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Cronaca

Coldiretti in campo con le oltre 20 associazioni coordinate dalla Protezione civile di Rimini

L'agricoltore: “Abbiamo cominciato monitorando gli argini e fotografandoli ora dopo ora, ci siamo poi spostati nei luoghi dove era necessaria un’azione manuale forte, mettendoci a disposizione delle amministrazioni"

Da oltre 72 ore gli agricoltori delle nostre campagne seppur coinvolti gravemente dall’allerta rossa e dai danni generati dalla spaventosa alluvione di questi giorni, si prodigano con tutte le forze, l’impegno e i mezzi, per aiutare la popolazione colpita. Sono innumerevoli i nomi e le testimonianze di solidarietà che gli abitanti di Rimini, Riccione e di tutti i comuni piccoli e grandi della provincia raccontano: dal monitoraggio degli argini, continuativo ed instancabile con documentazione fotografica temporizzata in collaborazione con la Protezione Civile, all’aspirazione delle acque e fango ormai all’interno delle abitazioni raggiunte, dalla movimentazione dei detriti per liberare le strade dissestate e distrutte con i mezzi, al taglio dei tronchi e del legname caduto, alla cucina da campo per i volontari in collaborazione con l’Associazione Carabinieri. E’ la storia di Ferruccio Bagli, titolare di un’azienda agricola del riminese, che con tenacia, costanza e senza rallentare un minuto, da martedì notte con l’Associazione Carabinieri e con ogni mezzo possibile si è trasformato nell’anima delle squadre di volontari.

“Abbiamo cominciato monitorando gli argini e fotografandoli ora dopo ora su indicazione e procedura della Protezione Civile, ci siamo poi spostati nei luoghi dove era necessaria un’azione manuale forte, mettendoci a disposizione delle amministrazioni e tagliando tutto il legname che ostruiva vari tratti delle strade, caduto o accumulatosi per le forti piogge, piene e frane. Con l’arrivo della colonna veneta della protezione civile ci siamo poi spostati nel riccionese per liberare dal acqua e fango gli interrati mentre, nel frattempo, fungevamo anche da cucina da campo per i volontari e chiunque ne avesse bisogno” racconta Bagli “stiamo aspettando alcuni elementi tecnici per cominciare ad intervenire anche in altri territorio spostandoci verso il cesenate e ovunque ci sarà bisogno. Non preoccupatevi, arriviamo” conclude l’agricoltore quasi con le lacrime agli occhi per la commozione. Turni interminabili interrotti solo da qualche ora di sonno, un pasto in piedi spesso dopo le 15 a volte anche le 16, perché la priorità è soccorrere le persone che sono ancora in pericolo. L’allarme non è cessato. Innumerevoli anche le forme di solidarietà da parte delle strutture agrituristiche del territorio: da Marco Bianchi di Podere Bianchi di Coriano che ha offerto ricovero ad una famiglia sfollata di Ravenna, a cui si sono subito uniti l’Agriturismo Il Capannino di Allevi di Montescudo – Montecolombo e l’azienda agricola Pecci di San Clemente.

In Romagna nell’arco di soli 2 giorni si sono abbattute ben 30 bombe d’acqua su un territorio reso fragile dalla prolungata siccità a causa della caduta al nord del 40% di precipitazioni in meno nel primo quadrimestre dell’anno. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sui dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) e di Isac Cnr in riferimento all’alluvione che ha colpito la Romagna con dispersi e vittime per le quali si esprime profondo cordoglio. “La furia del maltempo – sottolinea Guido Cardelli Masini Palazzi Presidente di Coldiretti Rimini  – si è scatenata su terreni secchi che non sono riusciti ad assorbire l’acqua che è caduta violentemente provocando allagamenti, frane e smottamenti nelle aree rurali dove molte aziende agricole risultano irraggiungibili con problemi per la consegna del latte munto ma anche per garantire acqua e alimentazione agli animali allevati”.

Sono oltre 5mila secondo la Coldiretti le aziende agricole colpite dal maltempo per frane o allagamenti che mettono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, con danni al momento incalcolabili in attesa del deflusso delle acque e del fango. “Il settore più colpito – precisa Alessandro Corsini Direttore di Coldiretti Rimini – è quello dell’ortofrutta con il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti che “soffoca” le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno 4 o 5 anni prima di tornare produttive”.  

A causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni Ma la percentuale arriva al 100% in molte regioni come l’Emilia Romagna. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra. Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Ma serve anche approvare la legge contro il consumo di suolo che giace in Parlamento da oltre 10 anni.

Siamo infatti di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che già lo scorso anno hanno raggiunto i 6 miliardi di euro.

“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Ma sono anche necessario investire nei bacini di accumulo che diventano quindi fondamentali per la sicurezza di tutto il nostro Paese, conservando l’acqua in eccesso per ridistribuirla quando serve utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, dei fondi di coesione e del REpowerEU. A fronte di questa situazione climatica – continua Prandini – è infatti strategico intervenire con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta ad aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale.

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