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Cronaca Riccione

Dal congresso a Riccione il grido di allarme dei pronto soccorso: "Si sono dimessi 600 medici, insostenibile"

Oltre 1.000 medici e infermieri della medicina d’urgenza si sono incontrati al Palacongressi di Riccione per dibattere sugli attuali problemi e delineare possibili soluzioni per il futuro

Oltre 1.000 medici e infermieri della medicina d’urgenza si sono incontrati al Palacongressi di Riccione per dibattere sugli attuali problemi e delineare possibili soluzioni per il futuro. Si è dipinto un quadro che presenta una situazione diventata ormai insostenibile. L'allarme è stato lanciato dal presidente della Società Italiana di Medicina d'Emergenza-Urgenza Fabio De Iaco: “O gli specializzandi entrano in servizio dal terzo anno o rischiamo di chiudere i pronto soccorso per mancanza di personale”. Il Ministro Roberto Speranza, in un video di saluti inviato a Simeu ha aggiunto: "Occorre fermarsi un secondo a capire come si rilancia il nostro servizio sanitario nazionale. Dovremmo lavorare anche usando gli specializzandi per porre rimedio alle situazioni più complesse che abbiamo di fronte a noi. Mi auguro che il lavoro che dovremo continuare a fare insieme, abbiamo istituto un tavolo di confronto con la vostra organizzazione in modo particolare:  ci aiuti a individuare proposte concrete che diano una risposta a un pezzo fondamentale del nostro comparto del servizio nazionale che voi rappresentate. Siamo consapevoli dell’importanza del vostro ruolo e della vostra funzione”.

I numeri indicano che 600 i medici dell’emergenza e urgenza che nel 2022 hanno scelto di dimettersi dai pronto soccorso, al drammatico ritmo di circa 100 unità al mese; 4.200 sono i medici e il personale infermieristico che mancano nei pronto soccorso italiani (novembre 2021); 21-24 milioni sono gli accessi medi ogni anno quindi un terzo deegli italiani va in pronto soccorso ogni 12 mesi. Sono  da 10 a 12 mila sono i medici in Italia nei pronto soccorso e si calcolano 5.000 medici in meno entro fine 2022. Spiega una nota: "Con un ritardo di due anni passati ad affrontare in prima linea la pandemia, oltre 1.000 medici e infermieri della medicina d’urgenza si sono incontrati al Palacongressi di Riccione per dibattere sugli attuali problemi e delineare possiblili soluzioni per il futuro. Il Presidente Nazionale Fabio De Iaco ha espresso la necessità di reclutare nuove forze dalle scuole di specializzazione, cambiando lo status giuridico degli specializzandi: “Sono giovani medici, non vecchi studenti. Secondo noi, è fondamentale che svolgano gli ultimi tre anni di specializzazione in ospedale dove potrebbero essere inquadrati come dirigenti con responsabilità commisurate alle competenze”. “Non è possibile pianificare un futuro sostenibile senza considerare il proprio passato” sono state le parole di Salvatore Manca, ex presidente di Simeu, che ha presentato un excursus storico dal pre-covid ad oggi, per porre poi l’attenzione sulla condizione presente. Le ombre della medicina dell’emergenza sono state invece delineate da Francesco Pugliese, Presidente del comitato scientifico del Congresso. “La medicina di Emergenza-Urgenza ha sviluppato l’attuale senso di identità in 20 anni, raggiungendo disciplina e specializzazione” con queste parole ha iniziato il suo discorso. “Nel tempo, si sono sviluppate delle criticità che ora devono trovare soluzioni di sistema: il grave sovraffollamento del Pronto Soccorso; la carenza di personale, in prevalenza medico e l’integrazione tra il sistema di Emergenza-Urgenza pre-ospedaliero e ospedaliero”.

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