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Cronaca Riccione

Attilia Villa spegne 102 candeline, tra i ricordi le telefonate del Duce all'amante Claretta Petacci

Per la riccionese una festa tra gli auguri dei famigliari, del sindaco di Riccione Angelini e l’assessore ai Servizi Sociali Zoffoli

Ha festeggiato il suo centoduesimo compleanno con la sindaca Daniela Angelini, l’assessore ai Servizi Sociali Marina Zoffoli, suo figlio Fabio, la nuora Lella, le nipoti Cristina e Roberta e la pronipote Alice, nella Casa-famiglia Angeli Custodi situata a San Lorenzo. “Mamma Attilia, detta Lia, ha vissuto da bambina con la nonna Nazarena Ceccolini per la lontananza della mamma Bianca Villa, a Cà Rastelli, una frazione di Misano Monte.  – ha raccontato il figlio Fabio - Quando la nonna riusciva ad andare al mare e tornava con un po’ di vongole raccolte sulla spiaggia, allora riuscivano anche a mangiare con un po’ di soddisfazione. Poi i servizi l’avevano mandata a Morciano e qui, dalle suore, aveva frequentato le elementari e imparato a ricamare soprattutto guardando la Madre Superiora che spesso la voleva vicino e le chiedeva un parere sul lavoro che stava realizzando”.

Sarà poi nell’estate del 1937 che Lia verrà assunta come telefonista al Grand Hotel di Rimini. “Ricorda ancora bene le telefonate che il Duce Benito Mussolini faceva a Claretta Petacci, ospite del Grand Hotel, e della sua curiosità di ascoltarle furtivamente – continua Fabio - A quasi vent’anni era diventata una bella ragazza e un noto fotografo di Rimini l’aveva notata e le aveva chiesto di posare per foto in vari angoli della città. Il fotografo vinse alcuni premi e le foto di Lia finirono esposte in tutta Italia per la promozione turistica della riviera di Rimini”. Lia poi sarà impiegata alla SIAE (Società Italiana Autori Editori) di Rimini ed è qui che conobbe Agostino Severi (Gino) di professione violinista che di lì a poco divenne suo marito. Nel periodo di guerra si trasferirono a Milano, dopo poco tempo Gino venne trasferito in Germania, la lontananza e alla fine la decisione di raggiungerlo. La maternità imminente e le sorti della guerra li riportarono in Romagna.

“Nel 1946 ci fu un grande ed importante impegno: le votazioni per decidere se l’Italia dovesse essere ancora una Monarchia o diventare una Repubblica.  - riporta il figlio Fabio - Le donne Italiane, come Lia, che avevano mandato avanti l’Italia quando i loro uomini erano al fronte, andarono per la prima volta a votare. La svolta storica fu la Repubblica”. Nel 1948 per il lavoro di violinista di Gino la piccola famiglia si trasferì a Cernobbio, sul lago di Como. Nel 1953, la famiglia Severi lasciò il lago di Como per trasferirsi a Milano. Fabio continuò gli studi e Gino, dapprima entrò a far parte dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali, poi dell’Angelicum e quindi del Teatro alla Scala. Lia diventerà nonna con le due nipoti Cristina e Roberta e poi bisnonna con Mathias e Alice. Gino la lasciò al suo novantesimo anno di età, dopo sessantuno anni di matrimonio e dopo che da alcuni anni erano tornati a vivere a Riccione. 

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