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Salute

Decluttering Emotivo: 5 consigli per lasciar spazio a nuove emozioni

Lasciar andare ciò che non serve più per accogliere il nuovo e a ciò che di bello può avvenire

Liberarsi del superfluo, fare ordine, conservare l’essenziale e vivere meglio: in una parola, fare decluttering.

Fare decluttering vuol dire eliminare ciò che non serve e liberare spazio. Una pulizia che solitamente si fa con il cambio di stagione. La primavera è quindi sinonimo di riordino e di pulizie, però non solo di oggetti. Può essere l’occasione per fare decluttering emotivo ovvero pulizia, anche, delle emozioni che ci impediscono di vivere serenamente e quindi liberandosi una volta per tutte dei pensieri negativi, del rimuginio, delle zavorre del passato che bloccano l’azione nel “qui e ora” e impediscono una crescita felice.  

Non tutti hanno la forza di lasciar andare sia emozioni sia oggetti. Al solo pensiero si sentono sopraffatte. Ma perché è così difficile farlo? Cosa ci tiene legati, inconsciamente o meno, a ciò che non fa più parte della nostra vita o che semplicemente non incontra più i nostri gusti?

Subito - piattaforma n.1 per vendere e comprare in modo sostenibile in Italia - ha stilato, in collaborazione con la dott.ssa Chiara Maiuri**, psicologa clinica e terapeuta emdr, alcuni consigli utili su come affrontare il decluttering dal punto di vista emotivo, liberandosi degli oggetti e dei ricordi ad esso associati e, perché no, provando a dar loro una nuova vita e a lasciarli andare verso la nuova storia che solo gli oggetti pre-loved possono raccontare.  

Il potere evocativo degli oggetti  

Nel corso della vita tendiamo ad accumulare e conservare, per i motivi più svariati, oggetti che con il tempo rimangono inutilizzati, ma che acquistano un potere evocativo enorme e fortemente condizionante. Oggetti che ripropongono antiche versioni di noi stessi e che impediscono di fare un passo in avanti ed evolvere concentrandosi sul qui e ora. 

"Un buon equilibrio mentale e psichico passa anche attraverso l’ambiente che ci circonda e gli oggetti che abitano la nostra quotidianità, portatori di significati, di ricordi positivi e negativi e anche di prospettive." afferma Chiara Maiuri. " La capacità di disfarci delle cose che non ci servono e di fare ordine intorno a noi porta a moltissimi benefici. Liberare lo spazio che ci circonda ha anche la funzione di liberare la nostra mente da alcune emozioni, che non sempre ci aiutano a vivere serenamente. Questo non significa rinnegare i nostri sentimenti ma capire che, a prescindere dalla presenza o meno di un oggetto, la memoria di un ricordo o di una persona amata rimane dentro di noi, impresso tra le fibre delle nostre esperienze e sensazioni." 

L’approccio ideale al decluttering emotivo si basa sull’associazione tra oggetto ed emozione. Se osservare una cosa ci rende felici, ci sarà utile tenerla per richiamare alla memoria una sensazione positiva ogni volta che serve. In caso contrario, invece, è opportuno fare spazio per poter accogliere qualcosa che porti positività nel nostro vivere quotidiano.  

Questi oggetti, insieme a quelli che non hanno necessariamente una valenza affettiva ma che teniamo solo per pigrizia in attesa di trovare loro una sistemazione, possono acquisire nuovi significati, essere utili a qualcun altro, e avere una nuova vita. Articoli per bambini quando i figli crescono, attrezzatura sportiva che abbiamo lasciato a impolverarsi in cantina, la moto rimasta chiusa in garage da troppo tempo, sono solo alcuni degli articoli che potrebbero essere amati da altri. In questo senso la second hand, una pratica che nell’ultimo anno ha coinvolto 23 milioni di italiani secondo la ricerca dell’Osservatorio ***BVA Doxa per Subito, può rappresentare una soluzione perfetta per chi vuole liberarsi di ciò che oggettivamente non gli serve più e ritrovare serenità, promuovendo un’economia circolare e sostenibile. E, perché no, avere anche un guadagno extra, se si considera che chi ha venduto usato ha guadagnato mediamente 1.000 euro in un anno***. 

Dimmi come ti senti e ti dirò cosa ti ostacola 

Il modo in cui ci rapportiamo agli oggetti può darci informazioni interessanti su noi stessi, in particolare su cosa ci ostacola nel dare loro una nuova vita. Analizzando i comportamenti più comuni rispetto al possesso degli oggetti, è possibile identificare quattro principali modalità che rendono difficile la separazione da essi. Nostalgia, pigrizia, paura del cambiamento, ansia… ci riconosciamo in uno di questi profili?

• Il nostalgico 
Dominato dalla nostalgia, sguardo volto verso i tempi passati la cui rappresentazione sembra non potersi staccare da un oggetto. Il nostalgico, quindi, subisce particolarmente il potere evocativo delle cose, si affeziona e fa fatica ad abbandonarle perché crede di dover anche cancellare o rinnegare il passato e i ricordi collegati all’oggetto, che invece ha per sempre dentro di sé. 

• Il procrastinatore 

Il procrastinatore sceglie, più o meno inconsciamente, di evitare l’azione che suscita insicurezza, paura o che pone sé stesso di fronte ai propri limiti. Il pensiero che lo frena è: “Primo o poi potrei in fondo avere bisogno di questo oggetto!” Cosa che, però, non succede mai… e se ci fosse anche una dose di pigrizia? 

• Il timoroso 

Per il timoroso, il controllo delle cose è un elemento di sicurezza e anche il minimo cambiamento evoca scenari faticosi, dolorosi, non prevedibili. È la paura del cambiamento, che in questo caso è rappresentato fisicamente dall’ambiente in cui viviamo, a essere predominante, impedendogli di agire. 

• L’ansioso  

L’ansioso affronta il decluttering con ansia e preoccupazione del momentaneo dispiacere del lasciare andare. Il pensiero lo turba e lo porta a somatizzare un’attività che invece tra i benefici ha proprio quello di alleggerire, alleviando lo stress. 

Ma a tutto c’è una soluzione ed ecco che con piccoli accorgimenti si può affrontare il distacco dagli oggetti e provare ad avvicinarsi al decluttering. Ecco i consigli per un decluttering emotivo efficace della dott.ssa Chiara Maiuri e Subito. 

I 5 consigli per il decluttering emotivo  

1) Dedicare tempo a sé stessi. Ascoltiamoci, prendiamoci del tempo per capire cosa ci rende felici o meno. Stiamo meglio in un ambiente pieno di oggetti o amiamo l’ordine di uno spazio sgombro? C’è qualcosa che ci dà particolarmente fastidio e da cui avrebbe senso iniziare? Potrebbe essere un armadio disordinato o un angolo del salotto che proprio non ci piace più: iniziare da un ambiente ben preciso potrebbe essere utile e gratificante, portando risultati visibili nell’immediato.  

2) Individuare gli oggetti che non ci rappresentano più nel qui ed ora, oppure che trasmettono emozioni negative. Partire anche da un oggetto solo, di cui ci vogliamo liberare, porta la sensazione di benessere a portata di click. Già solo metterlo in vendita ci darà un senso di sollievo, e la soddisfazione di averlo fatto uscire dalla nostra vita, magari con un guadagno extra, sarà di sprone per procedere con tutto il resto!  

3) Riflettere sulle emozioni che l’oggetto ci suscita e sul ruolo che ha svolto nella nostra vita. Potrebbe essere utile porsi delle domande: è ancora utile per me? O semplicemente mi fa star bene averlo? Potrei farne a meno? Se la risposta a questa ultima domanda è no, teniamolo senza nessun pentimento. Non riuscire a separarsi da un oggetto non va vissuto come una debolezza, potrebbe semplicemente volerci più tempo per metabolizzare la decisione 

4) Ricordarsi chi siamo e soprattutto chi desideriamo essere. Provare a lasciare andare il passato ci consente di concentrarci sul futuro. Chi vogliamo essere? Cosa ci serve per essere chi vogliamo? 

5) Provare ad immaginare l’ambiente circostante libero. Lasciar andare il vecchio ci consente di fare spazio al nuovo! Proviamo a visualizzare lo spazio vuoto intorno a noi, a immaginare l’assenza di quell’oggetto come la possibilità di accogliere altro, non solo un oggetto, ma anche nuove emozioni e rappresentazioni di sé stessi. 
 
E una volta terminata la fase iniziale di consapevolezza e selezione, non resta che agire, lasciando posto al nuovo e a ciò che di bello può avvenire!


**Chiara Maiuri, Psicologa clinica e terapeuta emdr. Collaboratrice di Progetto Itaca nella prevenzione del disagio psicosociale. Consulente del Tribunale di Milano. Divulgatrice su tematiche relative alla salute mentale attraverso il profilo ig@chiaramaiuripsicologa e CanalediVenti. 

***Fonte: Osservatorio Second Hand Economy di BVA Doxa per Subito, marzo 2021 
 
 
 
 

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