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Cronaca

Criminalità, Rimini seconda dietro Milano. Reati in calo

Rapine al 35,3%, borseggi al 19,1% e scippi al 16,8%. E' il quadro che emerge dalla ricerca sul trend della criminalità pubblicato lunedì sul Sole 24Ore nel territorio della provincia di Rimini

Rapine al 35,3%, borseggi al 19,1% e scippi al 16,8%. E' il quadro che emerge dalla ricerca sul trend della criminalità pubblicato lunedì sul Sole 24Ore nel territorio della provincia di Rimini. Per il sindaco Andrea Gnassi si tratta di “un dato confortante che premia gli sforzi fatti sul versante della sicurezza da parte delle Forze dell’ordine e degli enti locali. Tuttavia ancora una volta la classifica generale non rende giustizia vedendoci secondi dietro Milano”.

Tutta il primo cittadino evidenzia anche un -10% di reati denunciati nel 2010, la miglior performance in assoluto dopo quella di Asti. Una classifica generale che, tenendo conto dello stretto rapporto numerico tra reati e i soli residenti, “ci penalizza per non tener conto che Rimini è vissuta d’estate da milioni di persone e non dai soli residenti come nelle altre realtà”.

Per il sindaco si tratta di “un’anomalia statistica di cui quest’anno anche il Sole 24Ore tiene finalmente conto, precisando nel commento: <<Rimini, che registra poco più di 20mila reati, è penalizzata nel calcolo dal ridotto numero di residenti e dall’aumento dei reati nella stagione estiva in coincidenza con il boom del turismo>>”.

Per Gnassi I risultati sono “migliorati quest’anno grazie alla strategia condivisa tra Comune, Questore, forze dell’ordine, Comitato per la sicurezza, ma soprattutto grazie all’impegno degli uomini e donne in divisa, che sulla strada tutti i giorni sono impegnati a garantire la nostra sicurezza. Un impegno che non può scemare e che mi ha spinto a rilanciare per giungere alla definizione di un Patto per la sicurezza, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali, dalle Regioni ai Parlamentari, i sindacati, il Prefetto, per porre a Roma il tema di Rimini, per la dotazione d’infrastrutture, mezzi, uomini per un’area metropolitana come questa che non può più essere quella immaginata nel 1989 quando un decreto ministeriale ci parametrava a una provincia come Isernia.”

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