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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bellini: "Il popolo dei social ha dato il peggio, non pensa alla tragedia di un morto"

Il vice sindaco di Rimini interviene dopo il decesso di Umberto Sorrentino, il 47enne deceduto la notte tra lunedì e martedì mentre cercava di rubare delle confezioni di acqua minerale ed è stato travolto dai bancali

Parla di "bieco frasario dell’orrore" il vice sindaco di Rimini, Chiara Bellini, nel commentare la risonanza che ha suiscitato sui social la morte di Umberto Sorrentino, il 47enne residente a Cattolica deceduto la notte tra lunedì e martedì mentre cercava di rubare delle confezioni di acqua minerale ed è morto travolto dai bancali che lo hanno schiacciato. "‘L'ennesima morte sul "lavoro"’, ‘altissima purissima levissima’,’se l’ha proprio cercata’(si, avete letto bene, proprio cosi..’se l’ha…’), e poi un susseguirsi di faccine sorridenti e pollici in su, qua e là inframezzato dal classico ‘basta buonismo’" sono tra le frasi che hanno amareggiato la Bellini sottolineando come la morte del 47enne sia stato "Un dramma che, invece di destare pietà e compassione, ha scatenato il peggio da alcune persone, che dietro la tastiera si sono sentite libere di poter  dar fondo ad un registro spietato di volgarità, disumanità e violenze verbali di ogni tipo. Davanti a una persona morta. Senza più pietà, in uno scenario di impoverimento anche linguistico che non è mai solo una questione personale,  ma anche e soprattutto di etica democratica o più brutalmente di cosa stiamo diventando e siamo già diventati. Viene da chiedersi  da dove provenga questo livore spropositato, ma soprattutto, da interrogarsi per capire i motivi della deriva di una società che non esita neanche più un secondo a condividere pubblicamente parole che non si sa da quale antro personale provengano.  La pietà, o la compassione -ovvero il "patire insieme" - si sono tramutate, prima nel linguaggio e poi nei comportamenti, in una ricerca ossessiva dello "star bene da soli", senza gli altri, anzi, contro gli altri. Contro questo odio è  sempre più necessario uno sforzo di autentica resistenza, non solo per sradicare modelli culturali violenti, ma anche per dare rispetto alla vita umana e un senso al sentirsi e percepirsi come comunità.  Come? cominciando a riprenderci cura delle parole, ridandogli valore, significato, peso e quella misura senza la quale, insieme alla pietà, rischieremmo di perdere definitivamente anche le fondamenta della nostra convivenza civile". 
 

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