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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Creditori minacciati con pistola: "Siamo 'ndranghetisti, non ti paghiamo"

Il gruppo individuato dalla Guardai di Finanza di Rimini era attivo nella gestione di diversi alberghi sulla Riviera e non solo, 5 persone agli arresti domiciliari

E' di 8 misure cautelari, di cui 5 agli arresti domiciliari, il bilancio dell'operazione "Popilia" della Guardia di Finanza di Rimini che ha scardinato un sodalizio di sedicenti 'ndranghetisti attivi nella gestione di alberghi sulla Riviera e non solo che dovranno rispondere a vario titolo dei reati di estorsione, detenzione e porto illegale di armi e intestazione fittizia di beni. L'indagine era partita dalla denuncia di un dipendente di un albergo, gestito da uno degli appartenenti al gruppo, che vantava diversi crediti in quanto non gli era stato pagato lo stipendio. Alle rimostranze della vittima, per tutta risposta era stato affrontato da uno degli indagati che gli aveva puntato in faccia una pistola calibro 7,65 spiegandogli di appartenere alla 'ndrangheta e che quindi non l'avrebbe pagato. Allo stesso tempo il dipendente era stato "caldamente consigliato" di non rivolgersi alle forze dell'ordine per denunciare il fatto altrimenti ci sarebbero state serie ripercussioni fisiche. 

Comportamento analogo era stato adottato anche col proprietario dei muri di un hotel nella zona di Viserba che, preso in affitto dalla società riconducibile agli indagati, non si era visto pagare quanto pattuito, Anche in questo caso l'uomo era stato minacciato di ritorsioni paventando sempre l'appartenenza alla criminalità organizzata. Nonostante le minacce, le vittime avevano trovato il coraggio di rivolgersi alla Guardia di Finanza che aveva avviato un'indagine sul gruppo composto da 9 persone coi principali protagonisti che erano 2 pugliesi, 1 napoletano e 5 calabresi dai 63 ai 31 anni che nel corso del tempo avevano preso in gestione diversi hotel attraverso società intestate fittiziamente ad altre persone.

Secondo le indagini delle Fiamme Gialle, infatti, l'intero gruppo in quanto aveva avuto in passato diversi problemi con la giustizia sarebbe stato più "tranquillo" mettendo delle teste di legno alla formale gestione delle attività ricettive. Partendo da un hotel a Chianciano Terme gli indagati si erano poi spostati a Castrocaro Terme approdando quindi in Riviera gestendo un albergo prima a Valverde di Cesenatico poi a San Mauro Mare per arrivare quindi a Rimini. In quest'ultima città, oltre alla struttura ricettiva, avevano anche interessi in un chiringuito della zona nord e i una società di allestimenti fieristici che si occupava della realizzazione di eventi.

Dagli accertamenti della Guardia di Finanza sarebbe emersa subito la forte sproporzione tra i redditi dichiarati, che per alcuni erano a zero, e il tenore di vita facendo scattare un primo campanello d'allarme. Gli approfondimenti sulle varie personalità, poi, avevano permesso di scoprire come in passato fossero già finiti nei guai per reati che andavano dal furto alle minacce passando per l'omesso versamento delle quote contributive, omessa sicurezza sui luoghi di lavoro, violenza sessuale di gruppo.

I comportamenti estorsivi, oltre a quelli documentati dalle denunce delle vittime, sarebbero emersi anche nei confronti di altri soggetti che volevano entrare nella società ma quando poi si rendevano conto di quello che avveniva avrebbero avuto dei violenti screzi con gli indagati. Questi ultimi, come era già avvenuto, per intimorire chi si trovava loro davanti vantavano parentele e legami con la criminalità organizzata.

Il blitz, scattato all'alba di giovedì e che che ha visto operare oltre 50 militari delle Fiamme Gialle coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Rimini–––, è scattato nelle province di Rimini, Forlì-Cesena e Siena ed ha portato all'esecuzione di 8 misure cautelari: 5 arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria. Una nona persona, attualmente all'estero, è riuscita a sfuggire alla cattura. Allo stesso tempo sono state eseguite 20 perquisizioni domiciliari e sequestrate quote sociali e dei beni aziendali di 6 società per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.

IL PLAUSO DEL SINDACO JAMIL SADEGHOLVAAD

L'operazione 'Popilia' della Guardia di Finanza di Rimini che ha portato sequestri di hotel e altre attività economiche infiltrate dalla 'ndragheta in città, oltre a cinque arresti e tre obblighi di firma, è "l'ennesima testimonianza tangibile di un rischio che da tempo non è un'invenzione né resta sulla carta, ma impatta sulla realtà economica e sociale regionale, e in particolare di un'area attrattiva come quella della Riviera romagnola". Lo dice oggi il neo sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad che, nel rigraziare le Fiamme gialle, evidenzia come "la pandemia, e i conseguenti lockdown totali o parziali, hanno messo ancora più in ginocchio interi settori e migliaia di imprese, specialmente sul versante turistico, dello spettacolo, del divertimento. Proprio gli elementi fondamentali della nostra particolare architettura imprenditoriale". Per il primo cittadino "non dobbiamo misurare le parole per cautele di qualsiasi tipo: questa è un'altra guerra da vincere, con le indagini, con la cultura e con istituzioni che non lascino soli le imprese in difficoltà". Se le inchieste e le operazioni come questa "rappresentano la forma di contrapposizione più evidente e efficace, allo stesso tempo non si deve trascurare il doppio valore dell'educazione a una cultura della legalità diffusa e del sostegno all'economia sana, che deve venire dalle istituzioni e dagli enti locali. Ancora grazie alla Guardia di Finanza di Rimini", conclude.

L'INTERVENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE NADIA ROSSI (PD)

“I risvolti dell’indagine Popilia della Guardia di Finanza di Rimini in collaborazione con i comandi di Cosenza e Taranto confermano come la criminalità organizzata sia attiva nel nostro territorio e tenti di insinuarsi nel tessuto economico locale. Di fianco all’ottimo lavoro dei finanzieri, che ha portato all’arresto di cinque persone e a misure cautelari per altre tre, non posso quindi che sottolineare come il lavoro delle forze dell’ordine vada sostenuto con politiche integrate a prevenire infiltrazioni di questo genere.” 

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