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Cronaca

Covid, l'appello dei medici: "Lockdown in aree specifiche ma non chiudete la scuola"

Tra i firmatari dell'appello c'è anche il dottore Gianluca Vergine, direttore di Pediatria dell'ospedale Infermi

"Scongiurare un lockdown nazionale con lockdown intermittenti e micro-lockdown nelle province e nei Comuni più a rischio, senza sacrificare l'istruzione di bambini e ragazzi". Dopo la lettera inviata il 2 novembre al governo e ai membri del Comitato Tecnico Scientifico da 16 tra i più importanti medici e ricercatori italiani - tra i quali Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria dell'Università di Parma e consulente dell'Oms, Antonella Viola, immunologa e Direttore dell'Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova, e Stefano Zona, specialista in Malattie Infettive dell'Ausl di Modena - gli autori intervengono nuovamente "in vista delle nuove misure in discussione da parte del governo che potrebbero includere nuove regioni tra le aree rosse". Gli scienziati, si legge nella nota, "domandano l'applicazione di chiusure non solo su scala regionale, concentrandosi su Comuni e Province dove i dati sui contagi indicano una situazione epidemiologica in forte crescita e un carico sulle strutture ospedaliere non sostenibile. Secondo gli autori dell'appello, l'immediata attuazione di micro-lockdown estesi anche alle situazioni più critiche nelle aree gialle e aranconi, sull'esempio delle misure intraprese a Codogno, Vo' e Medicina nello scorso mese di marzo, e di una strategia di medio-lungo periodo con lockdown pulsati di durata intermittente di 1-2 settimane fino alla primavera, porterebbe a una riduzione dei contagi".

Tra i firmatari della lettera ci sono anche Gianluca Vergine, direttore Uoc Pediatria, Ospedale di Rimini, e della Romagna anche Anna Maria Magistà, direttore Pediatria di Comunità Ravenna Lugo Faenza; Federico Marchetti, direttore Dipartimento Materno-Infantile, Ravenna.

Le richieste

I medici chiedono inoltre "l'interruzione degli spostamenti regionali anche tra regioni 'gialle', l'obbligo (e non solo la raccomandazione contenuta nell'ultimo Dpcm) al lavoro agile per amministrazioni pubbliche e attività private attuabili a distanza, il divieto di incontri in abitazioni private tra non conviventi, ad eccezione di congiunti, con numero massimo di 6 persone per abitazione, e il potenziamento delle capacità di Test e Tracciamento, con particolare attenzione alle Regioni in maggiore difficoltà". I medici sottolineano nuovamente l'importanza di mantenere aperte le scuole: "La risposta alla crescita dei contagi non può essere la chiusura delle scuole, che - come tutti i dati regionali confermano - non rappresentano significativi hotspot dei contagi", ha affermato Stefano Zona.

"In uno studio nazionale effettuato durante il primo lockdown su 2.064 adolescenti di età compresa tra 11 e 19 anni abbiamo dimostrato che il 58,5% dichiarava una sensazione di tristezza che si associava a crisi di pianto (nel 31% dei casi) e ad agitazione (nel 48%) come conseguenza della chiusura delle scuole, con il 52,4% dei ragazzi che riferivano disturbi alimentari e il 44,3% che presentavano disturbi del sonno. Inoltre, la chiusura della scuola in presenza determinerebbe un ulteriore aggravamento delle diseguaglianze, con un impatto sociale drammatico soprattutto per le famiglie con persone con disabilità e gravi malattie croniche", ha sottolineato Susanna Esposito.

"Le conseguenze della chiusura della scuola sulla salute psicofisica di bambini e adolescenti sarebbero devastanti- afferma Antonella Viola- Le misure messe in atto per combattere Covid-19 devono tener conto del loro effetto sulla salute globale, specialmente di quella delle generazioni future". "La politica deve agire con scelte rapide e razionali. In Italia nel 2019 1.137.000 bambini (l'11,4% del totale) vivevano in condizioni di povertà assoluta. Si stima che in conseguenza della pandemia questo dato sia cresciuto di un milione di bambini. La chiusura delle scuole avrebbe conseguenze psicologiche, educative e sociali drammatiche, oltre che economiche", conclude Zona.

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