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Cronaca Marina Centro / Viale Amerigo Vespucci

Custodia cautelare in carcere per l'aggressore del gioielliere di Marina Centro

Il malvivente si era presentato spontaneamente alla Questura di Modena ammettendo le proprie responsabilità

Dopo essere stato denunciato a piede liebro lo scorso 21 ottobre, in seguito alla sua ammissione davanti agli agenti della Questura di Modena di aver aggredito il gioielliere di Marina Centro, è arrivata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il malvivente 43enne. Il malvivente, un professionista modenese che aveva spiegato di aver agito a causa delle sue difficoltà economiche, è stato incastrato grazie anche alle testimonianze di quanti, lo scorso 19 ottobre, lo avevano visto fuggire dalla Gioielleria Marchi di viale Vespucci. I testimoni avevano raccontato di averlo notato mentre scappava a piedi verso viale Dandolo e, uno in particolare, lo aveva inseguito imboccato via Mantegazza in direzione monte e poi via Nazario Sauro in direzione sud, ove ha rallentato leggermente la sua corsa. Il testimone, che aveva chiamato il 113 ed era costantemente “seguito” dall’operatore della Sala Operativa della Questura che gli ha fornito assistenza, ha seguito la via di fuga del rapinatore, consentendo cosi ad alcune pattuglie presenti sul territorio di concentrarsi in zona; ma all’arrivo di una volante, nel tentativo di indicare il malvivente in fuga agli operatori, il testimone lo ha perso di vista in prossimità dell’incrocio con via Cormons.

Il video dell'arresto

Gli investigatori della Squadra Mobile hanno così passato al setaccio tutti gli appartamenti vicini al punto nel quale il malvivente sembrava essere scomparso. Gli accertamenti hanno subito permesso di verificare che il luogo ove era stato perso di vista il fuggitivo era già noto alle forze di polizia per una precedente attività di indagine. Gli agenti hanno, in particolare, constatato che, percorrendo la via Cormons, vi era un’entrata carraia apribile che dava accesso ad un vialetto di pertinenza di una casa, allo stato, chiusa e disabitata, il cui cortile, nascosto alla vista da altra abitazione, era confinante con quello di un altro condominio diviso da questo da una bassa recinzione. Questi particolari hanno fatto sospettare agli inquirenti a ritenere che il fuggitivo, ben conoscendo la zona, avesse approfittato di tale passaggio per scomparire alla vista del suo inseguitore e della Volante, rimanendo nascosto in attesa che se ne andassero per poi dileguarsi definitivamente. Nel corso della stessa tarda serata del 19 ottobre, i poliziotti hanno individuato l’abitazione, ritrovando all’interno della mansarda sita al piano superiore all’appartamento abitato da una coppia di coniugi, celato sotto un letto, un borsone contenente materiale riconducibile alla tentata rapina.

Sanguinosa rapina in gioielleria

Gli agenti hanno rinvenuto effettivamente all’interno del borsone, una maschera in lattice, raffigurante un uomo di carnagione chiara, calvo. con sopracciglia, baffi e pizzetto di colore castano, nonché un paio di guanti in gomma colore carne e vari indumenti e in particolare, diversi scontrini di acquisti effettuati, tra cui lo scontrino fiscale, rilasciato il 18/10/17 alle ore 11.03 da un supermercato lì vicino. La maschera rinvenuta era in particolare di tipo professionale ad uso cinematografico/teatrale, atta a ricoprire per intero il capo dell’utilizzatore, scendendo fino al petto, e raffigurava proprio il soggetto che nella mattinata precedente aveva commesso la tentata rapina presso la gioielleria. Anche gli indumenti ritrovati corrispondevano a quelli indossati dal rapinatore. Gli investigatori della Mobile, quindi hanno acquisito le immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza installato nel supermercato dal quale il rapinatore si era rifornito, accertando cosi che l’acquisto cui si riferiva lo scontrino fiscale rinvenuto nel borsone era stato effettuato sicuramente da un uomo con corporatura esile, alto circa 175 cm, capelli voluminosi e barba, perfettamente compatibile per caratteristiche fisiche (corporatura, altezza) con il rapinatore della gioielleria. Uno dei due coniugi, dopo aver visto il fotogramma raffigurante l’uomo che faceva la “spesa”, ha così riconosciuto suo genero.

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