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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il 7° Vega in prima linea contro la pandemia, nelle emergenze e nelle missioni all'estero

I militari dell'Aviazione dell'Esercito sempre operativi. Il comandante colonnello Marco Cardillo: "La sensazione che ci pervade è l’appagamento legato alla consapevolezza di aver fatto il proprio dovere"

Militari addestrati e preparati per entrare in azione negli scenari più delicati di tutto il mondo ma, anche, "angeli" in elicottero pronti ad aiutare la popolazione nelle emergenze più disparate. Questa la mission degli uomini e donne del 7° reggimento "Vega" dell'esercito di stanza all'aeroporto di Rimini e che, spesso, vediamo sorvolare i cieli della città coi loro AH129, i celebri e invidiati “Mangusta”, ma anche con gli NH90 per il trasporto di truppe. Un rapporto ventennale con la città e, allo stesso tempo, un motivo di vanto italiano all’estero viste le numerose missioni portate a termine in maniera eccellente tanto da ricevere dal Presidente della Repubblica la massima ricompensa militare.

L’occasione di poter incontrare il comandante del “Vega”, colonnello Marco Cardillo, è stata l’esercitazione effettuata insieme al 66° Reggimento fanteria aeromobile “Trieste” di stanza a Forlì. Sulle colline di Coriano, dove un tempo sorgeva una base militare, è stata effettuata la simulazione dell’evacuazione di 3 civili con compiti umanitari. Quella che in gergo viene chiamata NEO (Non combatant Evacuation Operation) e che ha visto l’impiego di una pattuglia di AH129 “Mangusta”, col compito di effettuare la scorta aerea, e di tre NH90, due impiegati per il trasporto dei militari e uno per l’evacuazione sanitaria oltre ad altre due squadre aeromobili del “Trieste”.

Colonnello quanto è stato importante il supporto dell'Esercito Italiano in occasione della pandemia?
In un tempo che ha stravolto le nostre abitudini, l’Esercito ha reagito con la prontezza di sempre mettendo in campo uno sforzo importante fortemente voluto dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. I militari hanno contribuito con medici e infermieri in concorso al Servizio Sanitario Nazionale, team interforze impiegati nei Drive Through Difesa (Operazione Igea) per effettuare i tamponi alla popolazione, sono stati messi a disposizione posti letto per degenza ordinaria e posti sub-intensiva/intensiva presso centri ospedalieri e strutture sanitarie da campo, è stato dato supporto ai lavori di predisposizione e allestimento delle aree sanitarie, impiegati velivoli per il trasporto in biocontenimento e per il trasporto di materiale sanitario e dispositivi di protezione individuale senza contare i militari operativi nell’ambito dell’Operazione Strade Sicure.

Il 7° Vega in azione, (Foto Migliorini)

Quali e quanti sono stati gli impieghi degli elicotteri  e del personale durante l'emergenza Covid-19?
Il 7° “Vega” ha contribuito “nel suo piccolo” all’importante sforzo operativo e logistico effettuato dalla Forza Armata impiegando ​i propri medici presso i Drive Through Difesa rispettivamente di Riccione e di Cesena, nell’ambito della cui attività sono stati effettuati  più di 50mila tra tamponi molecolari/antigenici, test sierologici e prelievi capillari post vaccinazione. Abbiamo messo il nostro ​personale a disposizione dell’AUSL di Modena e Reggio Emilia per coadiuvare ed incrementare il trasporto dei pazienti (anche affetti da COVID) mediante ambulanza oltre a fornire infermieri presso la terapia sub intensiva dell’ospedale di Lodi e presso uno dei primi Drive Through Difesa allestiti in Lombardia, precisamente a Fontanelle Malnate, all’inizio della pandemia. Per quanto riguarda i mezzi aerei, abbiamo messo a disposizione gli​ elicotteri in prontezza che per ben 4 volte sono decollati per il trasporto e la distribuzione dei dispositivi sanitari su tutto il territorio nazionale. Oltre a questo, il Vega è costantemente impegnato nei teatri operativi internazionali.

I mezzi del 7° Vega vengono impiegati anche per emergenze sanitarie o in casi di gravi calamità, come funzionano questo tipo di missioni?
Oltre ai compiti specifici propri delle unità dell’Aviazione dell’Esercito, come tutte le unità dell’Esercito Italiano possiamo fornire due tipologie di interventi: operativo, in caso di emergenza, e non operativo, concesso a enti o sodalizi in occasione di eventi e ricorrenze come è accaduto in occasione di EmergeRimini, Bell’Italia a Bellaria e vari appuntamenti locali. Facendo riferimento alle occasioni operative, oltre a quelli effettuati nel periodo di emergenza della pandemia, siamo stati attivati in altre occasioni di necessità e criticità in cui la salvaguardia della vita umana è stata prioritaria o laddove non erano disponibili o possibili altre forme di trasporto d’emergenza a causa delle condizioni metereologiche avverse o di notte. Come quando un elicottero NH90 è decollato per un trasporto sanitario d'urgenza di un paziente da Pesaro a Bergamo-Orio al Serio. In questi casi i voli vengono organizzati sulla base di un protocollo nazionale in stretta collaborazione con le Prefetture che, valutata la richiesta dei presidi sanitari, allertano la catena di comando della Forza Armata per la richiesta d’intervento.

Come ci si sente dopo un intervento che ha permesso di salvare vite umane?
L’essenza dell’essere un soldato sta nella lucida volontà di anteporre il dovere alle proprie necessità, in nome della tutela dei diritti di tutti gli italiani. Pertanto, al di là delle emozioni che si possono provare partecipando ad eventi così importanti come la salvaguardia della vita umana in cui anche il minimo errore potrebbe essere fatale per qualcun altro, la sensazione che pervade in ognuno di noi è l’appagamento legato alla consapevolezza di aver fatto il proprio dovere.

Il reggimento ha una lunga tradizione di missioni all'estero, operare in questi scenari comporta molti sacrifici e molti rischi. Come ci si addestra?
Il 7° Reggimento Aviazione dell’Esercito “Vega”, fin dalla sua costituzione, ha partecipato con i suoi equipaggi ed elicotteri a diverse operazioni all’estero come in Albania, Kosovo, Libano, Afghanistan e Iraq. Vent’anni d’impiego in cui gli equipaggi, operando in contesti difficili e ostili e anche in condizioni climatiche estreme, hanno dato prova di elevata preparazione e professionalità. Grazie a queste caratteristiche la nostra bandiera ha ricevuto, il 4 novembre 2017, direttamente dal Capo dello Stato la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia che rappresenta la massima ricompensa militare. La formazione dei nostri piloti è legata ed influenzata dalle tecnologie degli elicotteri e, ​soprattutto, ​dall’impiego nei differenti teatri operativi. Le moderne tecnologie presenti sui ​nostri aeromobili​ richiedono, infatti, costanti aggiornamenti o “type rating” e oltre a questo gli equipaggi a premessa ​dell’impiego sono sottoposti a cicli di addestramento realistici di varia complessità aderenti al ​contesto in cui si andrà ​ad operare.

E' vero che in occasione delle missioni all’estero i nostri mezzi, i nostri piloti e i nostri soldati sono considerati tra i migliori al mondo?
Diventare pilota dell’Aviazione dell’Esercito significa raggiungere un traguardo ​d’eccellenza ​riservato a pochi e fin dalla sua fondazione, il 10 maggio 1951, l’Aviazione dell’Esercito ha fatto ​della professionalità, della competenza e dello spirito di sacrificio dei ​propri equipaggi le ​fondamenta sulle quali basare la storia e i successi di questa specialità di cui ho l’onore di far parte. ​Il pilota dell’Esercito, per sua natura, effettua la manovra terrestre nella terza dimensione ​pertanto la​ formazione e il costante aggiornamento dei nostri piloti e tecnici sono​ l’obiettivo prioritario senza ​il quale non sarebbe garantita l’efficienza operativa dei nostri reparti.

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