rotate-mobile
Cronaca

Le mani della malavita sulla Riviera: sequestrati 7 hotel per mafia

L'operazione congiunta di Guardia di Finanza e Polizia di Stato ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 2,5 milioni di euro. Nei guai una nota famiglia di albergatori campani trapiantati a Rimini

Quattro esponenti di una nota famiglia di albergatori napoletani, trapiantati a Rimini agli inizi degli anni '90, sono finiti nel mirino di un'operazione congiunta di Guardia di Finanza e polizia di Stato che ha portato al sequestro di un hotel, 7 aziende operanti sempre nel settore alberghiero, un negozio di gastronomia e un appartamento per un valore totale di oltre 2,5 milioni di euro.  Si tratta della prima volta che, in Riviera, viene applicato il sequestro anticipato previsto dal nuovo “codice antimafia”  finalizzato alla confisca dei beni di cui il soggetto socialmente pericoloso abbia la disponibilità in valore sproporzionato rispetto al reddito prodotto e/o all’attività economica svolta. Le indagini che hanno permesso di accertare come i beni della famiglia provenissero, di fatto, da legami con la malavita organizzata sono partite incrociando i dati fiscali in possesso alle Fiamme Gialle con i curriculum criminali di alcuni componenti del clan.

Operazione "EmmePi"

In particolare, agli inquirenti è subito saltata agli occhi un'enorme discrepanza tra quanto dichiarato dai membri della famiglia di albergatori con il loro altissimo tenore di vita. A fronte di dichiarazioni dei redditi particolarmente basse, gli investigatori della Finanza hanno accertato spese per beni di lusso che non erano assolutamente compatibili con quanto dichiarato al Fisco. Di pari passo, gli investigatori della squadra Anticrimine della polizia di Stato si sono concentrati su pedigree criminale di tre esponenti che, già in passato, avevano avuto problemi per reati legati al traffico di stupefacenti. La famiglia stessa, inoltre, era legata da vincoli di parentela ad all’associazione a delinquere di stampo camorrista del “Clan Abate” di San Giorgio a Cremano.

Le ulteriori indagini hanno così permesso di scoprire che, negli anni '90, il primo ad arrivare in Riviera fu un 42enne che doveva scontare un periodo di detenzione presso una comunità terapeutica dell'entroterra per il recupero delle tossicodipendenze. Terminato il percorso di recupero, l'uomo ha fatto arrivare i propri parenti dalla Campania e, secondo l'ipotesi investigativa, iniziato ad avviare un redditizio giro di spaccio di stupefacenti i cui proventi, in sordine e poco alla volta, venivano reinvestiti nelle attività turistiche del riminese fino ad avere un vero e proprio impero di alberghi tutti in gestione. Le attività lecite della famiglia venivano affidati ai membri incensurati ma, di fatto, rientravano nella disponibilità di pregiudicati. I beni sequestrati sono, attualmente, gestiti da un custode ed amministratore giudiziario nominato dal Tribunale.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le mani della malavita sulla Riviera: sequestrati 7 hotel per mafia

RiminiToday è in caricamento