Farsi beffa dei potenti, da Alessandro Magno a Cleopatra
Farsi beffa dei potenti, da Alessandro Magno a Cleopatra è il titolo dell'iniziativa in programma domenica 9 dicembre alle 17 al Museo della Regina di Cattolica.
Se oggi Trump può dileggiare con un tweet i suoi avversari, con un corto circuito mediatico immediato, pur con le dovute differenze qualcosa di simile avveniva anche nelle corti ellenistiche. Soprattutto durante il simposio i sovrani si lasciavano andare con i loro cortigiani e i letterati di corte a ironie pesanti nei confronti dei loro rivali e delle loro consorti. Il periodo che va da Alessandro Magno a Cleopatra, convenzionalmente definito Ellenismo, è pieno di episodi di questo tipo e di personaggi su cui si appuntavano gli strali degli avversari (e spesso anche della popolazione).
Su tutti, sono soprattutto Alessandro a Cleopatra ad attirare questa attenzione ironica, se non spesso sarcastica. Livio, ostile ai Greci che esaltavano la virtù e le imprese di Alessandro a scapito dei grandi protagonisti della Roma medio-repubblicana, acidamente stravolse l'immagine di un Macedone che si considerava e veniva considerato invincibile, dipingendo un sovrano completamente imbolsito e corrotto dai vizi, alla guida di un'armata Brancaleone contro gli imbelli e viziosi persiani. La tradizione iranica, del tutto a torto e strumentalmente, rappresentò dal canto suo Alessandro come l'empio che non solo incendiò Persepoli, ma che volle anche distruggere i testi sacri dell'Avest?, conservati in quella città-simbolo degli Achemenidi o nelle sue vicinanze. Per non parlare della tradizione giudaica, rappresentata dal I libro dei Maccabei, che considerò Alessandro il principio di tutti i mali per la sua superbia, fino ad arrivare a Nizami (o Nezami) Ganjavi (poeta persiano del XII-XIII secolo) che lo rappresentò con orecchie lunghe, anzi lunghissime (e da cui prende il titolo il libro Le orecchie lunghe di Alessandro Magno), particolare fisico di cui solo il suo barbiere era a conoscenza.