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Politica

Confronto tra i 4 sindaci, Gnassi: "Romagna unita o Bologna vince con il 'divide et impera' lasciandoci gli scarti"

I primi cittadini romagnoli hanno partecipato a un dibattito ospitato dalla Festa dell’Unità di Borgo Sisa per fare il punto sul territorio

La Romagna fa fatica a trovare punti in comune e, per dirla con il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, “così Bologna mantiene il ‘divide ed impera’ e alla Romagna passa ciò che scarta”. Differenze su politiche degli aeroporti, infrastrutture strategiche, Irst, arrivo dei corsi di laurea di Medicina in Romagna sono emerse nel dibattito ospitato dalla Festa dell’Unità di Borgo Sisa. Il tradizionale appuntamento del Pd, organizzato dai circoli democratici ‘Cervese’ (Forlì) e ‘Ville Unite’ (Ravenna) e divenuto ormai di fatto il principale “pensatoio politico” estivo di centro-sinistra, quest’anno si è arricchito di un dibattito a quattro e non più a due come in passato. La festa dell’Unità, realizzata sul confine di via Sisa tra i territori di Forlì e Ravenna e da sempre momento di scambio tra i due capoluoghi, quest’anno ha visto la partecipazione anche dei sindaci di Cesena e Rimini.

I SINDACI CANTANO "ROMAGNA MIA" - IL VIDEO

Allo stesso tavolo quindi Gian Luca Zattini, sindaco di centro-destra di Forlì (“Non è la prima volta che mi trovo ad una Festa dell’Unità, è un onore essere qui con i miei colleghi sindaci”, apre Zattini consapevole di giocare una partita fuori casa), Enzo Lattuca, sindaco di Cesena, Michele de Pascale, sindaco di Ravenna e Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, moderati dal giornalista Andrea Tarroni.  A fare gli onori di casa Valentina Ancarani, segretario del Pd Forlivese.

Approfondimenti
- Gli aeroporti del territorio
- La situazione della sanità

Infrastrutture stradali: Ravegnana ed E45

Prima domanda sulle infrastrutture, parola a De Pascale e impossibile non partire con la situazione di via Ravegnana, la statale chiusa ormai da un anno per il crollo della diga di San Bartolo. Tempo che, secondo il sindaco di Ravenna, non è passato invano: “C’era una voragine scavata dall’acqua del fiume sotto quel tratto di Ravegnana di San Bartolo, se non fosse stato per i lavori da tre milioni di euro si correva il rischio che la tragedia si ripetesse”. Ma ora “aspettiamo, sono gli ultimi giorni di calvario”, annunciando la prossima riapertura. “Questo però ora ci riporta al punto di partenza: cosa fare della Ravegnana? Abbiamo chiesto ad Anas di studiare due ipotesi,  quella che a mio giudizio ha più speranze di essere realizzata, lavorando sul tracciato in loco con varianti nei paesi, sistemazione delle curve più pericolose e allargamento della carreggiata, e di stimare quanto costi l’altra ipotesi, una nuova infrastruttura stradale statale.  Da Forlì c’è una terza ipotesi, unire Forlì con l’E45 e poi sfruttare questa per raggiungere Ravenna, ma è difficilmente utilizzabile dai cittadini delle Ville Unite ravennati . Conoscendo i miei polli preferisco un  investimento certo di qualche decina milioni di euro, ma più realistico, consapevole del destino delle  infrastrutture in Italia, dove tutti ne parlano e nessuno le fa. Dopo l’estate i due comuni insieme andranno a Roma a parlarne”. Un’ipotesi su cui Zattini non chiude: “La Ravegnana è un interesse comune di Forlì e Ravenna non rinviabile. Come diciamo in Romagna ‘Piuttosto che niente è meglio piuttosto’, facendo capire di voler seguire la stessa rotta di De Pascale, precisando di dover considerare “non solo i costi economici, ma anche quelli sociali”, considerando le necessità “delle comunità attraversate dalla strada”.

Altra strada, altro calvario: l’E45. Zattini spiega che ci sono aziende di Forlì che con la chiusura al traffico pesante dell’E45 per il viadotto Puleto “hanno lamentato un aggravio di costi per 2.000-3.000 euro al giorno”. E se Andrea Gnassi dice senza mezzi termini “Mi vergogno delle condizioni medievali della statale per San marino, e di dover lavorare sulla Statale 16 “una delle infrastrutture più pericolose d’Italia”, attacca sulla chiusura dell’E45: “E’ un problema di Rimini, non c’è alternativa per andar dall’altra parte dell’Appennino se non via Bologna”. E’ Lattuca ad articolare il discorso più complesso sulla superstrada europea che unisce Roma a Venezia passando per il porto di Ravenna. Il sindaco cesenate apre le porte ala messa a pedaggio: “Anche con la riapertura del Puleto, che ha creato grandi danni, rimane una strada inadeguata. Non possiamo escludere come ipotesi il pedaggio se vogliamo una grande infrastruttura che arrivi al porto di Ravenna, che è il porto della Romagna e del medio-alto Adriatico”, con correttivi tuttavia per la vallata del Savio che usa quest’arteria per spostarsi e per i cesenati che la usano come tangenziale. Più freddo sulla via Emilia Bis per Forlì: “La mia Emilia bis per arrivare a Forlì è l a14, piuttosto bisogna valutare le opportunità di consolidamento dei collegamenti con Ravenna mettendo al livello che deve essere l’E45”

Esorta Gnassi: “Bisogna prima di tutto individuare un’idea di sviluppo per il futuro e di pianificazione strategica. Bisogna consolidare un pensiero strategico della Romagna, cambiando un po’ gli schemi, scendere dal campanile e unirsi come quattro territori per proiettarsi nel mondo. E’ conveniente per noi   avere un’idea di come la Romagna deve stare in Italia e nel mondo, fare battaglie non su tutto ma su scelte strategiche, in una relazione con Bologna e Roma”. Per Gnassi bisogna puntare sulle specificità: “Ravenna ha il porto, non si discute e punto. Rimini ha un hub fieristico che offre un contenitore robusto alle imprese del territorio. Con Paolo Lucchi abbiamo fatto un’operazione col Macfrut di Cesena che l’ha portato nel mondo e gli ha fatto raddoppiare il fatturato (stesso percorso ora sembra voler discutere Forlì con Fiera Avicola, ndr). Se abbiamo unità di intenti di intenti siamo più forti a Roma, senza fare guerra di campanili”. 

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Turismo
Più unità di intenti sul turismo. Qui è Gnassi a fare indubbiamente da regista. Spiega il sindaco riminese, dopo aver lamentato una cronica mancanza di risorse nazionali che hanno portato al superamento di Francia e Spagna sull’Italia e la difficoltà di ammodernare le strutture alberghiere e i servizi: “Non abbiamo una strategia nazionale sul turismo, non è considerata un’industria al pari del metalmeccanico o del chimico, al massimo è considerata l’industria dell’effimero”. Per Gnassi “nel mondo dei campanili, la Romagna deve unirsi e puntare su nomi riconoscibili all’estero come Rinascimento, Dante,  Fellini e i mosaici di Ravenna, puntare sui bike hotel per i tedeschi, delegando pezzi di sovranità territoriale perché c’è ancora chi crede che si deve promuovere Miramare o Rivabella”. Lattuca invece in fatto di turismo spiega che Cesena può giocare un ruolo rilevante sulle logistica, mentre Forlì – spiega Zattini – “ora ha una vocazione turistica grazie al San Domenico e alla Fondazione Cassa dei Risparmi che porta mostre intese come piattaforme culturali,  un progetto di grande importanza che ci ha permesso di creare un nostro spazio turistico”. Uno spazio al quale, aggiunge De Pascale, Ravenna ha saputo integrarsi, “calando un po’ ne i numeri, dato che Ravenna ha spostato in autunno le sue mostre per non accavallarsi a Forlì, come d’altra parte sulla stagione operistica non si è messa in concorrenza col nuovo e bellissimo teatro Galli di Rimini, ma ha cercato un’integrazione”. Per Ravenna la grande occasione turistica è Dante 2021: “Il settecentenario è un evento nazionale internazionale,  si ricorda il poeta che più ha segnato il concetto del “dopo la morte” di miliardi di persone,  è una grande opportunità non solo per Ravenna ma per l’Italia. Mi mi ha fatto arrabbiare moltissimo che il dibattito si sia concentrato su un eventuale trasferimento dei resti di Dante piuttosto che parlare della ricorrenza culturale”. 

Il turismo risorsa fondamentale per la Romagna | IL VIDEO

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