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Cronaca

Dieci anni dopo il naufragio della Concordia: "Sembrava il Titanic, non so se riusciremo a tornare al Giglio"

Gli attimi terribili vissuti dalla famiglia Brolli diventano un podcast di Spotify: "Sono ancora giorni difficili, ci siamo chiusi in noi stessi per anni"

“Ci stiamo pensando, ma non lo so. Non so se il 13 gennaio avremo la forza di tornare all’isola”. Sono trascorsi dieci anni, da quel 13 gennaio del 2012, dalla notte in cui la Costa Concordia naufragò davanti all’isola del Giglio. Omar Brolli, originario di Misano Adriatico, quella notte era con tutta la sua famiglia sulla nave da crociera. Le drammatiche ore, la Concordia che si inclina sempre più, il caos per raggiungere le scialuppe, lo sforzo e l’ansia per mettere in salvo tutti i parenti, ora sono diventati un podcast di Spotify. Omar e le sue sorelle hanno ricostruito quei terribili attimi in “Il dito di Dio”, a cura di Pablo Trincia, e basta ascoltarlo per restare impietriti. Senza parole: “Sembrava la scena del Titanic – dice Omar nel racconto -, dove tutti pensano solo a sé stessi, venivano calpestate le persone e i bambini lasciati indietro”.

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Nulla, da quel 13 gennaio, è più stato come prima. La verità? “Dall’Italia sono scappato, per staccarmi da tutto”, racconta Omar. Dieci anni dopo “sono ancora giorni difficili”. Le ferite si chiudono, ma restano scolpite. Nell’anima. Omar termina gli studi, poi scappa in Germania e oggi ha trovato la sua serenità ed equilibrio a Ronda, una cittadina della provincia spagnola di Malaga. “Prima la Germania, per una nuova vita – ricorda Omar -, poi ho deciso di venire in Spagna dove avevamo amici e conoscenti. In Italia negli anni sono tornato per terminare la causa legale con la Costa. Oggi torno a Rimini ogni tanto, solo per trovare i parenti. Mia sorella mi ha regalato una bellissima nipotina”.

Davanti all’isola del Giglio Omar, le sue sorelle, i genitori e i nonni videro la morte negli occhi. “Vedevo solo gente spaventata, cadevano i lampadari, le persone davano di matto”, sono i ricordi nel podcast di Federica Brolli. “Sono giorni difficili, ma vi racconto le mie sensazioni perché quel che è capitato resti nella memoria”, dice Omar. C’è il podcast, ci sono i libri, le memorie. Di quella notte tanto, quasi tutto, è stato ricostruito. Ma un naufragio si porta dietro degli strascichi. Ripartire è difficile. Un tormento: “Ci siamo chiusi in noi stessi – dice Omar – ancora oggi ci convivi, nel podcast ho ascoltato per la prima volta cosa avevano provato le mie sorelle. Sono venuti a galla degli aspetti che non sapevamo l’uno dell’altro. Di cui non abbiamo mai avuto il coraggio di parlare. Pablo è stato soprattutto capace di trasmettere i sentimenti delle persone”.

Il pensiero di Omar va al babbo, che oggi non c’è più: “Un omone di 150 chili completamente perso. Ha avuto problemi psicologici, depressione, dopo il naufragio iniziò a dormire di giorno e ad alzarsi la notte, aveva difficoltà a stare con noi. Anche per il nonno ci fu un grande cambiamento fisico e mentale. Inizialmente in famiglia ci chiudemmo in noi stessi e quanto accaduto portò a una divisione. Oggi siamo diversi, siamo tornati ad essere una famiglia”.

Pablo Trincia ha invitato la famiglia Brolli per il 13 gennaio sull’isola del Giglio. Omar, le sue sorelle, sono combattuti. Omar fu anche premiato dal sindaco di Rimini Gnassi come “studente eroe”, per aver portato in salvo i nonni e alcune persone disabili: “L’isola rappresenta una figura positiva, la salvezza, ma io su una nave non ci sono più salito. Quando guardo il mare, anche qui in Spagna, penso a quegli attimi. Non so se avremo la forza di tornare, davanti a quell’isola”.
 

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