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Cronaca

Albergatrice col reddito di cittadinanza ma la "colpa" era del consulente di fiducia

La donna si era lasciata convincere dal professionista ad omettere nella richiesta di avere una partecipazione societaria nella struttura ricettiva

Si è concluso con una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, accolta dal Gip del Tribunale di Rimini, il procedimento penale che vedeva un'albergatrice indagata per aver dichiarato il falso per ottenere il redditto di cittadinanza. La donna, una 50enne difesa dall'avvocato Enrico Graziosi, aveva una partecipazione societaria nell'azienda che gestiva l’albergo di famiglia che però era chiuso e non generava redditi. Nel 2019, quindi, aveva presentato domanda per ottenere il sussidio e si era presentata in un centro di assistenza dove aveva specificato la propria posizione. Nonostante questo, gli addetti le avevano fortemente sconsigliato di accennare nella richiesta la sua partecipazione societaria e anche il consulente di fiducia le aveva detto di omettere quel particolare. I successivi accertamenti da parte della Guardia di Finanza sulla pratica, però, avevano smascherato quello che era a tutti gli effetti un inganno con la 50enne che era finita indagata per false attestazioni. Nel 2021, però, al rinnovo della richiesta di reddito di cittadinanza la donna si era presentata negli uffici dell'assistenza fiscale con una telecamera nascosta riuscendo a filmare sia l'addetta che il consulente di fiducia che le indicavano di omettere nuovamente le sue partecipazioni societarie. Il video finito sul tavolo del pubblico ministero ha così permesso di scagionare la signora, che nel frattempo aveva rimborsato i soldi ottenuti dal sussidio, dalle accuse evidenziando come non era sua intenzione commettere volontariamente un reato.

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