Dedicato alla fraternità il discorso del vescovo in occasione di San Gaudenzo
Monsignor Lambiasi ha concluso il suo intervento offrendo un decalogo di buona politica
In occasione della solennità di San Gaudenzo, Santo Vescovo e Martire, patrono della città e della diocesi, nel quale si ritrovano le radici della storia cristiana di questa terra, il Vescovo Francesco ha incontrato - come di consueto - le autorità civili e militari. A nome di tutta la Chiesa riminese ha omaggiato a ciascuno dei presenti in Sala San Gaudenzo la nuova enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti. Proprio a partire dal testo del pontefice, che tanta eco ha suscitato nei giorni successi alla sua pubblicazione, il Vescovo ha intessuto il suo discorso dal titolo: Osare la fraternità, ardire la speranza.
Il testo del Vescovo Francesco si snoda in dieci paragrafi, tutti dedicati alla fraternità: “Una dichiarazione disarmante”; “Fraternité è parola laica o cristiana?”, “Non c’è fraternità senza prossimità”; “Basta essere consanguinei o vicini per essere fratelli?”; “Ma cosa c’è oltre?”; “Non c’è fraternità senza solidarietà”; “Non c’è fraternità senza corresponsabilità”; “Non c’è fraternità senza gratuità”; “Non c’è fraternità senza misericordia”; “La politica di c’è bisogno”. “Fraternità: parola alta e altra, purtroppo esiliata dal sentire comune e dal parlare corrente. Osarla, si deve. Ma si può? Secondo Papa Francesco, sì, si deve e si può”. Lo testimonia anche la recente enciclica del Santo Padre, dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, dal titolo squillante e coinvolgente: Fratelli tutti, titolo preso in prestito da san Francesco d’Assisi.
L’intenzione del Vescovo di Rimini non è certo quella di sconfinare in un ambito che non gli è proprio, parlando alla Città con tanto di enciclica papale alla mano, e neppure di ‘propinare’ un discorso strettamente confessionale ad una Città e ad un territorio laico e multireligioso, come tutto il nostro Paese. Lo stesso Papa Francesco sgombera il terreno da ogni rischio equivoco: “Pur avendo scritto questa enciclica a partire dalle mie convinzioni cristiane, che mi animano e mi nutrono, ho cercato di farlo, in modo che la riflessione si apra al dialogo con tutte le persone di buona volontà” (nr. 5).
Il dialogo con tutte le persone di buona volonta? anima l’intervento di Mons. Lambiasi, proprio a partire dal tema del discorso, la parola “Fraternita?”, parola laica e rivoluzionaria, che la Chiesa condivide in modo appropriato. Non solo. Per il Vescovo di Rimini, le parole che compongono il trinomio della Rivoluzione francese, Liberte? – E?galite? – Fraternite?, sono tutt’e tre, insieme, cristiane, laiche e rivoluzionarie. Cristiane, perche? vengono dal linguaggio del Nuovo Testamento. Laiche, perche? sono parole del comune linguaggio dell’umano. Rivoluzionarie, perche? provengono dal linguaggio sovversivo e contestatore della guerra, della disumanita?, di una cattiva economia e di una politica boriosa, tracotante e disastrosa. “Purtroppo pero? – si rammarica il Vescovo – il trinomio e? stato usato male”.
A questo punto, mons. Lambiasi ‘sviluppa’ la sua idea sulla parola fraternita?. La declina. Perche? non e? vera fraternita? se non e? accompagnata dalla prossimita?, che non e? appena vicinanza: ce lo insegna la parabola evangelica del Buon Samaritano. Non e? vera fraternita? se non porta con se? la solidarieta?, se non esprime corresponsabilita?, se non vive la dimensione della gratuita?, se non e? accompagnata dalla misericordia. Perdonare non e? dimenticare ma, come ricordava don Oreste Benzi: “L’uomo non e? il suo errore”. Il Vescovo di Rimini conclude il suo intervento offrendo un decalogo di buona politica. Quella che coltiva un amore preferenziale per i poveri, che e? sensibile all’urgenza di trovare soluzione a tutto cio? che attenta ai diritti umani fondamentali. Una politica che non si sottomette alla ‘dittatura’ dell’economia ne? si assoggetta al paradigma efficientista della tecnocrazia, ma efficace nei processi e tenace negli obiettivi si impegna ad integrare le persone, alla luce dei principi di solidarieta? e di sussidiarieta?, che mira ad una vita sociale sana e aperta, e al bene comune senza ‘se?’ e senza ‘ma’.