tecniche sperimentali post-moderne di Tom Phillips del 1983. E non mancano le strisce dei fumetti e dei manga dei giorni nostri.
In mostra sono anche gli stili e i linguaggi espressivi che si sono succeduti dal XV secolo a oggi: dal gotico tardomedievale alle essenzialità neoclassiche di Flaxman e di Macchiavelli; dalle visioni tardoromantiche di Genelli e von Sturler, al Liberty venato di Decò dal sapore erotico di von Bayros; dal Neobarocco visionario di Doré all’Horror di Wrage, dal sensualismo di Guttuso al Neopiranesismo di Birk.
E anche la fortuna della Commedia è tracciabile nei suoi momenti più importanti,, dalla rarissima edizione mantovana del 1472 fino alle monumentali edizioni dell’Otto e del Novecento. Il raro Compendio del 1696, ad esempio, rammenta invece l’oblio che ha avvolto Dante nel XVII: se nel Cinquecento le edizioni furono quaranta, nel Seicento furono infatti solo tre, una delle quali è esposta.
Tra le Commedie compare anche un cimelio che Commedia non è: il poemetto Francesca da Rimini composto dal giacobino Francesco Gianni nel 1795. È lui a consegnare la protagonista del V canto a vita autonoma con la prima opera, in assoluto, nella storia della letteratura italiana a lei dedicata e a lei titolata. Incipit della sterminata produzione letteraria e artistica dedicata a Francesca che, tra Otto e Novecento, proporrà una donna innamorata che parlerà di libertà, di bellezza, di fedeltà, di passione e di baci. Eroina d’amore che con la morte vincerà le ingiustizie e la violenza. Non peccatrice, ma vittima di inganni, perciò senza colpa. Che vivrà fuori dall’Inferno, del tutto nuova per racconto e per valori positivi, e che influenzerà anche gli illustratori, i commentatori e gli esegeti della Commedia moderna, a partire da Flaxman e da Foscolo.
Accanto a incunaboli conosciuti in poche copie al mondo, compaiono anche testimonianze “leggere” della straordinaria popolarità che Dante e la Commedia, anche grazie al mito di Francesca, hanno riscosso dall’Ottocento ai giorni nostri nelle fasce di popolazione meno acculturate: oggetti d’uso quotidiano e curiosità, dalle scatole di fiammiferi alle cartoline illustrate per innamorati e ai calendarietti da barbiere. Il motivo che ha portato in convegno a Rimini questi straordinari documenti è chiaro. E’ per una festa, per l’omaggio al personaggio più amato della Divina Commedia che da settecento anni porta per il mondo il nome della città che l’ha vista amare e, forse, morire per amore.
A darle il benvenuto è uno dei gioielli della Biblioteca Gambalunga, il prezioso codice ‘Gradenigo’ esposto insieme alle Commedie della Collezione Ambrogio Un ritorno nella sua città, quindi, di Francesca. Di Francesca da Rimini, appunto, attraverso le pagine più belle e più preziose che portano i versi e le immagini che ne hanno fatto un mito. Un mito che, ancor oggi, sa parlare alla modernità e al futuro di amore, di passione, e di rispetto dei sentimenti e della vita. Ben tornata a Rimini, Francesca.