Prima assoluta al Teatro Astra di Bellaria per "Aprossimazioni" di Alex Gabellini
Da venerdì a sabato al Teatro Astra di Bellaria andrà in scena la prima assoluta di “Approssimazioni”, inedito divertissement d’arte varia nato da un’intuizione di Alex Gabellini, attore e regista di Città Teatro. Uno spericolato esercizio teatrale di esperienza dell’altro, per soli 50 spettatori a serata. Il nostro lui. La nostra lei. Che magari un giorno ha fatto le valige e se n’è andato. Ma nemmeno ce n’eravamo accorti che andava così male. Non era la nostra anima gemella? E invece tutto il tempo era lì a guardare, ascoltare, toccare e gustare accanto a noi… ma in tutt’altro modo.
Che bello sarebbe se, come scrive Georges Perec, una legge universale reggesse l’insieme dei fenomeni, avremmo «due emisferi, cinque continenti, maschile e femminile, animale e vegetale, singolare plurale, destra sinistra, quattro stagioni, cinque sensi, cinque vocali, sette giorni, dodici mesi, ventisei lettere». Un unico codice, che però «purtroppo non funziona, non ha neppure mai cominciato a funzionare, non funzionerà mai». Tanto vale approssimarsi, allora, all’altro per tentativi. In scena lo spazio più complesso che c’è: quello tra le nostre orecchie. Un luogo non meglio specificato d’accoglienza, ‘caverna’ in cui conoscere e conoscersi, dissipando le ombre e confrontandosi faccia a faccia col volto dell’altro. Un capovolgimento dei rapporti usuali tra palcoscenico e platea, tra dentro e fuori, tra spettatore e attore, tra piazza e stanze di vita.
A dare voce e corpo allo spettacolo le musiche inedite di Daniele Maggioli e Marco Mantovani, gli attori Francesca Airaudo, Fabio Magnani e Alex Gabellini, i danzatori Monica Pasquinelli e Davide Chirco, la performer Rose Zambezzi, le elaborazioni video di Massimo maCio Tonti e Davide Montecchi, le immagini di Andrea Petruccioli e il disegno luci di Nevio Cavina, La drammaturgia è di Lorella Barlaam, liberamente ispirata ai pensieri di Franco Cassano e alle parole di Clarice Lispector, Massimo Gramellini, Oreste del Buono, Italo Calvino. La regia è di Alex Gabellini. Un percorso volto ad attivare una sorta di piacevole spiazzamento programmatico dei cinque sensi, fino a svelare il sesto, quello del gioco sottile, fragile e tutt’altro che approssimativo che regge ogni relazione. Anche quella con se stessi.