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Elezioni, Sara Visintin: "Gnassi promuove il marketing dell'acqua, ma il problema fogne non è risolto"

Il candidato sindaco: "La zona sud necessita una separazione totale per evitare di caricare il bacino Ausa e aprire la condotta ogni volta che piove, scaricando comunque la merda in mare"

Parlare di fogne a Rimini non può che accendere gli animi dei più e sul tema interviene anche Sara Visintin, ex assessore della Giunta Gnassi e candidato sindaco alle amministrative dle 5 giugno con la lista Rimini in Comune Diritti a Sinistra, che affronta il problema e dà una stoccata al sindaco uscente Andrea Gnassi sul "gadget" dell'acqua di Rimini imbottigliata.

"Pochi giorni prima del vero e proprio inizio della stagione balneare e pochi giorni dopo la presentazione del docufilm “Gli Amici delle Fogne” penso che sia necessario riflettere su qualche punto - afferma Sara Visintin - In quattro anni di mandato mi sono occupata di fogne in prima persona. L’ho fatto convocando in ufficio l’Associazione “Basta Merda In Mare” il 5 agosto 2011, dopo aver chiesto di aumentare i cartelli che indicano i divieti di balneazione, stabiliti dalla precedente amministrazione e dopo i rimproveri ricevuti per aver dichiarato al Fatto Quotidiano che i cartelli andavano messi anche agli ingressi degli stabilimenti balneari. L’ho fatto coinvolgendo le associazioni ambientaliste nel definire un nuovo sistema di comunicazione, con una bandiera che non voleva nessuno, difendendo tale scelta anche a livello nazionale e cercando un interlocutore che lo rendesse un obbligo codificato in tutta Italia (al momento Rimini è l’unica). L’ho fatto seguendo il PSBO passo dopo passo, incontrando i cittadini nelle assemblee sugli allacci, cercando soluzioni e scontrandomi su condotte a mare e controlli delle acque. Ho sostenuto commissioni consigliari infinite e consigli comunali di presentazione di piani e lavori. Ho raccolto gli insulti e le critiche durante le assemblee pubbliche. Ora sembra essere tutto a posto, i risultati ci sono".

Visintin ragionando su quanto rimane da fare ha le idee ben chiare. "La zona sud necessita una separazione totale per evitare di caricare il bacino Ausa e aprire la condotta ogni volta che piove, scaricando comunque la merda in mare. Non solo, i costi di gestione per pompare la merda al largo hanno un impatto in bolletta. Una condotta a tutela idraulica serve, ma in questo caso sarebbe un bypass del depuratore usato con continuità, più che una valvola di sfogo a presidio idraulico. Vanno potenziati progetti di recupero acque e depurazione a monte lungo il bacino Ausa per ridurre il carico di acque a valle. La gestione privata del servizio idrico integrato e frammentata fra più soggetti impedirà non solo di reinvestire in opere i milioni derivanti dalla remunerazione del capitale (destinandoli come utile ai soci privati dell’azienda), ma anche l’impossibilità di pianificare interventi per la gestione integrata delle acque, come ad esempio il recupero delle acque depurate che, invece di imbottigliarle promuovendo l’acqua di Rimini come nuovo gadget, andrebbero utilizzate a fini irrigui e immesse nel Marecchia per rimpinguare l’acqua di falda e rinaturalizzare le acque che finirebbero in mare. Per farlo si potrebbero utilizzare i 90 milioni di euro per la costruzione dell’inutile Canale Emiliano Romagnolo che porta le acque del Po. Ma forse promuovere l’acqua di Rimini fa più marketing e sarà per quello che il Sindaco e non solo lui, ma anche 5 stelle e destra, volevano le Casine dell’acqua di un gestore privato, con la microfiltrazione? Per fortuna ho sostenuto e voluto quelle di Romagna Acque dove l’acqua naturale è gratis e quella minerale a pagamento, che oltre a pagare i costi di gestione consente di fare nuove casine dell’acqua!".

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