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Acqua, Hera va a caccia di falle nel sistema con il satellite

La multiutility, primo caso in Italia, si affida infatti al satellite per scovarle, grazie alla collaborazione con una start-up israeliana nata nel 2013, Utilis, e ora attiva in tutto il mondo.

Hera all’avanguardia nelle tecniche di ricerca di perdite nella rete idrica. La multiutility, primo caso in Italia, si affida infatti al satellite per scovarle, grazie alla collaborazione con una start-up israeliana nata nel 2013, Utilis, e ora attiva in tutto il mondo. Il sistema è stato sperimentato con successo nel comune di Ferrara e dal prossimo anno sarà trapiantato in Romagna e nel bolognese, con l’obiettivo di “raddoppiare“ i litri d’acqua recuperati ogni anno, riducendo i costi. Il gruppo, spiega alla stampa il direttore Acqua, Franco Fogacci, copre tutte le fasi del sistema idrico. Ed è particolarmente attento agli investimenti nell’area ambientale e nella depurazione, che ammontano a oltre il 60% del totale, circa 100 milioni di euro all’anno in media, 40 per abitante rispetto a una media nazionale di 28, anche se l’Europa arriva a 80. L’Emilia-Romagna, comunque, è “forse l’unica regione in Italia senza punti di sanzione dato che rientra in tutte le normative europee”. Hera conta oltre 400 impianti di trattamento delle acque, 30.000 chilometri di rete idrica e 18.000 di rete fognaria. A Rimini è partner dell’Amministrazione per il Psbo. Il servizio di acquedotto, prosegue Fogacci, non ci sono criticità nemmmeno nei moment di forte siccità, ma deve fare i conti con la difficoltà di individuare le falle nella rete idrica. Da qui la scelta di affidarsi al satellite e a Utilis.
La società, sottolinea il direttore commerciale Jonathan Jacobi, ha sviluppato un sistema che parte con una scannerizzazione globale per trovare le falle, con costi e tempi ridotti. In sostanza “si rilevano le potenziali perdite e la loro gravità, per poi pianificare l’intervento”. Dopodiché entrano in funzione le ruspe. A Ferrara, dove il sistema è già stato sperimentato con “ottimi risultati”, evidenzia la curatrice del progetto, Sara Sangiorgi, sono stati scannerizzati 650 chilometri di rete e indagati 62 punti di rottura, divisi tra significativi e marginali. La reale dispersione è risultata del 80% per i primi e del 50% per i secondi. Grazie a questa attività l’anno scorso sono stati recuperati, oltre 1.500 milioni di litri in 450 rotture, pari a 230 bottiglie per abitante. L’obiettivo è ora arrivare almeno a 500, riducendo tra l’altro i costi del 10-15%. Il tutto grazie al satellitte Alos-2, gestito dalla Japanese aerospace exploration agency, in orbita circa 650 chilometri sopra la Terra, che manda segnali elettromagnetici con una lunghezza d’onda tale da penetrare il terreno. Rilevando alcuni elementi indicativi, come la presenza di cloro, individua le possibili perdite. (Fonte Dire)

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