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Cronaca

Arrestato imprenditore ittico, bancarotta da 1,5 milioni di euro e 88 lavoratori in nero

Arrestato riminese 56enne finito nel mirino dell'operazione "Too Fish" della Guardia di Finanza

Sono scattate le manette ai polsi di un imprenditore riminese 56enne accusato, dalla Guardia di Finanza di Rimini, di reati fallimentari e tributari e di aver impiegato in nero ben 88 lavoratori. L'uomo, finito nell'operazione "Too Fish", è indagato insieme ad altri 4 soggetti tutti finiti nello stesso procedimento penale in seguito al fallimento di due aziende operanti nel settore del commercio e lavorazione del pesce fresco e surgelato. Secondo le indagini delle Fiamme Gialle, i cinque avrebbero distratto beni e denaro per un valore di 1,5 milioni di euro, attraverso illeciti trasferimenti verso società italiane e estere (tra le quali due addirittura con sede in Marocco, sempre a loro stessi però ritenute riconducibili), nonché l’utilizzo nella propria contabilità di fatture per operazioni inesistenti, emesse da una SRL della provincia di Venezia e da una con sede in provincia di Rovigo, per un totale di oltre mezzo milione di euro.

Sulla base degli elementi emersi all’esito delle indagini penali, il GIP presso il Tribunale di Rimini, Benedetta Vitolo, accogliendo le richieste avanzate dalla Procura della Repubblica di Rimini, nella persona del Sostituto Procuratore Luca Bertuzzi, ha emesso un provvedimento con il quale ha disposto l’applicazione degli arresti domiciliari nei confronti del 56enne, e il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per un valore pari all’illecito profitto derivante dai reati fallimentari e da quelli tributari, stimato in 400 mila euro. Le indagini di polizia economico-finanziarie hanno inoltre consentito ai Finanzieri del Gruppo di Rimini di individuare, nell’ambito di una delle due società gestite dagli indagati e poi fallite, ben 88 lavoratori irregolarmente assunti, in relazione ai quali è stata accertata la retribuzione fuori busta di complessivi oltre 400 mila in meno di due anni, interessando il competente Ispettorato del lavoro per la contestazione delle relative sanzioni amministrative.

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