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Cronaca

Presunte molestie, dalle attiviste nessuna scusa. "Non ci credono, le istituzioni stanno con gli Alpini"

La posizione di Non una di Meno: "Le istituzioni preposte non hanno alcun desiderio di mettersi contro organi come il corpo degli Alpini. Depositeremo le denunce e testimonianze raccolte"

L'associazione "Non una di meno Rimini" non fa alcuna retromarcia e anzi annuncia ulteriori iniziative. Chi si aspettava delle scuse dovrà invece scontrarsi con una ben altra reltà. Erano state proprio le attiviste a portare alla luce il fatto che, secondo alcune delle testimonianze raccolte dall'account Instagram di Non una di Meno Rimini, si sarebbero registrati casi di cat-calling e molestie durante l'Adunata. Ora l'associazione spiega che come gruppo di Autodifesa Transfemminista "depositeremo le denunce e testimonianze raccolte tutte insieme alla nostra legale in prossimità dello scadere dei tre mesi perché la procura possa lavorarvi congiuntamente e prendere atto dei fatti".

Non una di Meno aveva consegnato al sindaco di Rimini anche un dossier, con la stampa delle testimonianze di molestie accadute durante l’Adunata degli Alpini che avevano ricevuto sui canali social. Che però non sono sfociate al momento in denunce alle forze dell'ordine. "La probabile archiviazione di una denuncia arrivata in seguito alle molestie subite da tante donne e soggettività Lgbt+ durante l'adunata degli alpini non ci coglie di sorpresa". E le attiviste si rivolgono anche nei confronti delle istituzioni: "Sappiamo benissimo che quando accadono determinati fatti non veniamo credute, che le istituzioni preposte non hanno alcun desiderio di mettersi contro organi come il corpo degli Alpini e che gli autori delle molestie sarebbero stati difficilmente identificabili anche per la totale mancanza di presidi di vigilanza e contro la violenza di genere durante l'evento che ha reso impossibile la tardiva individuazione dei responsabili".

In conclusione il movimento aggiunge: "La nostra azione ha messo in luce un sessismo culturale e sistemico, che si ripete e si amplifica su più livelli e questa archiviazione non fa che confermarlo - prosegue Non una di meno -. Chiediamo un cambio di mentalità perché la cultura dello stupro, la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere e del genere sono fenomeni diffusi, strutturali, sono parte integrante della società che abitiamo e non è solo colpendo il singolo, la mela marcia, che si abbatte un sistema radicato e diffuso come questa vicenda testimonia. C’è ancora molto da fare".

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