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Cronaca

Beni confiscati per far fronte all'emergenza abitativa, "La burocrazia frena tutto"

E' l'opinione dell'assessore al Patrimonio Gian Luca Brasini, intervenendo sull'utilizzo degli immobili confiscati da utilizzare per fronteggiare l'emergenza abitativa

"E' inutile stanziare risorse o premiare quei Comuni che si attivano per un riutilizzo virtuoso di beni che peraltro rischiano di essere abbandonati, se non si allargano un po’ i lacci di una burocrazia che ancora legano stretto e bloccano il Paese". E' l'opinione dell'assessore al Patrimonio Gian Luca Brasini, intervenendo sull'utilizzo degli immobili confiscati da utilizzare per fronteggiare l'emergenza abitativa.

“C’è un patrimonio, in Italia, a disposizione dei Comuni, degli enti locali, ma ancora sottoutilizzato - premette Brasini -. E' quello rappresentato dai beni confiscati alla mafia, tornati al centro del dibattito delle ultime settimane, soprattutto dopo il caso esploso a Roma per lo sgombero della palazzina di via Curtatone. L’ipotesi di utilizzare i beni confiscati alla malavita per far fronte all'emergenza abitativa ha riacceso la discussione sullo scarso utilizzo di questi beni – si parla di 23 immobili confiscati – da parte dei Comuni, che dovrebbero essere assegnatari in via prioritaria di tali beni, come prevede il Codice antimafia".

"Ma è proprio sul termine ‘prioritario’ che ci si incaglia - osserva Brasini -. Perché se è vero che i Comuni sono i primi destinatari degli immobili, è altrettanto vero che devono passare degli anni prima che questi beni possano davvero rientrare nella disponibilità di un ente locale. L’esempio l’abbiamo ‘in casa’: era il 28 dicembre 2012, cioè poco meno di 5 anni fa, quando l’Amministrazione manifestò l’interesse all’assegnazione di due immobili confiscati alla criminalità organizzata, dei quali si era venuti a conoscenza informalmente. Passa quasi un anno senza che si muova foglia. Fino a quando, il 5 novembre 2013, l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità richiedeva al Comune la manifestazione d'interesse all'assegnazione di un solo bene presente sul territorio comunale, confiscato con Decreto del Tribunale di Bologna nel luglio 2010".

"A stretto giro, appena un mese dopo la richiesta dell’agenzia, il consiglio comunale approva un atto che ufficializza la manifestazione d’interesse per acquisire l’immobile in questione, in via Satirycon Fellini 1969, con l’obiettivo di destinarlo al progetto “Housing First”, importante percorso di supporto delle persone in condizioni di marginalità per l’inserimento in abitazioni autonome - aggiunge -. Da lì, il nulla. La delibera datata 5 dicembre 2013, è stata trasmessa all’Agenzia, ma non è ancora stata disposta l’assegnazione dell’immobile. In questi anni, quasi quattro da quel consiglio comunale, ovviamente non sono mancati contatti e sollecitazioni, ma le risposte sono state le più varie: sono emerse prima difficoltà sulla nomina di organi dell’Agenzia, poi si sono accertate problematiche per le iscrizioni di ipoteche sui beni confiscati".

"Aldilà delle ragioni specifiche, questo episodio racconta meglio di tante altre parole come entrare in possesso di questi beni sia tutt’altro che semplice, come invece spesso si vuole far trasparire nel dibattito pubblico - conclude -. Al contrario, è una strada in salita, costellata di ostacoli, dove si rischia di finire nelle trappole della burocrazia di cui questo impervio percorso è disseminato. Dunque è inutile stanziare risorse o premiare quei Comuni che si attivano per un riutilizzo virtuoso di beni che peraltro rischiano di essere abbandonati, se non si allargano un po’ i lacci di una burocrazia che ancora legano stretto e bloccano il Paese”.

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