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"Controstoria della Resistenza", boom di visualizzazioni per il video di Montevecchi

Il consigliere comunale santarcangiolese di Fratelli d'Italia punta il dito contro gli omicidi commessi dai partigiani comunisti

“Il 25 Aprile è arrivato anche quest’anno. Penso alle piazze di tutta Italia stracolme di adolescenti che illusi e accompagnati da veterani maestri della strumentalizzazione (ANPI), sfilano tra le bandiere rosse con la falce e il martello per festeggiare quel dogma intoccabile meglio conosciuto come “resistenza”. E che ovviamente adesso voglio smontare un pezzetto alla volta. Spesso ci si dimentica che le brigate partigiane erano tante e facevano riferimento a schieramenti diversi. Dai cattolici ai liberali, dai socialisti ai comunisti. Ma guarda caso proprio queste ultime vengono esaltate fino allo sfinimento. La più importante brigata partigiana appartenente al Partito Comunista italiano era la famigerata Brigata Garibaldi. Questi partigiani comunisti volevano letteralmente sostituire un regime con un altro regime, perché coltivavano il sogno di trasformare l’Italia in uno Stato satellite dell’Unione Sovietica del dittatore, tiranno, despota comunista Joseph Stalin.”

Esordisce così il giovane consigliere comunale di Santarcangelo eletto in Fratelli d’Italia e nel video continua affermando: “Non tutti sanno (soprattutto a causa dell’egemonia culturale rossa nelle scuole) che questi “presunti liberatori” per instaurare una dittatura di stampo sovietico nel nostro paese, anche a guerra finita si macchiarono di vergognosi crimini nei confronti di migliaia di italiani che avevano la sola colpa di non pensarla come loro, ovvero di non credere nell’ideologia più criminale e disumana della storia, il comunismo che questi assassini portavano avanti seminando una violenza cieca e brutale. Potrei fare tanti esempi, ma in particolare voglio dedicare un pensiero a due martiri, perché mi ha sempre colpito la loro storia e la loro tenera età. Sto parlando del seminarista cattolico Beato Rolando Rivi, massacrato e ucciso a causa della sua Fede all’età di 14 anni dai partigiani comunisti della Brigata Garibaldi. Prima lo rapirono, lasciando ai genitori un bigliettino con scritto: “Non cercatelo, viene un attimo con noi partigiani.” Poi lo bollarono addirittura come “spia nazi-fascista” e dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo finirono a colpi di pistola in un bosco. Ricordo anche Giuseppina Ghersi, una bambina di appena 13 anni. I partigiani comunisti le tagliarono tutti i capelli e cosparsero la sua testa di vernice rossa. Poi venne stuprata e pestata insieme a sua mamma, mentre il padre, bloccato da cinque uomini, fu costretto ad assistere al macabro spettacolo. Il 30 Aprile del 1945 Giuseppina fu giustiziata dai partigiani comunisti con un colpo alla nuca e il suo corpo fu buttato come un sacco di patate nel mucchio dei morti ammazzati davanti al cimitero. La colpa di questa bambina? Aveva ricevuto i complimenti da Benito Mussolini per aver svolto con merito un concorso a tema.”

Ed infine il consigliere chiosa: “Queste storie fatele conoscere ai vostri amici, soprattutto ai più giovani, tante volte ingannati dal pensiero unico di chi ha dipinto la storia di un solo colore nascondendo eccidi, seppellendo tragedie e portando avanti idee che hanno prodotto morte in tutto il mondo. Chi ha sempre sventolato nelle piazze la bandiera rossa, non ha mai lottato veramente per la libertà, ma ha le mani sporche di sangue. Nell’Italia che si divise io mi schiero dalla parte di Rolando, di Giuseppina e di tutte le vittime innocenti sterminate dall’odio ideologico.” 

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