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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Discoteche chiuse, il Silb annuncia un presidio permanente davanti a Palazzo Chigi

Gianni Indino presidente SILB Emilia Romagna: "La nostra categoria è stata presa come capro espiatorio di tutti i mali eppure se il “male” fossero state le discoteche"

“A 16 mesi di distanza dall’inizio della pandemia tutti i locali da ballo italiani restano chiusi. Ancora una volta la nostra categoria è stata presa come capro espiatorio di tutti i mali eppure se il “male” fossero state le discoteche, dopo tutti questi mesi con le nostre attività chiuse al pubblico, la pandemia doveva essere solamente un brutto e lontano ricordo". A sfogare il malumore della categoria che, soprattutto sulla riviera riminese, è costretta a rimanere ferma al palo è Gianni Indino presidente SILB Emilia Romagna. Una decisione definita inspiegabile da parte del Governo che nell'ultimo periodo ha rimesso in moto tutte le attività "scordandosi" di quelle del mondo della notte. "Le discoteche non sono le colpevoli della pandemia - prosegue Indino - e lo devono capire anche benpensanti e bigotti che continuano a compiacersi dell’imminente morte del nostro comparto, vedendo nella riapertura delle discoteche il disastro, la ripresa dei contagi e il male assoluto dimenticando, o non volendo vedere cosa accade in realtà intorno a noi ogni sera e ogni notte. Gli assembramenti che si creano in ogni città non sono permessi ma di certo sono tollerati, il ballo abusivo avviene in ogni luogo e i locali da ballo, che sono gli unici con licenze e regole ferree, destinati all’estinzione".

"Basta, non ne possiamo più - aggiunge presidente SILB Emilia Romagna. - L’ho ricordato a più riprese: la Sardegna è stata il simbolo del nostro dramma e dalla bocca di tanti, ancora in questi giorni, si parla delle discoteche di quella regione come luoghi in cui il virus si è riprodotto a dismisura omettendo però la realtà dei fatti, ovvero che l’impennata dei contagi su quel territorio si è avuta a mesi di distanza dalle aperture estive dei locali e a pochi giorni dalla riapertura delle scuole e dal massiccio ritorno all’utilizzo dei mezzi pubblici. Inoltre ad aprile la Sardegna è stata indicata come unica regione in Zona bianca in Italia il primo marzo scorso, ma un mese e mezzo dopo la stessa è stata inserita in Zona rossa. Tutto questo con le discoteche chiuse! Continuare ad addebitare al nostro settore impennate dei contagi, focolai, disastri annunciati lo considero non solo un atto persecutorio e altamente discriminante, ma anche fuori logica. I dati lo dimostrano, tanto che nelle ultime settimane era arrivato anche il parere favorevole del CTS per la riapertura delle discoteche. Un segnale forte ma disatteso totalmente dall’ultimo Consiglio dei Ministri. Motivazioni politiche? Paura dei fantasmi? Disegno strategico? Non è dato a sapersi. Di sicuro, anche considerando ciò che è stato fatto dallo Stato nel recente passato, non ci faremo abbindolare nuovamente dalla parola “ristori”, misure economiche che sono sempre state mancette, gocce nel mare per il nostro settore, cifre lontane anni luce dalle vere necessità di aziende importanti, che il governo sta portando alla morte insieme a tutti i lavoratori del settore e a tutto l’indotto che generano".

"I gestori dei locali da ballo italiani - conclude - attiveranno dunque un presidio permanente davanti alla porta di Palazzo Chigi, davanti alla porta di quegli esponenti di governo che li stanno costringendo formalmente a chiudere e lo stanno facendo nel modo più subdolo possibile, ovvero prendendoli in giro, promettendo, procrastinando date e decisioni. Sarà un presidio fisso, numeroso, continuativo, rumoroso, con il quale si chiederà a gran voce la possibilità di tornare a lavorare. Siamo l’unico comparto del Paese ancora bloccato, mentre intorno a noi tutto è tornato come prima e sul piano dell’abusivismo anche peggio di prima. Lo facciamo per noi, per le centinaia di migliaia di famiglie che aspettano di poter tornare al lavoro. Da lunedì le discoteche si spostano a Roma, molte anche dall’Emilia Romagna”.

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