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Tra le pagine del riminese Alessandro Catrani, rivivono "Gli Anni dell'Incanto" della città

Il sindaco Sadegholvaad: "Questo libro è da avere, è un omaggio a un'epoca meravigliosa, utile per essere più consapevoli del proprio passato e capaci di interpretare l'evoluzione dei costumi"

Sala gremita e soltanto posti in piedi, molti sono rimasti persino fuori, nel pomeriggio di sabato 25 novembre presso il Teatro Amintore Galli di Rimini, per l’attesa presentazione de "Gli anni dell’incanto. Eleganza e mondanità nella Rimini della Belle Époque", ultima "fatica letteraria" di Alessandro Catrani.

Il patrimonio culturale e storico della città di Rimini, attraverso la "incantevole" pubblicazione, "si tinge" ed impreziosisce delle tonalità seppia, colorazione tipica e distintiva delle fotografie dell'Ottocento e che all'interno della collezione fotografica privata di Alessandro Catrani trova ampia celebrazione ed esaltazione.

L'apprezzato e rispettato professionista forense della città, al tempo stesso bibliofilo e collezionista di fotografie storiche, anche al di fuori degli uffici giudiziari non si "sveste" del proprio impegno nei confronti della giustizia, ponendosi per l'occasione come "difensore" (e custode) della memoria storica della città.

L'opera letteraria, infatti, vuole porsi come una narrazione della città in una specifica epoca storica, in maniera particolare quella a cavallo tra fine Ottocento ed inizio Novecento e che trova nella Belle Époque massima espressione.

Così, tra gli oltre 26.000 scatti selezionati da parte del collezionista in un'incessante attività di ricerca di circa quattro anni al tempo della Pandemia, tra materiale fotografico inedito a disposizione del ricercatore e altro rinvenuto tra mercatini d'antiquariato e conoscenze di vario genere, ma anche testi scritti dall’autore stesso e svariato materiale cartaceo (manifesti, locandine, biglietti di invito ai balli e tanto altro), la pubblicazione da parte del collezionista vuole porsi come un "atto d'amore" nei confronti della propria città e che trova all'interno della pubblicazione massima espressione.

Così, tra le 288 pagine di cui si compone il volume, il lettore è condotto in un "percorso" attraverso le memorie storiche e ricchezze paesaggistiche di Rimini ai primordi del turismo balneare, in cui è possibile scorgere il mare dalle terrazze del Kursaal, ove a poca distanza ferve la costruzione del Grand Hotel oppure dilettandosi in una passeggiata lungo Viale Vespucci è possibile "imbattersi" presso Villa Adriana nell'attrice teatrale Eleonora Duse e nello scrittore Gabriele D'annunzio. Questo, in un incessante susseguirsi in città di tanti altri rinomati letterati, aristocratici, musicisti ed artisti che affollarono la località turistica, "deliziandosi" ed intrattenendosi tra circoli cittadini, salotti culturali, brulicanti teatri e cinema muti, corse di cavalli o bizzarre corride.

"La Belle Époque era un’epoca per pochi. Anche nel libro si evidenzia il ceto alto, i primi nuclei familiari borghesi e industriali. È un’epoca che si infrange nella guerra. Rimini era bellissima, ancora intatta con i suoi palazzi storici e le famiglie importanti. - afferma l'Avvocato Alessandro Catrani -. Uno spaccato a 360° che fornisce al fruitore dell’opera una specie di documentario, pagina dopo pagina, di quell’epoca: singolare, ristretta, ma molto significativa, destinata a infrangersi nella guerra."

Tra le preziose e suggestive fotografie, quella prediletta da parte del ricercatore è l'immagine di alcune dame immortalate nel lontano 1908 all'interno del salone del Grand Hotel, risalente proprio agli anni dell'inaugurazione dell'iconica e imponente struttura.

"Questo libro è da avere, è un omaggio a un'epoca meravigliosa, utile per essere più consapevoli del proprio passato e capaci di interpretare l'evoluzione dei costumi" sostiene il Sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad.

Infatti, l'opera letteraria del collezionista rappresenta un vero e proprio "contenitore culturale" oltre che un valido strumento attraverso il quale celebrare la memoria storica della città; un "atto d'amore", per l'appunto, da parte del ricercatore nei confronti della comunità, il quale senza alcun indugio ha messo a disposizione in maniera tutt'altro che banale i propri "tesori" su carta stampata.

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