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Cronaca

Caso di omofobia in un ristorante di Miramare: "Ristoratore si rifiuta di servire una trans"

L'Arcigay si sofferma su un presunto caso di omofobia avvenuto in un ristorante di Miramare. "Vittoria è un transessuale residente a Rimini, che con una cugina voleva pranzare in un ristorante di Miramare.

In un anno, secondo il report Omofobia 2017 raccolto da Arcigay, 196 casi di omofobia sono stati raccontati dalle cronache dei giornali, il doppio dell'annata precedente. “A Rimini sono 2 i casi riportati dai giornali, ma ce ne sono molti altri che non hanno raggiunto le cronache o che non sono mai stati denunciati” si legge in una nota di Arcigay Rimini firmata da Marco Tonti, il presidente.

Tonti si sofferma su un presunto caso di omofobia avvenuto in un ristorante di Miramare. “Vittoria è un transessuale residente a Rimini, che con una cugina voleva pranzare in un ristorante di Miramare, del quale non è noto il nome. Una volta arrivate il ristoratore - sempre, ed è giusto sottolinearlo, in base a quanto detto da Vittoria - si sarebbe rifiutato di servire le due donne accampando pretesti o intendendo relegarle in fondo alla sala”. “Un trattamento inaccettabile e umiliante in sé - dice il presidente Arcigay - ma anche deleterio per l'immagine di Rimini famosa per la sua accoglienza”. 

Tonti riporta una frase che, sempre secondo il racconto di Vittoria, sarebbe ‘sfuggita’ al ristoratore: “Siamo un posto per famiglie”. “Come se Vittoria e sua cugina - dicono da Arcigay - non fossero una famiglia! Bene ha fatto Vittoria a denunciare il fatto. Le offriamo il nostro appoggio e la invitiamo alla nostra manifestazione. Non ci si sorprenda poi se le unioni civili hanno difficoltà a imporsi quando l'omo-transfobia è ancora così generalizzata e diffusa nella nostra società. La parità non sarà mai completa finché le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali non si sentiranno libere di vivere appieno i propri sentimenti e il proprio essere al riparo da battute, insulti, minacce, violenze e umiliazioni” continua Tonti.

“La strada che deve compiere la società è ancora lunga, ed è per questa ragione che Arcigay Rimini e UISP Rimini hanno pensato di ispirarsi alla bicicletta per la manifestazione di oggi 21 maggio, per allontanarci ancora più rapidamente dall'omo-transfobia pedalando "sulle ali della libertà". Grazie alla collaborazione col Fuera chi sarà presente alla partenza all'Arco d'Augusto alle 18.30 avrà diritto a uno sconto di 2 euro all'arrivo”.

LA REPLICA - Replicano i titoli del ristorante in questione, gestito da ben 35 anni dallo stesso titolare: "Ci vogliamo scusare con la signora che è stata allontanata dal locale, che evidentemente ha frainteso le motivazioni per le quali il fatto è avvenuto. Siamo rimasti basiti per tutto quello che è accaduto ieri e per come è stato raccontato. Nel nostro ristorante possono entrare tutti i clienti, senza distinzione di sesso, religione o di qualsiasi altra cosa. L’unica motivazione che ci ha spinti a non accogliere questa cliente nel nostro ristorante va ricercata nell’abbigliamento con cui si è presentata per il pranzo (che tra le altre cose non era quello che poi è stato mostrato in fotografia) e che non abbiamo ritenuto consono al decoro. Il tutto acuito dalle urla e dagli atteggiamenti poco civili che ha usato per lamentarsene, così sopra le righe da farci anche pensare che fosse in stato di alterazione. Ci dispiace ancora di più che sia stato classificato come episodio di razzismo o omofobia, poiché non c’è cosa più lontana da noi e dai nostri comportamenti abituali, che nei nostri due locali ci vedono ogni giorno a contatto con persone di tutti i generi e provenienze, molte delle quali nostre amiche. Rimaniamo comunque convinti che sia nostro compito tenere un decoro nel ristorante, per permettere alla nostra clientela di sentirsi sempre a proprio agio”.

CONFCOMMERCIO - Scrive Gianni Indino, presidente della Confcommercio della Provincia di Rimini: "“Come presidente della Confcommercio della Provincia di Rimini e presidente provinciale del Silb, conosco da anni i proprietari del ristorante, nostro associato, e proprio per questo non posso credere che quello avvenuto  si sia trattato di un episodio di omofobia. I gestori sono sempre stati rispettosi delle leggi e delle normative, partecipi alle iniziative della città, oltre che aperti a tutti come si può facilmente vedere dalle serate che organizzano nel loro locale da ballo. Mi risulta incredibile che l’allontanamento di questa cliente possa essere avvenuto per una discriminazione relativa alla sfera di genere. Ribadendo il nostro netto e totale no all’omofobia e a qualsiasi altro atto di razzismo o discriminazione, ritengo che i proprietari abbiano operato per il decoro, che va tenuto in grande considerazione da chi gestisce un ristorante apprezzato a livello locale, nazionale e internazionale e che cerca di offrire ogni giorno un ambiente sereno e cordiale”.

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