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Cronaca

Nuova perizia sulla pericolosità sociale per l'accoltellatore dell'11 settembre

Le vittime di Somale Eduula, già dichiarato incapace di intendere e volere e rinchiuso in una Rems, si sono costituite parte civile

Già dichiarato affetto da "Schizofrenia paranoide" accompagnata da "allucinazioni uditorie" in un soggetto che, al momento dell'aggressione, era "incapace di intendere e volere" dalla perizia psichiatrica chiesta dal pubblico ministero Davide Ercolani il gip del Tribunale di Rimini ha chiesto un nuovo accertamento su Somale Eduula il 27enne somalo che lo scorso 11 settembre seminò il caos a Rimini accoltellando due controllori della Start Romagna per poi aggredire, sempre con un coltello, una mamma di origini bengalesi e il proprio figlio di 5 anni colpendo quest'ultimo con un fendente alla gola. Questa nuova valutazione dovrà chiarire la pericolosità sociale del giovane difeso dall'avvocato Maria Riveccio che, attualmente, è rinchiuso in una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza sotto costante controllo medico anche a causa delle sue tendenze autolesionistiche. Nell'udienza di martedì, inoltre, si sono costituite parte civile le vittime dell'accoltellamento: oltre ai due controllori della Start Romagna, con gli avvocati Fabio Spiotta e Marco Tark Tailamun, anche i genitori del piccolo Talmin seguiti dall'avvocato Maurizio Ghinelli che hanno chiesto di attivare il fondo per le vittime delle violenze al fine di ottenere un risarcimento. Allo stesso tempo il gip ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato anche se, viste le condizioni mentali dell'imputato, non vi sarà un processo vero e proprio.

L'aggressore, che anche durante l'interrogatorio di convalida aveva avuto dei comportamenti deliranti sostenendo di avere bisogno di aiuto perchè c'era una "persona che mi vuole fare del male" indicandola poi nella figura di "una donna senza mani", aveva una sorta di fobia di essere ripreso da macchine fotografiche o telecamere e sarebbe stato proprio questo a scatenare il putiferio dell'11 settembre. Quel tardo pomeriggio il somalo si trovava a bordo della Linea 11 e viaggiava in direzione di Rimini quando, all'altezza del Talassoterapico, era stato fermato dai controllori e trovato senza biglietto. Le pratiche per identificarlo avevano visto i due addetti cercare di fotografarlo e, a questo punto, il 27enne si era scatenato. Nel suo zaino aveva una serie di posate, tra cui dei coltelli, con i quali aveva aggredito le due accertatrici una al collo e, l'altra, alla spalla sotto gli occhi terrorizzati degli altri passeggeri urlando frasi sconnesse mentre il guidatore, appena si è reso conto di quello che stava accadendo, aveva bloccato l'autobus e aperto le porte. Duula era quindi fuggito cercando prima di salire a bordo di una vettura che viaggiava dietro al mezzo pubblico per poi infilarsi nell'area dell'ex colonia "Novarese" e saltare all'interno del tracciato del Trc per scappare in direzione di Rimini.

Nel frattempo era iniziata la caccia all'uomo da parte delle Volanti della polizia di Stato con gli agenti che avevano rintracciato il 27enne nei pressi di piazzale Pascoli non prima, però, che l'esagitato aggredisse mamma e figlio. Il piccolo Tamin, all'epoca di 5 anni, era stato colpito con un fendente alla gola. Il bambino, trasportato d'urgenza all'Infermi di Rimini, era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per ricostruire la carotide e solo dopo alcuni giorni di degenza era stato dichiarato fuori pericolo.

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