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Giovedì, 25 Aprile 2024
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La fotografia sboccia in Autunno

Visioni d'artista e talenti emergenti in mostra nella nuova edizione della rassegna riminese

L'immagine è al centro dell'autunno riminese con la mostra Rimini. Foto d'autunno, manifestazione dedicata alla fotografia.
La vocazione principale di quel che si può definire un contenitore espositivo pubblico, non potrà che fondarsi sul tentativo di esprimere una molteplicità e una multilateralità di visioni, assolvendo così il proprio ruolo di servizio, piuttosto che fiancheggiare solo le tendenze artistiche emergenti.

Venerdì 23 settembre alle ore 18, alla presenza di Nino Migliori (che compirà tra pochi giorni novant’anni), dei curatori e ideatori delle mostre, si aprirà la nuova edizione dell’evento annuale che il Comune di Rimini dedica alla Fotografia, e che rimarrà in allestimento fino al 6 novembre.

“Una cornice culturale – ha detto l’assessore alle Arti Massimo Pulini presentando questa mattina alla stampa le mostre in programma – che raccoglie una vocazione che Rimini ha sempre avuto verso la fotografia. Con le tante mostre della Galleria dell’Immagine ad esempio, ma anche, come in questo caso, di relazione e dialogo con momenti importanti come il SI Fest di Savignano.
Sarà anche il primo momento – ha proseguito l’assessore Pulini – per presentare la nuova organizzazione degli spazi del Palazzo del Podestà che ospita la Far, che vede spostata a piano terra la Sala Civica, migliorandone così sia l’accesso e la fruizione del pubblico che l’integrazione, specie audio visuale, con le mostre. Una nuova dislocazione che ci permette di recuperare ai momenti espositivi tutto il primo piano dove le mostre avranno la possibilità d’allargarsi, come nel caso con la mostra di Nino Migliori,all’intero secondo piano ma anche d’estendersi utilizzando il sottotetto – bellissimo e affascinante -di Palazzo del Podestà.”
 
Gli autori:
Far
Nino Migliori
Storie di luce e d'ombra
il bestiario dello Zooforo dell'Antelami fotografato a lume di candela
a cura di Roberto Maggiori
Le opere dello Zooforo sono state gentilmente prestate dalla Fondazione Magnani Rocca
Di Nino Migliori il Comune di Rimini ha acquistato un anno fa una delle sue foto più celebri: Il tuffatore. Una foto del ’51 scattata sul molo di Rimini. Un’immagine simbolo di un’epoca. Ma la produzione di Migliori è così vasta e sorprendente che non può essere riassunta in quell’icona. È come se avesse sondato l’intero spettro di possibilità per un produttore di immagini.
 
(…) il lavoro dedicato a Parma su cui Migliori fu invitato soffermarsi nel 2006 è immediatamente riconducibile alla poetica del fotografo bolognese, da sempre attratto dai muri pubblici, soprattutto se vissuti, consumati, e trasudanti materia.
 
Ancora una volta torna nel lavoro di Migliori l'attenzione alla memoria storica e all'immaginario popolare, attraverso un'osservazione tesa a rilevare e risignificare la realtà attraverso la gestualità - in questo caso l'orientamento di una candela in piena oscurità - una modalità che ricorda altri lavori di Nino come le Ossidazioni, gli Idrogrammi, i Pirogrammi o, le più recenti, Polapressure e Polaori, tutte superfici in cui Migliori interviene manualmente, oltre che con la sua intelligenza visiva.
 
Alla contemplazione dello spettatore si sostituisce così l'azione dell'artista, capace di amplificare i segni espressivi che evocano il fascino del Misterioso e del Meraviglioso, temi cari alla cultura medievale che ha generato lo Zooforo. (…).
 
A completare l’allestimento di Migliori, una piccola sezione del periodo “neorealista” per contestualizzare la presenza de Il tuffatore.
 
Far, 1° piano
AM =.AV (Ec + Et) – fi (+Va - Co) ± es
Verso un arte eco-etica, estetica…forse
La fotografia nell’arte moltiplicata in Europa, in USA e altrove.(1966-2016)
Ideazione e realizzazione Archivi della Modernità-Venezia di Elia Barbiani, Aria e Giorgio Conti
 
Galleria dell’Immagine
CF = 70a ⊂ (70A, 50aM)
L’arte della fotografia (1966-2016) nelle collezioni degli Archivi della Modernità di Venezia
Ideazione e realizzazione: Archivi della Modernità-Venezia di Elia Barbiani, Aria e Giorgio Conti
 
Le mostre della Far primo piano e Galleria dell'immagine, hanno elementi comuni, tematizzate e articolate in maniera differente. Al di là della formulazione alchemico-matematica del titolo, rappresentano un esempio espositivo unico in Italia, di sistematizzazione di un pensiero socialmente sostenibile sul concetto di arte modulare-multipla. Anche la fotografia-fotografia lo è. E negli ultimi 50 anni la sua presenza nell'arte è stata pervasiva, sempre presente, almeno come pensiero, al di là della sua presenza realmente fisica. Qui in aggiunta all'approccio storico si aggiunge il concetto, recuperato con successo di recente, della fotografia "vintage", una declinazione storica dell'oggetto fotografico nella stratigrafia del tempo. Il pensiero che sottende le operazioni di Giorgio Conti and co. è quello di rintracciare un pensiero sottotraccia tra le varie espressioni umane (qui quelle fotografico-artistiche) alla ricerca di una esegesi che soddisfi le dinamiche eco sostenibili.

Museo della Città, Ala nuova, 1° piano
Daniele Ferroni
Il collezionista di vetri
Un’avventura, quella di Ferroni, che come un segugio si aggira tra “(…) cantine, stalle, giacigli improvvisati, sottotetti, vecchie scarpe, biciclette (…) mani di legno giunte in preghiera, (…) come capolavori di significato, solai della nostra storia diroccata (…) oggetti che qualcuno ha deciso malati, inutili, da gettare, da scordare, da lasciare sul tavolo di lavoro in un laboratorio abbandonato per sempre, come a seguito di una fuga precipitosa dalla modernità plastificata (…)”, al seguito del “suo” raccoglitore di vetri (…) Donato Pocaterra.
 
Lorenzo Amaduzzi
Sottoterra
La Ville Noire sessant’anni dopo
Lorenzo Amaduzzi, 60 anni dopo la tragedia di Marcinelle, torna nella Ville noire con lo spirito dell’esploratore e dell’archeologo delle modernità, colleziona edifici abbandonati, spazi di margine, vuoti urbani, aree industriali dismesse, periferie degradate, relitti e deserti cittadini, terzi paesaggi. Sono solo alcuni degli epiteti con cui abbiamo imparato a perimetrare, sempre con maggiore frequenza, il problema del “rimosso urbano”. Conferma e ripercorre l’interesse che la pratica del fotografare ha sempre avuto per i margini, le periferie, i relitti e di tutto ciò che è avvolto nel silenzio e che proprio per questo sa esprimere, oltre ogni limite, le potenzialità del mezzo. A tutto ciò Amaduzzi “aggiunge” un pensiero personale, una texture di senso visibile nelle opere presenti.
 
Lungofiume project di Silverbook produzioni, non rappresenta tanto un percorso di inseguimento di un luogo che si snoda, la cifra di una particolare zona geografica, quanto un dispiegarsi di un ordito di trame, di esistenze, degli autori prima di tutto, che si confrontano e si confondono con il luogo, ma anche di un vissuto ai margini, in cui si dispiega l’organico e l’inorganico. Le immagini dei luoghi, ma anche il materializzarsi improvviso di emergenze inattese. Ciò che rimane e l’incerto percettivo.
 
In Fotografie Migranti: Immagini intempestive di “non persone” Patrick Tombola, Federico Sutera, Fabrizio Uliana e non di meno Giorgio Conti, l’ideatore delle installazioni, riflettono con determinazione sui concetti di giustizia, diritti, fughe, migrazioni e clandestinità. Con una intenzionalità comune: rendere evidente come veramente stanno le cose. Una fotografia dura, cruda, e se possibile, e per la fotografia è possibile, indecentemente spettacolare ambiguamente fuori scena, che spesso si preferisce non mostrare.

Loris Menegazzi
Piero Turk
Le cose cambiano
Due fotografi, entrambi veneti, con un titolo comune, usano invece (…) “linguaggi poco affini al fotogiornalismo ma più attenti a rilevare quelle microfratture che a poco a poco si insinuano nel vivere comune (…) con una Fotografia capace di portarci in una dimensione del dubbio e della conoscenza, lontana dai clamori, secondo una tradizione che sembra sia stata dimenticata, quasi fosse anacronistica per interpretare la contemporaneità (…). Una Fotografia che si esprime con un understatement raffinato lontana dalla “tempesta e assalto” dei reporter, a sottolineare una linea differente, nel ristabilire anche una continuità di visione con una memoria, sempre viva, del fotografar diretto, con “grandi mezzi” ed estrema attenzione per le piccole cose.

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