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Inverno mite, l'esperto: "Durante i giorni della Candelora si potrà respirare subito aria di primavera"

Da giovedì 1 febbraio ci saranno sempre meno nebbie a favore di un più ampio soleggiamento. I valori massimi in questo modo potranno aumentare in maniera omogenea

I giorni della merla sono quelli che per tradizione coincidono con gli ultimi tre di gennaio, il 29, 30 e il 31, e quelli in cui, sempre secondo folklore popolare, si dovrebbero raggiungere le temperature più basse di tutto l’inverno. "Sull’origine della credenza esistono varie leggende che traggono le loro radici nel mito di Demetra e Persefone - racconta Roberto Nanni, esperto meteorologo Ampro Meteo Professionisti -, alcune delle quali concordano sulle basi di partenza e divergono negli esiti, altre totalmente differenti tra loro. Una di queste, e forse tra le più popolari, vuole che i giorni della merla siano in grado di prevedere quanto durerà l’inverno, in base alle temperature registrate proprio in questi ultimi tre giorni di gennaio. Se i giorni della merla si rivelano effettivamente freddi, la primavera sarà calda e ci sarà bel tempo; al contrario, se presentano delle temperature più miti, la primavera sarà più lenta ad arrivare e si manterrà fredda".

Ma c’è un fondo di verità dietro queste credenze? "Sebbene esista una sostanziale diversificazione dei periodi più freddi dell’anno tra Nord, Centro e Sud Italia e dell’entità stessa del freddo possiamo affermare che, mediamente, il periodo statisticamente più freddo dell’anno in Italia è quello compreso tra il 15 gennaio e il 15 febbraio. L’idea che siano dicembre o l’inizio di gennaio i periodi più freddi dell’inverno, solo per via delle giornate più corte dell’anno, è un’impressione sbagliata. Se da un lato questo è il periodo dell’anno in cui l’emisfero settentrionale – e quindi anche il nostro Paese – ricevono la minor radiazione solare, è altrettanto vero che la Terra ha bisogno di un tempo più lungo per potersi raffreddare completamente attraverso l’irraggiamento. Ciò è dovuto principalmente per la complessa morfologia del nostro territorio che risente dell’influenza sia dell’Europa sia del Mediterraneo. Le regioni settentrionali risentono di un clima più continentale che favorisce un maggior raffreddamento nel corso della stagione invernale, specie le aree di pianura collocate all’interno della valle padana e quelle ai piedi della fascia prealpina. Le regioni centro-meridionali, al contrario, risentono maggiormente dell’influenza del vicino mar Mediterraneo, con un clima tendenzialmente più marittimo e con un raffreddamento posticipato nel tempo, oltre che più contenuto", spiega Roberto Nanni.

"Di conseguenza la decade più fredda dell’anno varia a seconda della regione, con la tendenza a ritardare man mano che ci si sposta verso il Mezzogiorno. Questo accade perché il mare ha una capacità termica maggiore rispetto alla terraferma. In altre parole, il calore immagazzinato nei mesi estivi viene liberato molto lentamente e solo alla fine dell’inverno ne ha perso abbastanza da far registrare il suo massimo raffreddamento. Le statistiche meteorologiche disponibili per l’Emilia-Romagna ci indicano infatti che dopo la prima decade di gennaio si osserva una tendenza all’aumento della temperatura. E qui ci viene in aiuto la climatologia. Considerando che la temperatura media del mese di gennaio (nell’arco temporale 1967-2015) mostra un aumento di 0,7°C rispetto al dato mensile, confutando la credenza popolare. In altre parole, tanto più il mese procede quanto più la temperatura media tende ad aumentare. Chiaramente esiste anche una percentuale dei casi in cui i valori registrati dei giorni della merla rientrano nell’andamento tipico del periodo o appena al di sotto. Sebbene questi ultimi possono variare da luogo a luogo e di anno in anno, l’andamento generale degli ultimi anni è chiaro: una netta prevalenza di giorni della merla caratterizzati da un clima più mite del normale. Una tendenza che si sta consolidando a partire dal 2020 e che verrà confermata anche in questo 2024 a causa di un possente promontorio subtropicale".

E quest’anno cosa possiamo dire? "Se l’anno scorso il clima si è dimostrato leggermente più “freddo”, i tre giorni di fine gennaio di quest’anno non lasciano certo spazio a dubbi - spiega Roberto Nanni -. Sebbene non possiamo sbilanciarci oltre la prima decade di febbraio, perché la conoscenza dello stato dell’atmosfera non ci consente di fare previsioni del tempo attendibili a lungo termine, sappiamo bene che in passato proprio il mese che segna il passaggio dell’inverno alla primavera si sia distinto per eventi meteorologici importanti. Tuttavia la settimana appena iniziata ha visto la prima fase di questo potente anticiclone contraddistinta da “ambiguità climatiche”. La stabilità atmosferica ha portato robuste inversioni termiche con temperature anche negative in pianura e clima decisamente mite in montagna. Il secondo aspetto che caratterizzerà i prossimi giorni sarà proprio dettato dall’ulteriore rinforzo dell’alta pressione con la possibilità che l’attesa faccia saltare letteralmente il “tappo” inversionale. Da giovedì 1 febbraio, infatti, ci saranno sempre meno nebbie a favore di un più ampio soleggiamento. I valori massimi in questo modo potranno aumentare in maniera omogenea su tutte le areee regionali e probabilmente riuscire a raggiungere i 13° e anche  i 18°C. Insomma, durante i giorni della Candelora si potrà respirare veramente aria di primavera".

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