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Cronaca

Cgil e Cisl insoddisfatte sugli scenari della sanità. "La Regione trovi le risorse per risolvere le carenze"

"Che la Regione Emilia-Romagna trovi le risorse per garantire la nostra sanità pubblica o si continueranno a tagliare i servizi e gli stipendi dei professionisti"

Cisl e Cgil tornano a mostrare preoccupazione per il comparto della sanità. E chiedono immediati provvedimenti su più tematiche. "Che la Regione Emilia-Romagna trovi le risorse per garantire la nostra sanità pubblica o si continueranno a tagliare i servizi e gli stipendi dei professionisti. Nei giorni scorsi la Regione ha presentato il piano di smaltimento delle liste di attesa del quale però bisognerà comprendere quali saranno le modalità di attuazione, poiché senza potenziare il personale sembra fantascienza poterlo fare, se non con il rischio concreto, ancora una volta, di cedere pezzi di sanità pubblica al privato". Questo è l'allarme lanciato dalla segreteria di Cisl Romagna sul settore della sanità.

"L’investimento sul personale è inoltre indispensabile per poter implementare l’assistenza territoriale in attuazione del Pnrr. Infermiere di famiglia, Oosco, case della comunità, Cot (centrali operative territoriali) sono nuovi modelli di assistenza territoriale che rischiano di rimanere solo sulla carta senza un investimento concreto sul personale, senza la giusta programmazione e pianificazione delle priorità - continua il sindacato - Sul tema delle risorse al personale, poi, il paradosso per cui se assumiamo personale cala lo stipendio di coloro che sono già in servizio, non è frutto della pandemia o della gestione dell’emergenza, gli ultimi due anni hanno solo esasperato un problema che abbiamo dal 2018, determinato da scelte politiche di tagli dei costi della Sanità, che oggi non possono essere compensati se non c’è un netto cambio di rotta".

"Tema questo delle risorse per il personale - aggiunge Cisl Romagna - che denunciamo da oltre due anni, a partire dal presidio del 14 luglio 2020 nelle sedi territoriali e davanti alla sede della Regione, che in assenza di risposte dal governo, non può restare inascoltato perché si tratta del giusto riconoscimento economico dei 60.000 dipendenti del nostro Sistema sanitario regionale, a cui non basterà dare una risposta col rinnovo contrattuale per cui sono in corso in queste ore le trattative a livello nazionale. Risposte certe e concrete, questo ribadiremo nelle richieste ad una Regione 'benchmark per la sanità pubblica', nel corso degli incontri calendarizzati dalla scorsa settimana, anche su questi temi, nell’ambito del patto per il lavoro".

La Cisl Fp chiede perciò alla Regione risposte per il personale e annuncia che "continueranno i presidi territoriali davanti a tutte le aziende del Ssr, attualmente in atto a Parma, e in modo permanente sotto la sede della Regione a partire dal 4 luglio. Il personale e i servizi non possono essere messi a rischio, non si possono fare proclami distanti anni luce dalla realtà che il personale ed i cittadini vivono rispetto ai servizi offerti. Rilanciare la Sanità partendo dai professionisti, questa la strada da percorrere per andare nella direzione della garanzia del sistema salute pubblico".

Alla Cisl fa eco la Fp Cgil: "Le cattive notizie nel mondo della sanità si succedono in maniera frenetica. Insieme a prospettive macro, come il rinnovo del Ccnl della Sanità, che sembra alle strette finali, ed alla carenza strutturale di fondi da dedicare al personale Medico-Sanitario, Fp Cgil deve riscontrare anche questioni che riguardano in maniera specifica l’Ausl della Romagna: la carenza e lo stress del personale dei Ps ed il tentativo di recedere dal riconoscimento dell’indennità Covid-19 per interi settori del comparto, proprio mentre è noto a tutti che il Covid non è scomparso e la popolazione del territorio sta aumentando".

E ancora: "Inoltre, Fp Cgil ritiene che l’ordine di servizio per sopperire alle assenze dei medici di Pronto Soccorso non sia la panacea di tutti i mali, perché è una metodica che fa ampiamente trasparire la scarsa programmazione di un problema ben noto già prima della pandemia, sicuramente non risolutiva e che ha già incrementato il malcontento diffuso tra i professionisti sanitari. Bene al riconoscimento economico anche per il personale che opera nelle U.O. critiche per numero di assunti come a titolo esemplificativo, nei PS (21% di medici in meno)
ed nella neuroradiologia (dove si arriva addirittura al 38% di professionisti in meno) e bene all’apertura aziendale nel trovare altri ambiti in cui si verifichino tali condizioni di disagio".

In conclusione: "Crediamo fortemente, però, che ci si debba interrogare sulla carenza di vocazione e sul ruolo delle Direzioni Sanitarie, della politica e delle Università nel migliorare la qualità sia economica che del lavoro dei professionisti, che sono la base del Sistema Sanitario Nazionale, che sottolineiamo esser pubblico e che vogliono che tale resti. Ci aspetta una estate di fuoco ed un ottobre in cui non siamo certi che le temperature si abbasseranno".

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