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Cronaca Novafeltria

La Valmarecchia compatta dice "no" all'allevamento di polli. "Danni alla salute e all'ambiente"

La battaglia sembra essere appena iniziata e il comitato cittadino confida di poterne bloccare i lavori. L'incontro pubblico in una sala del teatro tutta esaurita

Sala gremita e soltanto posti in piedi, molti sono rimasti persino fuori, nella serata di sabato 11 febbraio presso il Teatro Sociale di Novafeltria, per l’atteso incontro "L'allevamento intensivo che porta l'Alta Valmarecchia indietro di 50 anni", in merito al progetto di insediamento milionario nei territori della Valmarecchia di allevamenti intensivi di pollame proposto dall’azienda marchigiana Fileni. L'impianto, sito in località Cavallara (comune di Maiolo), già precedentemente esistente, dismesso nel 2009 e parzialmente “crollato” con la copiosa nevicata del 2012, sarà strutturato in 16 nuovi “grattacieli orizzontali” ad un piano lunghi fino a 120 metri e capace di ospitare tra 500/800.000 polli all’anno, in grado di produrre annualmente circa 2.000 tonnellate di carne avicola. Il tutto - lamentano gli organizzatori della serata - in cambio di 3 posti di lavoro.

La giornalista di Report

Accompagnato dallo slogan “Salute Valmarecchia! Stop allevamenti intensivi”, l'incontro si è posto come “grido di battaglia” e disappunto di una cittadinanza contraria (e contrariata) a quanto sta accadendo attorno a sè; mandando completamente sold out la sala. Il primo motivo di “dissenso” da parte degli abitanti, risiede proprio nella mancanza preventiva di informazione: i cittadini infatti, sono venuti a conoscenza del progetto in oggetto, soltanto quando i mezzi da lavoro sono entrati in funzione nel cantiere. “I cittadini non vengono mai coinvolti nelle procedure decisionali: scoprono di questi impianti soltanto a giochi fatti. È così in tutta Italia.", ha spiegato Giulia Innocenzi, tra i relatori del dibattito. La giornalista della trasmissione televisiva di Rai 3 “Report”, autrice dell'inchiesta sugli allevamenti biologici dell'azienda marchigiana andata in onda il 9 gennaio 2023, prosegue: "Ho partecipato a numerose assemblee pubbliche cittadine in tutta Italia sul tema degli allevamenti intensivi, ma questa è senz’altro la più partecipata e numerosa tra quelle a cui ho assistito”.

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La posizione dei relatori

Nello “spinoso” dibattito, hanno preso parte e parola anche tanti altri relatori: insieme a Giulia Innocenzi, il palcoscenico del Teatro Sociale è stato protagonista di interventi da parte dell'ecologo dell'Università di Urbino Riccardo Santolini, del medico oncologo Lorenzo Menghini, del presidente di “Italia Nostra Valmarecchia” Massimo Bottini ed infine del presidente del “Comitato per la Vallesina” Andrea Tesei, impegnato in prima linea nella “lotta” contro l'allevamento.

Punto focale degli interventi, la necessità di tutelare la salute della cittadinanza. In merito, è stato particolarmente dettagliato ed esaustivo l'intervento del Dott. Lorenzo Menghini, il quale ha evidenziato la “propria” preoccupazione in merito all'impatto nocivo di un insediamento della portata come quello della Cavallara. In particolare, i riferimenti riportati sono stati sulla qualità dell’aria, del terreno e conseguentemente per la salute umana stessa, a causa del rilascio nell’aria di "sostanze cancerogene ed insalubri quali ammoniaca e metano", ha spiegato. “E’ come se una Ilva s’insediasse in Valmarecchia”, aggiunge. Inoltre, l’ammoniaca prodotta attraverso gli allevamenti intensivi, è causa delle polveri sottili, il pm 2,5. "Sono le particelle più pericolose, essendo le più piccole: non si fermano nei filtri polmonari e arrivano agli organi più delicati. Dal 2013 sono tra le sostanze cancerogene di classe I". Il medico Menghini ha poi proseguito, riportando alcuni studi scientifici condotti in materia e rispettivi dati, a dimostrazione e sostegno della tesi secondo la quale, nei territori in cui sono insediati e concentrati allevamenti intensivi, a causa dell’inquinamento atmosferico sia più alto il rischio di insorgenza di malattie croniche come obesità, diabete e sviluppo di cellule tumorali.

L'incontro è proseguito evidenziando il "tangibile" rischio che le deiezioni animali possano inquinare le falde acquifere del fiume Marecchia, spingendosi sino a problematiche relative alla siccità, poichè uno stabilimento di allevamento richiede ingenti quantità d'acqua e i pozzi al servizio dell'allevamento potrebbero inficiare sulle risorse idriche a disposizione della cittadinanza. Inoltre, "la qualità dell'aria potrebbe non essere soltanto compromessa dall'ammoniaca rilasciata, ma anche dalle emissioni odorigene e dall'impatto sul traffico veicolare da parte dei mezzi al servizio dell'impianto", è stato sottolineato durante la serata.

Non ultimo, l'aspetto della salvaguardia del territorio, su cui si sono soffermati il Prof. Santolini e l'architetto Bottini. Quest'ultimo, ha insistito sulle bellezze paesaggistiche del territorio e ribadito la necessità di preservarne il fascino e peculiarità. “Purtroppo questo insediamento di allevamenti intensivi, andrebbe a danneggiare irreversibilmente l’intero territorio a livello paesaggistico, oltre che a livello della salute ma anche da un punto di vista del turismo”.

Ha proseguito poi il Prof. Riccardo Santolini, il quale anche lui ha evidenziato delle ricchezze e peculiarità territoriali della Valmarecchia, per le quali vengono ricercatori da tutto il mondo per studiarne la geologia, ma anche naturalisti, poichè la Valmarecchia è una delle linee di migrazione più importanti d’Italia. “Una terra di una peculiarità e incontro di genti incredibile, che non può essere 'sacrificata' dalla creazione di strade a quattro corsie o per creare 3 posti di lavoro – afferma Riccardo Santolini -. La Valmarecchia inoltre, fornisce milioni di metri cubi d’acqua ad un territorio ed industria turistica che deve imparare a riconoscere il suo lavoro (e rischia di essere contaminata irreversibilmente dalle sostanze tossiche prodotte dall’impianto)".

E’ intervenuta al dibattito, anche se in via telematica, Simona Savini (impegnata nella campagna Agricoltura per Greenpeace Italia), evidenziando come l’insediamento di un impianto di allevamento intensivo avicolo come questo, attraverso l’emissione di ammoniaca e dunque polveri sottili possa avere ripercussioni a livello locale ma anche sugli equilibri ambientali globali. Senza trascurare, i mangimi utilizzati negli allevamenti intensivi che sarebbero la causa principale di deforestazione in Sud America e non solo, sino a citare il rischio di diffusioni di epidemie, come quella di influenza aviaria tipica degli allevamenti intensivi.

I dubbi dei cittadini

“Va altresì ribadito – aggiungono i promotori – che un allevamento intensivo per polli (l’azienda è stata autorizzata al momento solo a produrre polli ma la stessa potrebbe chiedere l’autorizzazione anche per altre tipologie di animali) “affacciata” sull’incantevole borgo medievale di San Leo urta profondamente anche con l'immagine stessa dell'Alta Valmarecchia che tanti operatori turistici, associazioni di cittadini, enti pubblici e privati stanno costruendo, la stessa che i nostri amministratori propagandano come “paesaggi da vivere".

Le questioni sul tavolo sono numerose e alquanto spinose. La battaglia sembra essere appena iniziata e il comitato cittadino confida di poterne bloccare i lavori: "Ci sono casi in cui i cittadini hanno visto riconoscere le proprie istanze a progetto approvato", ha argomentato Innocenzi, citando proprio il caso del comitato la Vellesina: "Cittadini che vivono davanti a un maxi allevamento da 2,5 milioni di polli all'anno si sono uniti e una sentenza del Consiglio di Stato ha dato loro ragione, bloccando l'allevamento dello stabilimento".

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