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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Dalla gestione di due locali in spiaggia alla cucina della Caritas: la scelta di Alessandra

La stagione slitta e la volontaria ha deciso di aiutare i più bisognosi: "Quando tutto tornerà alla normalità non dimentichiamoci di chi ci ha dato la possibilità di sentirici utili e vivi"

Il primo aprile, per quelli come Alessandra, è da sempre un giorno segnato in rosso sul calendario. Oggi era il giorno dell’apertura del proprio locale sulla spiaggia, l’inizio della “stagione” che, a partire dai week end precedenti a Pasqua, sarebbe poi proseguita per tutta l’estate. Significava salutare i vecchi amici -perché in Romagna questo diventa il personale con cui si collabora stagione dopo stagione - guardasi negli occhi e, dopo una pacca sulle spalle, rimboccarsi le maniche con l’entusiasmo di chi nella stagione estiva costruisce non solo il proprio reddito ma anche relazioni, incontri, accoglienza. Valori che durano non solo lo spazio di una estate ma diventano uno stile di vita. Valori che Alessandra, oggi che deve tenere chiusi i suoi locali per l'emergenza sanitaria, ha deciso di portare in altre cucine, quelle della Caritas, dove da volontaria è impegnata nella preparazione dei pasti per gli anziani soli e per chi, ai tempi del Coronavirus, si è scoperto più isolato e povero.

“La sua – spiega l’Amministrazione comunale di Rimini - è una storia speciale ma che, nella sua peculiarità, ricalca un modello di volontariato che sta emergendo in questi giorni. Tante persone “normali”, alcune senza precedenti, chiamano per dare la propria disponibilità ad aiutare gli altri, consapevoli che in questo momento di estrema difficoltà, è giusto riscoprire quei sentimenti di solidarietà e appartenenza che nella normalità delle nostre vite teniamo più sullo sfondo. Chi alla Protezione civile, chi nelle tante associazioni che stanno collaborando con il Comune, chi nel volontariato di vicinato, sono tanti i riminesi che stanno mostrando la faccia migliore della nostra comunità. A tutti loro, Protezione civile, associazionismo, volontariato e, certamente, ad Alessandra, vanno i ringraziamenti nostri e di tutta la comunità riminese”

La lettera di Alessandra alla Caritas e agli altri volontari

“Mi chiamo Alessandra, oggi primo aprile avrei dovuto iniziare a lavorare e invece, causa coronavirus, non sarà così. Appartengo a quella moltitudine di lavoratori che qui in Romagna fa la stagione estiva, gestendo insieme ad altri collaboratori due ristoranti in spiaggia. Tanti sono i miei pensieri in questo momento di incertezza. Lavoreremo questa estate? Si? No? Se sí, come?
Penso alle tante persone per le quali la nostra riviera rappresenta un posto di lavoro; penso al personale dell'anno scorso con il quale ci siamo lasciati dicendo "ci vediamo il prossimo anno", ragazzi di Rimini ma anche fuori Rimini. Penso alle tantissime persone che finito di lavorare si catapultano al mare, chi tutti i giorni, chi il week end, chi il tanto atteso mese di agosto; penso ai tanti amici (perché poi diventano amici!) che ritroviamo ogni estate con una voglia pazzesca di riabbracciare, quelli per cui, quando la stagione finisce e ciascuno torna a casa sua, ci scende la lacrimuccia. Penso a tutte quelle persone, vicine e lontane, che quest'anno avrebbero scelto la nostra riviera per le loro vacanze: noi saremmo stati pronti ad accogliervi e sicuramente saremmo diventati amici!….

Ma io credo che quella speranza di ritrovarci lì anche quest'anno tutti insieme ora più che mai dovremmo tenerla viva, perché magari sarà un'estate corta, magari non potremo abbracciarci, ma il solo ritrovarci lì vorrà dire che potremo uscire di casa, vorrà dire che potremo lavorare, vorrà dire che tutti noi ce la stiamo facendo, perché se apro io (e i ristoranti, lo so, saranno fra le ultime attività a ripartire) vorrà dire che la maggior parte di voi avrà già ripreso la propria attività.

E invece oggi primo aprile sono qui alla Caritas di Rimini insieme a tanti altri volontari che come me hanno risposto alla richiesta di aiuto, perché è di questo che la comunità ora ha bisogno e noi, senza impegni lavorativi o scolastici, questo possiamo e dobbiamo darlo. E allora penso che tutta questa brutta situazione porterà anche cose buone, e una di queste è sicuramente la vicinanza delle persone al mondo del volontariato.
Ed ecco che faccio un appello, in primis a me stessa e poi a tutti i miei compagni di viaggio: quando tutto tornerà alla normalità non dimentichiamoci di chi in questo brutto momento ci ha dato la possibilità di sentirci vivi, utili, di alzarci la mattina e di uscire di casa (e già solo per questo ringraziamo!) facendoci sembrare, anche solo per un giorno, che nulla sia cambiato! E soprattutto non dimentichiamoci di quegli anziani a cui ora portiamo il pasto a casa, che ci sorridono quando ci accolgono sull'uscio, perché ora non possiamo intrattenerci con loro, ma verrà il giorno in cui sarà possibile dedicare a loro più tempo e sarà una gioia immensa, per loro e per noi”.

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