Tre corpi maschili per le tre Grazie di Silvia Gribaudi
Domenica 4 novembre alle ore 17 a L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino Silvia Gribaudi presenta una prova aperta al pubblico a ingresso gratuito di Graces la sua nuova creazione di che debutterà nel 2019. Il progetto è ispirato all’opera Tre Grazie di Antonio Canova e riprende il mito delle tre figlie di Zeus che diffondevano splendore, gioia e prosperità nel mondo umano e naturale. In questo caso, in scena insieme a Silvia, ci sono tre corpi maschili, i tre performer Andrea Rampazzo, Matteo Marchesi, Siro Guglielmi.
Durante la residenza creativa (dal 24 al 7 novembre) è stato portato avanti anche un percorso laboratoriale che ha visto la partecipazione delle comunità del territorio: un’occasione per confrontarsi con i temi della bellezza e della grazia e per sperimentare, con leggerezza e humor, le potenzialità espressive e creative del movimento. In questa apertura pubblica Silvia farà incontrare il lavoro svolto in residenza con i suoi danzatori con quello fatto con i partecipanti al laboratorio, che saranno quindi presenti in scena. Al termine, incontro con la coreografa a cura di Francesca Giuliani e piccolo convivio.
Negli ultimi dieci anni Silvia Gribaudi si è interrogata sugli stereotipi di genere, sull’identità del femminile e sul concetto di virtuosismo nella danza e nel vivere quotidiano, andando oltre la forma apparente, cercando la leggerezza, l’ironia e lo humour nelle trasformazioni fisiche, nell’invecchiamento e nell’ammorbidirsi dei corpi in dialogo col tempo.
GRACES debutterà nel 2019 ed è un progetto ispirato all’opera Tre Grazie che Antonio Canova realizzò tra il 1812 e il 1817. L’opera riprende il mito delle tre figlie di Zeus: Aglaia, Eufrosine, e Talia, le tre divinità benefiche che diffondevano splendore, gioia e prosperità nel mondo umano e naturale. In questo caso sono in scena 3 corpi maschili, 3 danzatori dentro ad un’opera scultorea che simboleggia la bellezza in un viaggio di abilità e tecnica che li porta in un luogo e in un tempo sospesi tra l’umano e l’astratto, dove il maschile e il femminile si incontrano, lontano da stereotipi e ruoli, liberi, danzando il ritmo stesso della natura.