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Cronaca

Il boss emergente che dirigeva gli affari dal carcere con un cellulare clandestino

Dall'Alleanza di Secondigliano alla formazione di un "gruppo autonomo" nel riminese, Ciro Contini a Napoli era "indesiderato" e considerato un cane sciolto

Dall'Alleanza di Secondigliano alla formazione di un "gruppo autonomo" nel riminese. Ciro Contini, napoletano di 31 anni - nipote del boss Eduardo Contini, detto 'o Romano, considerato il vertice del clan di Secondigliano - a Napoli era "indesiderato" e considerato un cane sciolto e per questo aveva spostato la sua influenza nell'area romagnola dove aveva fondato un clan autonomo ed indipendente dal gruppo napoletano di riferimento. Descritto come un boss violento, omofobo e sessista oltre che pericolosissimo perché “uccideva per sfizio” e diceva alla sua fidanzata che “le femmine non possono stare” alle riunioni degli uomini.

IL VIDEO DEGLI ARRESTI A RIMINI

Ciro Contini "o’ nirone", nipote del super boss Eduardo Contini o’ romano, uno dei capi della famosa “Alleanza di Secondigliano” si era anche tatuato il marchio di famiglia sul corpo giusto per ricordare agli altri chi era e da dove veniva. E’ stato lui uno dei reggenti della ‘Paranza dei bimbi’ dopo l’uccisione di Emanuele Sibillo. E’ stato lui a volere “per sfizio” la morte dell’innocente meccanico di Forcella Luigi Galletta prima picchiato e poi ucciso perché cugino del “nemico” Luigi Criscuolo detto "Sby sby" uno dei componenti del commando che la sera del 2 luglio del 2015 aveva posto fine alla vita di Emanuele Sibillo. Il racconto dei pentiti e le indagini nate dalle intercettazioni telefoniche e ambientali degli affiliati dei clan Sibillo e Buonerba hanno contribuito agli investigatori di delineare il profilo criminale di Ciro Contini.

Operazione "Hammer"

Arrestato lo scorso novembre, a carico del 31enne boss emergente sono numerosi gli episodi raccontati dal pentito Pasquale Orefice: “…Anche prima della morte di Emanuele Sibillo, il Contini Ciro faceva parte del gruppo di fuoco con loro. Quando morì Emanuele Sibillo e il fratello Pasquale Sibillo era latitante, le redini del clan passarono a lui. Al punto che mi chiedeva consigli su come operare con gli affiliati. Ad esempio per la imposizione delle buste ai commercianti e dei cartoni per le pizze gli spiegai che era meglio non coinvolgere affiliati che potevano ricondurre a lui, ma ragazzi estranei alla malavita. In un ‘altra occasione mi mostrò 2 pistole, una calibro 9×21 vecchia e un’arma corta, oltre ad una mitraglietta per avere un parere sulla loro funzionalità. Gli dissi che le due pistole non erano buone. La mitraglietta fu poi sequestrata dalle Forze dell’ordine. Ciro Contini è il nipote di Eduardo Contini e non si può toccare. Mi ha detto in più occasioni che uccide anche “per sfizio”, contrariamente alle regole del clan Contini. Dopo l’ultima volta che è uscito dal soggiorno obbligato a San Vittore od in un paese vicino, ad agosto 2018, è tornato a Capodichino e controlla oggi il quartiere per conto suo. suo. Mi ha detto che per i Sibillo ha commesso agguati nella Sanità e una sparatoria a Forcella, senza specificare l’obiettivo. Mi ha parlato dell’omicidio del meccanico, specificandomi che “per sfizio” si era messo sul motorino ed era andato anche lui a sparare contro il meccanico… Questo omicidio è stata una punizione contro questa famiglia, perché uno di questa famiglia, per come mi ha detto il Contini, sparò ad Emanuele Sibillo da un balcone uccidendolo. A sparare contro il meccanico, per come mi ha detto il Contini Ciro, furono o’nannone, lo stesso Ciro Contini. ma in  realtà all’origine doveva andare solo o’nannone, ma alla fine andarono in 4 o 5 di loro, intesi come appartenenti ai Sibillo".

"Ad agosto 2017 - prosegue il pentito - prima dai ragazzi del gruppo del Contini e poi dallo stesso Contini ho saputo che questi aveva avuto una discussione con o’nannone che essendo rimasto fedele ai Sibillo non volle appoggiare il Contini Ciro poichè quest’ultimo aveva un atteggiamento ambiguo. Il Contini Ciro in quel periodo infatti già prendeva la mesata dai Contini. D’altra parte Contini Ciro era fidanzato con la nipote di Nicola Rullo”. La ragazza nel corso di una telefonata intercettata con un’amica le racconta di essere salita con un signore che lei non conosce e precisa che Ciro si è “verdiato” (arrabbiato) in quanto non vuole che lei salga a casa senza avvisarlo “mi da fastidio che stanno que­sti qua sopra e tu vieni … forse non hai capito che le femmine non possono stare”. La ragazza dice che Ciro sta nero e ribadisce che non vuole che lei sia presente ai suoi incontri con le altre persone in quanto si preoccupa che potrebbe sentire cose che non deve sentire “nel senso che altrimenti so troppe cose  e lui vuole proprio evitare pure se lo viene a tro­vare qualcuno”. In un’altra telefonata la ragazza dice: “ci sta un sacco di gente sopra, quello mi uccide se salgo”.

Secondo gli inquirenti, Contini anche da dietro le sbarre del carcere continuava a gestire i propri affari, soprattutto quelli della Viserba Rent. Alla fidanzata e ai parenti che lo andavano a trovare, in più occasioni avrebbe ribadito che tutti i movimenti finanziari dovevano essere approvati espressamente da lui. Nonostante la reclusione, il 31enne avrebbe potuto contare sui contatti all'esterno del carcere utilizzando dei telefonini arrivati clandestinamente in cella e, prima di essere trasferito nel carcere di Prato, era pronto un piano per inviargli un cellulare. Il neo boss aveva chiesto espressamente un iPhone di ultima generazione ed erano pronti a recapitarglielo nel cortile della prigione utilizzando un drone.

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