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Riapertura case chiuse, Gloria Lisi: "In ballo l’inviolabilità del corpo della donna"

Il vicesindaco di Rimini fortemente contraria alla proposta lanciata dal vice-premier Salvini

Non usa giri di parole il vicepremier Matteo Salvini: "Sono favorevole alla riapertura delle case chiuse". L'ha detto a margine della cerimonia di consegna della nave da crociera Costa Venezia, a Monfalcone (Gorizia). Non si tratta di una novità, lo va dicendo da mesi. "Non c'è nel contratto di governo", ha dichiarato il segretario del Carroccio, "perché i Cinque Stelle non la pensano così, però io continuo a ritenere che togliere alle mafie, alle strade e al degrado questo business, anche dal punto di vista sanitario", sia la strada giusta e "che il modello austriaco sia quello più efficiente". Secondo Salvini, la regolamentazione della prostituzione porterebbe anche a un incremento del gettito fiscale. In Italia le case di tolleranza sono state abolite dalla legge Merlin, approvata nel 1958. Dal M5s non ci sarebbe però una chiusura ideologica.

Non la pensa così il vice-sindaco di Rimini, Gloria Lisi, che attacca il ragionamento del leader del Carroccio. "Ci sono argomenti che ci mettono in discussione, su cui abbiamo il dovere di interrogarci andando oltre alle convinzioni precostituite - spiega la Lisi. - Nelle ultime ore il vicepremier Salvini ha gettato nel magma dell’agenda politica del Paese il tema della riapertura delle case chiuse come soluzione alla piaga della prostituzione su strada. Non è un argomento inserito nel ‘contratto di governo’ gialloverde, dunque è probabile che almeno per il momento resti solo un tema di dibattito usato alla bisogna, ma a pochi giorni dalle celebrazioni della giornata internazionale della donna vale la pena cercare di andare oltre a slogan e soluzioni take away e tentare perlomeno di ampliare il ragionamento e i punti di vista rispetto ad un dramma dalle implicazioni umane e sociali di cui fatichiamo a renderci davvero conto".

"Potrei ripetere - prosegue il vice-sindaco - che c’è in ballo la dignità dell’essere umano, l’inviolabilità del corpo della donna, la libertà personale; che la prostituzione comunque la si veda è una violenza, che non c’è libero arbitrio quando si vende il proprio corpo. Potrei discutere a fondo, a lungo, del tema del consenso: a chi dice che una prostituta che ‘esercita’ senza esserne costretta sceglie consapevolmente di fare quella vita, potrei rispondere che è comunque una ‘scelta’ che nasce da una costrizione. Tutte, ma proprio tutte si ricordano la prima volta il loro corpo è stato violato. Potrei dilungarmi sul fatto che così facendo si sdogana definitivamente il concetto del corpo della donna come merce, come bene di consumo, aspetto questo che nel 2019 è ancora dominante nei mass media e non solo".

"Sono argomentazioni in cui credo fermamente e sui cui si potrebbe confrontarsi per ore, senza però arrivare ad una soluzione semplice - conclude la Lisi. - C’è però una cosa che tutti possiamo fare, lasciando da parte preconcetti o moralismi: quella di metterci all’ascolto di chi certe esperienze le ha vissute sulla propria pelle, di chi in strada c’è stata, di chi ha ceduto tante volte il proprio corpo a uomini che non volevano, per cui provavano disgusto e spesso paura. Un’occasione sarà proprio il pomeriggio dell’8 marzo, al Teatro degli Atti, quando avremo l’opportunità di ascoltare l’esperienza di Rachel Moran autrice del libro “Stupro a pagamento. La verità sulla prostituzione”. Un appuntamento per cercare di capire meglio un fenomeno attraverso il vissuto di una donna che ora ha il coraggio di parlarne. Insieme a lei ci sarà anche la scrittrice e giornalista Julie Blidel, autrice di un libro dal titolo eloquente soprattutto per una certa generazione: “Il mito pretty woman”, un’indagine che vuole sfatare il falso mito del sex work. Perché la ‘favola’ di Julia Roberts salvata dal principe azzurro Richard Gere esiste solo sulla pellicola: nella realtà la prostituzione è solo un oscuro e violento incubo!.

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