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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Le indagini: un summit in una masseria del Napoletano per decidere a chi "apparteneva" Rimini

E' scattata venerdì mattina all'alba l'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Rimini una vasta operazione anti mafia che ha interessato, oltre alla Romagna, anche l'Emilia-Romagna, la Toscana e la Campania

E' scattata venerdì mattina all'alba l'operazione dei carabinieri del comando provinciale di Rimini una vasta operazione anti mafia che ha interessato, oltre alla Romagna, anche l'Emilia-Romagna, la Toscana e la Campania. Sono due le organizzazioni camorristiche colpite dai militari dell'Arma e dedite a estorsioni, rapine, sequestri di persona, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni e impiego di denaro di provenienza illecita. Circa 150 i militari impegnati nel blitz per eseguire 10 misure cautelari e il sequestro di beni mobili e immobili per oltre mezzo milione di euro.

La vicenda, tutta incentrata a Rimini, si sviluppa – secondo le accuse – in una vera e propria cellula camorrista emergente in Riviera che puntava a scalzare la malavita organizzata già presente a Rimini, ed in particolare quella di Ciro De Sisto, già noto nella riviera romagnola. Per farsi spazio il gruppo criminale che secondo i carabinieri faceva capo a Ciro Contini, 31 anni,  nipote di Eduardo, boss dell'omonimo clan napoletano, non esitava a ricorrere alla violenza, in particolare spaccare le ossa delle mani a martellate. 

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La banda di Contini, secondo quanto accertato dai carabinieri, per spodestare De Sisto gli aveva chiesto un "pizzo" di 30mila euro, mentre a Massimiliano Romaniello, a capo di un'altra cellula camorristica operante a Rimini, era stato chiesto di subentrare a un'estorsione da 3mila euro al mese con la quale teneva soggiogato il titolare di una grossa ditta di autotrasporti di Rimini. Una situazione che ai vecchi boss locali non andava bene tanto che i due si erano rivolti rispettivamente agli uomini del clan Nuvoletta e Mazzarella con i quali avevano stretti rapporti. Era stato così deciso un summit di tutte le persone coinvolte in una masseria del napoletano al quale avevano partecipato anche gli esponenti del clan Contini. Questi ultimi, tuttavia, avevano fatto capire che i movimenti di Ciro in Romagna non erano ben visti dalla "famiglia" e che, quindi, De Sisto e Romaniello non avrebbero avuto interferenze dalla Campania per "difendere" i loro affari illeciti.

E' stato a questo punto che i componenti delle tre cellule malavitose, a parte Ciro Contini che nel frattempo era stato arrestato per altri reati, avevano iniziato a girare per Rimini armati temendo agguati reciproci. Un'escalation di tensione che, per ammissione degli stessi inquirenti, sarebbe bastato poco a scatenare una guerra tra bande tanto che, dal napoletano, sarebbero già stati pronti a partire dei gruppi armati per difendere gli interessi dei vari coinvolti.

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