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Laboratori cinesi, Fossati (Cgil): "Manca un sistema di controlli seri"

Queste le parole del segretario generale Ust-Cisl di Rimini Massimo Fossati in merito alla scoperta del laboratorio di Coriano con lavoratori cinesi ridotti in condizioni di semi-schiavitù

«Premesso che non possiamo cadere in un discorso di tipo discriminatorio verso le imprese condotte da immigrati (che nel nostro territorio sono cresciute in modo esponenziale, in particolare quelle cinesi) non è accettabile che vi siano ancora oggi lavoratori ed esseri umani così sfruttati e di conseguenza cacciati in un’area di marginalità se non di vera e propria emarginazione totale". Queste le parole del segretario generale Ust-Cisl di Rimini Massimo Fossati in merito alla scoperta del laboratorio di Coriano con lavoratori cinesi ridotti in condizioni di semi-schiavitù.

"Ci si domanda come si possa accettare che vi siano delle imprese sul nostro territorio che operano completamente al di fuori delle regole - ha osservato Fossati -. Quello che, neanche tanto lentamente, sta avvenendo è che non solo la competizione viene fatta al ribasso – dentro una spirale che non ha fine, sia per i lavoratori che vengono sfruttati, sia per le imprese che sono lentamente destinate a una lenta agonia – ma che non è attuato nessun controllo tempestivo ed efficace verso le imprese che fanno concorerenza sleale.
 
"Manca un sistema di controlli seri - ha prseguito il segretario generale di Ust-Cisl di Rimini -. Uno Stato che vuol difendere il lavoro e la sua dignità, come la Costituzione dice, lo deve fare contrastando con forza la concorrenza sleale. Se si vuole difendere il sistema economico delle aziende oneste, si dovrebbero fissare standard più rigidi e garantire maggiori controlli da parte delle istituzioni. Riteniamo utile intervenire con soluzioni immediate: realizzando un registro delle imprese aperte da stranieri, nei settori merceologici più a rischio, da sottoporre a specifici controlli da parte di INPS, INAIL e Forze dell’Ordine; non rilasciando alcuna autorizzazione all’apertura di qualsiasi impresa, senza prima aver sostenuto un idoneo corso e sostenuto un esame per la “patente d’impresa”".
 
"Inoltre - conclude Fossati - crediamo che quello che serve è attivare da subito un canale prioritario per le denunce di concorrenza sleale o turbativa di mercato, che tradotto vuol dire lavoro nero, mancato rispetto delle norme sulla sicurezza e sfruttamento dei lavoratori. I posti di lavoro si difendono anche tutelando le imprese che lavorano rispettando le regole e le leggi del mercato e dello Stato».
 

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