Il candidato sindaco Marzio Pecci (LN) punta alla riqualificazione per fare sicurezza

"I cittadini si stanno drammaticamente abituando a parchi sporchi, alberghi chiusi, colonie con i vetri rotti ed uno stato diffuso di abbandono: questo è in gran parte merito di un'amministrazione come quella uscente che non ha saputo essere all'altezza delle aspettative e dei bisogni dei riminesi. Gnassi e la sua giunta hanno abituato i riminesi ad una idea di deterioramento, di disinteresse e mancanza di regole che, inevitabilmente, stimolano le attività criminali". Il candidato Sindaco della Lega Nord, Marzio Pecci, affronta di petto la questione della riqualificazione urbana, tema particolarmente caro al carroccio e ai cittadini riminesi. "Durante il convegno di sabato incentrato sulla sicurezza - continua Pecci - ho detto che userò la politica della 'tolleranza zero' e che per fare ciò occorrerà partire dalla riqualificazione urbana della città". Lo stato di abbandono dell’area Miramare è sotto gli occhi di tutti,  "basti pensare alle colonie Bolognese e Novarese - aggiunge il candidato leghista - ma anche a Bellariva la situazione non è migliore con la colonia Murri che versa in condizioni pietose, così come diversi parchi della città, a San Giuliano, a Viserba ed in tante
altre aree libere".

"L'amministrazione e tutto il PD in questi anni, sono rimasti indifferenti e colpevolmente assenti di fronte allo stato delle cose, anche quando i cittadini innalzavano le loro proteste". Le accuse di Pecci sono incontrovertibili e denunciano uno stato a cui c'è bisogno di porre rimedio in tempi rapidi: "da Sindaco - illustra il candidato - voglio eliminare il degrado mediante la riqualificazione della città ed arrivare così, in poco tempo, a contrastare il fenomeno criminale e rendere Rimini un 'città sicura'. La mia voglia di vincere, l’impegno dei militanti della Lega e delle forze politiche che condivideranno il programma che stiamo elaborando proprio in questi giorni renderanno possibile il cambiamento di una città che da
venticinque anni è 'bloccata' da una vera e propria 'spartizione' di potere tra i diversi enti pubblici e partiti a cui i cittadini hanno il diritto e il potere di dire basta”.