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Cronaca

Sono 700 i giovani profughi ucraini in età scolare, ma pochi gli iscritti. Il Comune sensibilizza le famiglie

Numeri importanti che, a fronte di un numero di iscritti nelle scuole riminesi ancora ridotto, hanno indotto i servizi educativi di Rimini a contattare i referenti della comunità ucraina locale

Sono circa 700 le giovani e i giovani profughi ucraini presenti a Rimini. I numeri, aggiornati a fine maggio, sono estrapolati dai dati provenienti dalle iscrizioni al servizio sanitario nazionale, e comunicati della Regione Emilia-Romagna. Una stima fatta dagli uffici dei servizi educativi di Rimini, del tutto informale e a carattere orientativo, fa presupporre - con buona probabilità - una distribuzione maggiore nelle scuole primarie e nelle secondarie di secondo grado (tra le 200 e le 250 circa in entrambi i casi) e un numero leggermente minore (orientativamente intorno ai 170/180) nelle scuole secondarie di primo grado. Sono stime che risentono ovviamente degli spostamenti, che sono all’ordine del giorno, e delle tempistiche di aggiornamento delle banche dati nazionali.

Tra le famiglie di profughi ucraini, inoltre, ci sono situazioni diverse dove, al fianco di chi ha già previsto un periodo di permanenza lunga in Italia, non sono pochi coloro che sono in attesa di tornare in Ucraina appena possibile. Purtroppo gli scenari internazionali non lasciano pensare ad una risoluzione a breve termine del conflitto, e questo complica ulteriormente i piani, perché tra le famiglie più propense al ritorno in patria prevale l’attendismo. Il nostro appello è invece che tutti loro segnalino comunque la presenza delle loro figlie e dei loro figli, iscrivendoli già nelle scuole riminesi.

Numeri importanti dunque che, a fronte di un numero di iscritti nelle scuole riminesi ancora ridotto, hanno indotto i servizi educativi di Rimini a contattare i referenti della comunità ucraina locale, per informali nel dettaglio e fare in modo che le istituzioni competenti riescano ad organizzare per tempo l’accoglienza. Proprio per questo il Comune di Rimini si è messo in contatto sia con l’assessorato alla scuola della Regione Emilia-Romagna che con l’ufficio scolastico di Rimini per aggiornarli sullo stato dell’arte e per richiedere appuntamenti di approfondimento per condividere insieme un percorso che, ognuno per le proprie competenze, riesca ad agevolare l’accoglienza delle piccole e dei piccoli ucraini.

I servizi educativi del Comune di Rimini si rendono disponibili sin da ora a dare sostegno e orientamento alle famiglie ucraine ed indicare, a seconda delle zone in cui sono ospitati, quali siano le scuole a cui si devono rivolgere per le iscrizioni.

“Parlare con i rappresentanti della comunità ucraina – spiega Chiara Bellini, vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini – significa toccare con mano il dramma della guerra. Persone con grande autonomia e spirito di iniziativa ma, ovviamente, anche confuse dalla situazione. Come amministrazione comunale stiamo facendo il possibile per facilitare, anche in questo modo, il lavoro delle istituzioni scolastiche e dell’Ufficio scolastico di Rimini, visto il compito non facile di organizzare un anno scolastico certamente inedito e di non facile lettura. La nostra disponibilità è massima, anche nel cogliere alcuni interessanti spunti arrivati dalla comunità ucraina. Mentre per le bimbe e i bimbi più piccoli è naturale l’approdo nella scuola italiana, per i più grandi, tra i sedici e i diciassette/diciotto anni, emerge ad esempio la richiesta di poter seguire i corsi online dei loro insegnanti in Ucraina, magari affiancati da tutor in grado di insegnare anche i rudimenti della lingua italiana. Una prospettiva anche innovativa, che necessità però di riconoscimenti formali che, ovviamente, possono venire solo dai rispettivi ministeri all’istruzione".

E aggiunge: "Un’idea che condivideremo con l’ufficio scolastico e le altre istituzioni regionali e nazionali. L’obbiettivo dell’Amministrazione comunale di Rimini è quello di facilitare il più possibile le relazioni tra le famiglie di profughi e le diverse istituzioni scolastiche. Capisco, guardando negli occhi e ascoltando le loro voci, che le priorità per loro siano altre, a partire da quella assillante e tragica di conoscere ora per ora lo stato di salute dei parenti rimasti in patria. Mi emoziono ad ogni loro racconto, di quotidiano eroismo e grande, enorme dignità, di fronte a questo scenario così imprevedibile. Ma chiedo a loro uno sforzo per poterli aiutare al meglio e fare in modo che, sia per chi ha deciso di restare, sia per chi non vede l’ora di ripartire, la loro vita a Rimini sia la migliore possibile, a partire dalle loro figlie e i loro figli, le principali vittime innocenti di questo assurdo conflitto bellico”.

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