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Cronaca

I genitori si stringono attorno al figlio accoltellato: "No al processo alla vittima, il caso di bullismo è montato"

L'avvocato del ragazzino ferito: "Non deve passare la legittimazione di quello che è stato un gesto criminale e a sangue freddo"

Non ci stanno i genitori del ragazzino ferito all'addome da una coltellata sferrata da un compagno di classe, all'interno dell'Istituto Alberti di Rimini,a far passare il figlio per bullo. A tre giorni dall'accoltellamento nell'aula dell'istituto tecnico a parlare sono il papà e la mamma del 14enne finito al "Bufalini" di Cesena, dopo che il fendente ha mancato di pochi millimetri il fegato del ragazzino, che non accettano le ricostruzioni fatte sulla vicenda sottolineando come "non è possibile accettare il processo alla vittima". A curare gli interessi della famiglia e del ferito sono gli avvocati Monica e Marco Lunedei che, a loro volta, spiegano come "non deve passare la legittimazione di quello che è stato un gesto criminale e a sangue freddo". Il ragazzino accoltellato è attualmente ancora ricoverato nel nosomio cesenate, dopo aver subìto un intervento, e si trova in stato di choc tanto che sia per lui che per i genitori è stato attivato un supporto psicologico per affrontare la vicenda. "E' nostra volontà e quella dei famigliari - proseguono i legali - evitare ogni esposizione o intervento mediatico sulla tragica vicenda, al fine di tutelare la serenità del minore già profondamente compromessa dall'aggressione subita, ma alla luce della poco edificante deriva di disinformazione a cui si è assistito nei giorni scorsi su giornali e social media, la famiglia non può esimersi dal dovere di ristabilire la verità".

“Ciò che ci ha lasciato più sconcertati - spiegano i famigliari dell'accoltellato - è stato il tentativo di spostare l'attenzione da quanto realmente accaduto mediante il montaggio di un caso di bullismo supposto e non verificato, con la paradossale conseguenza di generare empatia non già nei confronti di quella che è la vittima accertata di un fatto gravissimo, bensì trasformando addirittura l'offensore in presunto oppresso. Al dolore ed allo sgomento per l'attentato, l'esito infausto è stato scongiurato solo grazie ai riflessi della giovane vittima che ha in parte scansato un fendente potenzialmente letale, si aggiunge lo sconcerto per la gogna mediatica a cui è stato sottoposto in queste ore nostro figlio, fatto passare falsamente per “un bullo”. Questo “processo alla vittima”, a cui purtroppo in Italia siamo tristemente abituati, non può e non deve essere accettato. Il bullismo è un fenomeno sociale basato su una relazione di abuso di potere ripetuto e continuato nel tempo ai danni di un soggetto più debole ed incapace di difendersi, niente a che vedere con il caso di specie, nel quale un ragazzo – peraltro ripetente e quindi più grande di età – ha aggredito a mano armata ed a sangue freddo un compagno più giovane".

"Come confermano i compagni di scuola ed il personale scolastico - proseguono mamma e papà - nostro figlio è un ragazzo solare, socievole, dotato di senso dell'umorismo e di autoironia, forse ingenuo nel considerare tutti amici, compresa la persona che qualche giorno fa ha rischiato di porre fine alla sua vita per uno scambio di battute scherzose reciproche, avvenuto peraltro in un tempo precedente. E' nostra opinione che i processi vadano celebrati nelle aule giudiziarie e non sui giornali e sui social media, per cui si chiede d'ora in avanti che cessi questo scomposto circo mediatico caratterizzato da sentenze già emesse sulla base del nulla, psicologi (o presunti tali) che si sperticano in analisi di personalità su dei giovani che non hanno mai incontrato in vita loro e politicanti che non perdono l'occasione per ritagliarsi i loro 5 minuti di notorietà.

"L'augurio nostro e quello della giovane vittima - concludono i genitori - ricordando che in questa vicenda ci sono una vittima ed un potenziale omicida, non due vittime come si è letto da qualche parte è che non capiti ad altri ragazzi di andare a scuola, dove dovrebbero essere tutelati e protetti, e rischiare di morire per un'aggressione violenta ed insensata, per poi vedersi accusati di fatti falsi da una macchina del fango mediatica. Non si può permettere che passi un messaggio di solidarietà o approvazione verso chi decide di manifestare il proprio “fastidio” con tutte le riserve sul punto impugnando un coltello serramanico, che mai neppure avrebbe dovuto giungere in possesso di un minore, ed attentando alla vita di un compagno più piccolo. Confidiamo nel lavoro della Magistratura e che l'Istituto scolastico adotterà senza ritardo i provvedimenti doverosi e necessari a tutelare l'incolumità e la sicurezza dell'offeso da reato e degli altri studenti, dando un segnale chiaro ed inequivocabile che certe condotte non possono e non devono essere ammesse nè tollerate. In caso contrario si tratterà solamente di aspettare che un fatto del genere ricapiti, forse la prossima volta con esiti letali”.

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