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Ospedale Novafeltria, il M5S: "Ascoltare le richieste del territorio"

La risoluzione 267, presentata dal Pd, si legge nel documento M5s, “impegna l’Assemblea legislativa, di concerto con la Giunta regionale, a una disamina puntuale ed approfondita delle problematiche relative alla rete sanitaria regionale"

"Accogliere le istanze del territorio e salvaguardare l’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria , convertendolo, come prevede il decreto Balduzzi, in presidio ospedaliero in area disagiata". A chiederlo, in una risoluzione all’Assemblea legislativa, è il Gruppo Movimento 5 stelle, prima firmataria Raffaella Sensoli. La Giunta si attivi “affinché gli atti d’indirizzo politico approvati dell’Assemblea legislativa- sottolineano i consiglieri, contrari alle scelte dell’Ausl Romagna di trasformare il presidio ospedaliero in casa della salute - in particolare la risoluzione 267 approvata in aula il 25 marzo scorso e la risoluzione 827 approvata in data 26 maggio scorso, e le dichiarazioni pubbliche rese dal presidente della Regione, in cui ha manifestato che non vi è alcun rischio ridimensionamento per l’ospedale di Novafeltria, trovino piena applicazione”.

La risoluzione 267, presentata dal Pd, si legge nel documento M5s, “impegna l’Assemblea legislativa, di concerto con la Giunta regionale, a una disamina puntuale ed approfondita delle problematiche relative alla rete sanitaria regionale, al fine di giungere a scelte programmatiche consapevoli e calate in un complessivo contesto regionale che tenga conto che l’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria è tra quelli ricadenti in zone particolarmente svantaggiate, per i quali il decreto Balduzzi prevede la salvaguardia”. Mentre la risoluzione 827, presentata da consiglieri di maggioranza e di opposizione, impegna la Giunta “a coinvolgere gli enti locali e le realtà territoriali nella definizione dei contenuti del piano di riorganizzazione della rete  ospedaliera  in modo che si giunga a soluzioni condivise, che tengano conto dei bisogni diversificati dei territori, delle criticità emerse e della necessaria sicurezza delle prestazioni erogate” e “a valutare nei territori maggiormente decentrati e con condizioni di criticità orografiche, come ad esempio quelli montani, l’attuazione di soluzioni organizzative adeguate a garantire il mantenimento e la sicurezza delle prestazioni sanitarie erogate, con particolare riferimento a quelle dei servizi sanitari legati alla nascita”.

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