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Tribunale, lo Stato taglia i rimborsi. La furia del sindaco: "E' una decisione assurda"

In una condizione per le amministrazioni locali ancora più difficile e complicata se possibile di quella dello scorso anno, i Comuni si trovano a dover fare i conti con l’ennesima beffa: questa volta tocca alle spese di gestione dei tribunali

Alla vigilia della presentazione del bilancio previsionale 2013, in una condizione per le amministrazioni locali ancora più difficile e complicata se possibile di quella dello scorso anno, i Comuni si trovano a dover fare i conti con l’ennesima beffa che arriva dallo Stato.  Questa volta al centro dell’operazione del governo c’è lo schema di Dpr che disciplina la “concessione di contributi per le spese di giustizia ai Comuni”.

Fino allo scorso anno, seppur con ritardi sempre più lunghi, lo Stato provvedeva a rimborsare alle amministrazioni comunali le spese sostenute per la gestione degli uffici giudiziari, edifici dunque utilizzati da enti sovraordinati, come il Tribunale di Rimini. Il rimborso avveniva in percentuali che andavano da un minimo dell’85% fino alla quasi integrale copertura dei costi. Per il Comune di Rimini si tratta di una spesa annuale che si aggira in media su 1,2 milioni all’anno.

Per il 2012 però il Ministero ha stanziato nel capitolo di bilancio dedicato solo 79,8 milioni di euro a fronte di una spesa sostenuta dai Comuni pari a 315 milioni. Si fanno presto i conti: solo per il 2012 mancano all’appello oltre 230 milioni di euro, tutte risorse già anticipate dai Comuni italiani per conto dello Stato. Si può quindi ipotizzare, purtroppo con poco margine di errore, che il Comune di Rimini potrebbe subire una riduzione di circa 800 mila euro in meno di rimborsi a fronte dei 1,2 milioni spesi per il tribunale di Rimini. Se questa riduzione toccasse anche le spese del 2011 (che ancora non sono state rimborsate) il Comune di Rimini per gli ultimi due anni sarebbe creditore di 1.4 milioni.

Anci, associazione nazionale dei comuni italiani, ha definito questa disciplina “palesamente incostituzionale”, perché costringe gli enti locali a farsi carico di spese per materie delegate, iscrivendo a bilancio rimborsi che oggi vengono tagliati a consuntivo. In questo modo i comuni hanno ancora meno risorse per i servizi, considerando che attualmente l’amministrazione comunale gira il 70% dei tributi allo Stato.

“Dopo i drastici tagli ai trasferimenti che abbiamo subìto, dopo che i cittadini riminesi hanno versato alle casse dello Stato 26 milioni di euro attraverso l’Imu (che sarebbe per definizione imposta municipale), dopo l’affitto salato che dobbiamo pagare al Demanio per transitare sul Lungomare di cui però siamo noi a doverne sostenere la manutenzione e la gestione, oggi ci troviamo a fare i conti non tanto con l’ennesimo taglio, quanto con la vera e propria cancellazione di un credito che i Comuni vantano per le spese che sostengono per i tribunali – commenta il sindaco Andrea Gnassi - E’ l’ennesima dimostrazione che Stato e enti locali si sono invertiti i ruoli. Questa riduzione dei rimborsi è grave non solo perché incide in maniera massiccia sul bilancio, ma soprattutto perché va a colpire i rimborsi pregressi, ovvero risorse che il Comune ha già anticipato non potendo ovviamente ‘bloccare’ l’attività del Palazzo di Giustizia di Rimini. E’ un’operazione che va contro ogni regola nei rapporti tra Stato ed enti locali e più in generale contro il buon senso. Si è chiaramente creato un corto circuito e a farne le spese sono ancora una volta i Comuni”.

“Anche se tale decisione è assurda e incostituzionale – continua il sindaco - a questo punto in qualità di creditori, non escludiamo qualsiasi tipo di azione, anche legale, fino a fare ciò che abbiamo fatto con l’Agenzia del Demanio quando abbiamo annunciato che avremmo restituito le ‘chiavi’ del Lungomare. Non ci si chiede più se qualcuno è impazzito a Roma, ma prendiamo atto che non siamo più un Paese: ai Comuni si toglie tutto e si chiede tutto. Le banche sono saltate e guardano solo a se stesse, le famiglie e le imprese soffrono e invece di andare a toccare la casta burocratica ad ogni livello, si chiede ai Comuni di sostenere, oltre a tutti i servizi di welfare, anche strade statali, tribunali, infrastrutture decisive per l’economia. Sono sicuro – conclude - che il personale e tutto il tribunale di Rimini, già sovraccaricato e sotto organico rispetto alla mole di lavoro che il nostro territorio comporta, sarà al fianco del Comune in questa battaglia che, più che amministrativa, è solo di civiltà”.

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