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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Home restaurant, sì della Camera alla Legge. Il plauso dell'onorevole Arlotti

Il parlamentare del Pd: "Promuovere una sharing economy sana, mettendo un freno alla concorrenza sleale che i ristoranti casalinghi, nati anche nel nostro territorio, fanno agli esercizi pubblici"

Sì alla regolamentazione degli home restaurant. La Camera dei deputati approvato ieri sera il testo unificato delle proposte di legge “Disciplina dell'attività di ristorazione in abitazione privata”, che passa ora all'esame del Senato. Il provvedimento, spiega il deputato Pd romagnolo Tiziano Arlotti, intende regolare un fenomeno che si è diffuso sempre più in Italia, fatturando nel 2014 secondo le stime di Fiepet-Confesercenti, 7,2 milioni di euro, e che rappresenta spesso una forma di concorrenza sleale verso i ristoratori. “La Legge vuole promuovere una sharing economy sana, mettendo un freno alla concorrenza sleale che i ristoranti casalinghi, nati anche nel nostro territorio, fanno agli esercizi pubblici, combattendo l'evasione e garantendo la sicurezza alimentare. Si parte dal presupposto che l'attività degli home restaurant è saltuaria, quindi non potrà superare il limite di 500 coperti per anno solare, né generare proventi superiori a 5.000 euro annui”.

Chi avvia un home restaurant sarà tenuto a comunicare al comune competente l'inizio attività, pena multe salate e la cessazione dell'attività. Rispetto al testo iniziale la Camera, accogliendo un emendamento del Pd, ha cancellato l’obbligo per i cuochi di conseguire un attestato Haccp sulla gestione dei rischi legati all’igiene dei prodotti alimentari. Spetterà però al ministero della Salute definire le «buone pratiche di lavorazione e di igiene, nonchè le misure dirette». Viene introdotto l'obbligo di registrazione alle piattaforme web e di acquisire i pagamenti esclusivamente online per renderli tracciabili. Il titolare del ristorante domestico dovrà inoltre stipulare un’assicurazione sia sulla casa sia per la copertura dei rischi derivanti dalla sua attività. Infine, priorità agli ingredienti a Km 0 in grado di favorire un'alimentazione sostenibile e valorizzare le tradizioni enogastronomiche locali. Le norme della legge non si applicheranno se il cuoco organizzerà meno di cinque eventi culinari nella struttura: in quel caso si tratterà solo di «social eating».

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