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Cronaca

Accusato di minacciare il dipendente con un fucile, imprenditore condannato dal giudice

Nel corso del dibattimento davanti al giudice monocratico del Tribunale di Rimini, tuttavia, le testimonianze non hanno fatto emergere la presenza di un'arma e la stessa presunta vittima non è stato in grado di descriverlo

Si era sempre difeso sostenendo che, col proprio dipendente, c'era stata sì una lite ma che al contrario di quanto raccontato dalla presunta vittima non lo aveva mai minacciato con un fucile. Si è quindi concluso con la derubricazione a minaccia semplice il processo che vedeva un noto imprenditore riminese finito sul banco degli imputato dopo che il dipendente, un 46enne senegalese che lavorava come autista, lo aveva denunciato. La vicenda era iniziata nel dicembre del 2018 quando, secondo il racconto dell'operaio, nel cortile della ditta si era scatenata un'accesa lite al culmine della quale l'imprenditore che era appena tornato da una battuta di caccia aveva imbracciato un fucile e minacciato di morte il 46enne. In seguito alla denuncia il proprietario della ditta di autotrasporti era finito a processo per esercizio arbitrario delle proprie ragioni e minaccia aggravata. Nel corso del dibattimento davanti al giudice monocratico del Tribunale di Rimini, tuttavia, le testimonianze non hanno fatto emergere la presenza di un fucile e la stessa presunta vittima non è stato in grado di descriverlo. Lo stesso imprenditore ha sempre sostenuto la veridicità della discussione, dovuta al comportamento del dipendente più volte richiamato disciplinarmente, ma che durante il battibecco non aveva mai impugnato l'arma. Alla luce di quanto emerso in aula, il giudice ha quindi derubricato il capo d'imputazione da minaccia aggravata a semplice e condannato l'imputato, difeso dall'avvocato Piero Venturi, a una multa di 600 euro.

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